Ambiente e Natura

Combattiamo gli incendi evitando che avvengano

Ponza. Incendio del 26 Agosto 2007

di Giuseppe Massari

 

L’autore del testo è un Professore di Fitogeografia, ex Docente de “la Sapienza” – Università di Roma.
Ha svolto studi e ricerche sull’incendio della vegetazione mediterranea, le cause che lo provocano, le conseguenze che ne derivano.
Invia questa nota a “Ponza racconta” all’inizio dell’estate, quando sta per cominciare la stagione degli incendi,  con la speranza che migliorando l’informazione possano derivare comportamenti  più consapevoli su questo terribile evento, riducendone il numero e la portata.
La Redazione

 

 

Gli incendi boschivi sono tristemente noti per i danni che provocano, con conseguenze in alcuni casi gravissime, fino alla perdita di vite umane.

La letteratura sugli incendi è molto ampia, i fuochi sono stati esaminati da vari punti di vista dai grandi Enti del settore, come il Corpo Forestale dello Stato o la Protezione Civile rivolti soprattutto a migliorare l’organizzazione degli interventi, e dalle istituzioni accademiche dove Botanici, Forestali, Zoologi ne hanno studiato le ricadute sull’ambiente naturale. Gli approcci metodologici hanno riguardato l’ante-incendio, l’incendio-durante, il post-incendio che sono tre aspetti ben distinti l’uno dall’altro. Il risultato è che attualmente si dispone di una serie di conoscenze sugli incendi ed almeno in parte, delle cause che li provocano.

La conclusione è che gli incendi sono tutti di origine antropica, provocati in modo volontario o involontario dalle attività umane, tranne una piccolissima  percentuale di origine naturale (i fulmini, le eruzioni vulcaniche).

Gli incendi sono una calamità come i terremoti con la sostanziale differenza che gli incendi siamo noi a provocarli, i terremoti no e nonostante lo spiegamento di uomini e mezzi a disposizione, di accurati Piani di prevenzione, non si riesce a ridurne il numero. Ogni anno dall’inizio e durante il periodo estivo, nella nostro penisola e nelle isole avvengono  contemporaneamente centinaia o migliaia di incendi. Le statistiche indicano che il 90% sono incendi colposi o dolosi, ma che non è facile risalire alle responsabilità.

La corretta informazione su queste cause è un punto molto importante, perché se prendiamo sul serio l’esigenza di fare qualcosa per ridurre il numero degli incendi, dobbiamo fare affidamento su un’informazione credibile e documentata.

La struttura degli incendi citata riguarda i tre livelli canonici, vale a dire prima che gli incendi avvengano, durante il loro corso, dopo che sono stati spenti.
Il primo livello è la prevenzione, il secondo sono le misure di intervento, il terzo le analisi delle conseguenze.
Le misure di intervento e le analisi delle conseguenze riguardano gli incendi già avvenuti. Il primo punto, invece, è quello su cui si può lavorare, prima che ci siano stati gli incendi, provando a rendere concreto il principio che il modo migliore per combatterli è di evitare che avvengano. Il titolo di questa nota.

La nostra proposta non va confusa con le  misure di prevenzione dei Piani antincendio come, ad esempio, le cesse parafuoco, i tagli preventivi dei boschi in modo da contenere il percorso del fuoco e via dicendo che sono rivolte a fare i conti con l’incendio, dato per scontato che esso avverrà, mentre qui si propone un approccio diverso, orientato sul principio di evitare che l’incendio avvenga.

Le cause colpose degli incendi sono per definizione quelle involontarie, i fuochi sono appiccati casualmente, per distrazione, sbadataggine, compiendo gesti e comportamenti non considerati a rischio, mentre invece lo sono e le conseguenze lo dimostrano. I principali responsabili degli incendi boschivi che possono provocare delle tragedie, sono gli automobilisti fumatori che gettano dai finestrini i mozziconi accesi di sigarette.

Data la rilevanza di questa accusa e del fatto che i risultati attesi dipendono dalla rimozione di questa causa, ne dobbiamo documentare la fondatezza.

In uno studio sul Promontorio Monte Argentario, considerato “pioniere” per gli anni in cui è stato effettuato (1993),  abbiamo raccolto i dati riguardanti gli incendi avvenuti nel trentennio 1960-1989, trenta anni sono un periodo statisticamente significativo. Senza entrare nei dettagli ed evitando i tecnicismi indichiamo i principali elementi ai quali abbiamo fatto riferimento per realizzare il documento di sintesi, pubblicato come “Carta degli incendi del Promontorio del Monte Argentario”.

Come fonte degli incendi abbiamo utilizzato i verbali del Corpo Forestale dello Stato redatti in quei 30 anni, uno per ogni incendio superiore a 0,5 ettari.
Ogni verbale riporta: le località interessate, la stima dell’ampiezza della superficie percorsa dall’incendio, il punto d’insorgenza del fuoco, l’ora d’inizio e di spegnimento, la causa che lo ha determinato, i mezzi di soccorso intervenuti. I dati climatici delle 24 ore (temperatura, precipitazioni, direzione ed intensità del vento) li abbiamo rilevati dal servizo idrogeologico di Orbetello (altitudine 1 metro sul livello del mare), e dell’Aeronautica Militare (località Il Telegrafo, altitudine 635 metri). Sono stati controllati direttamente  le caratteristiche della rete viaria con particolare riferimento all’anello panoramico e alla tipologia delle strade (rotabili, non rotabili, manutenzione ordinaria, o assente); l’orientamento dei versanti (in funzione della direzione dei venti dominanti), la copertura vegetale (stratificazione orizzontale e verticale, tipi di vegetazione, differente grado d’incendiabilità delle specie a contatto con una sorgente di calore, la combustibilità che caratterizza il modo di ardere dei vegetali dopo che si sono incendiati.

I dati raccolti sono stati elaborati incrociando i vari parametri, ed i risultati ottenuti si possono così riassumere:
1) il maggior numero di incendi è avvenuto nel quadrimestre giugno-settembre che  conferma in via “sperimentale” la nota stagionalità degli incendi;
2) il 70% dei fuochi ha avuto origine dalle strade;
3) non è risultata una correlazione fra il  numero degli incendi e l’ampiezza delle superfici bruciate (in un anno si sono sviluppati tanti piccoli incendi, in un altro anno uno solo di grandi dimensioni, oppure nessuno);
4) non esiste un rapporto diretto fra aridità climatica e insorgenza dei fuochi (non è vero che più la stagione è arida, più gli incendi sono frequenti);
5) il fattore climatico più importante è il vento, sia come causa d’innesco sia come propulsore di diffusione del fuoco;
6) la manutenzione stradale sembra influire, nel senso della presenza della sterpaglia secca ai bordi della strada, nei punti dai quali sono cominciati gli incendi.

Questi risultati, per molti aspetti interessanti, si sono mostrati in grado di stabilire dove e quando era avvenuto un incendio, ma non le cause che lo avevano provocato.
Né poteva sfuggire che la maggioranza dei fuochi fosse iniziata dalle strade; da lì cominciavano gli incendi, i quali però non seguivano un andamento di tipo naturale. Difatti l’aridità elevata e il numero degli incendi sono apparsi come due variabili indipendenti e ciò è difficile da spiegare in termini naturalistici. Anche la frequenza di tanti piccoli incendi è in contraddizione con le conoscenze storiche secondo le quali, essendo gli incendi sempre avvenuti in ambito mediterraneo logicamente per cause naturali, erano sempre di grandi dimensioni. Incendi piccoli, numerosi, diffusi non possono essere incendi naturali; indicano piuttosto la presenza di una “regia” esterna che agisce sistematicamente sulla stessa causa. L’attività umana può provocare contemporaneamente tanti incendi la cui estraneità ai processi naturali influenza però i risultati che stravolgono le logiche previsionali.

Nel caso di Monte Argentario – in assenza di piromani (fra tutti gli incendi avvenuti, uno solo è stato doloso), di campeggiatori e via dicendo – si è arrivati per forza di cose a riconoscere che le strade, chi le percorre, i fumatori, i mozziconi di sigarette sono alle origini degli incendi del Promontorio.

Il quadrimestre giugno-settembre è la stagione degli incendi non per ragioni climatiche, ma perché in questi mesi il traffico è più intenso e con esso il numero dei fumatori lancia-mozziconi. Su questa causa iniziale che rappresenta l’innesco, intervengono poi le concause quali l’aridità climatica, il vento, la disidratazione delle piante che le rende facilmente infiammabili …e così si sviluppa un incendio.

Anni fa, quando abbiamo presentato le conclusioni del  nostro lavoro, non è mancato lo scetticismo perché sembrava impossibile che fossero proprio i mozziconi a provocare tanti incendi.
Oggi nel sito del Corpo Forestale dello Stato, fra le cause colpose degli incendi sono indicati i mozziconi di sigarette e viene correttamente spiegato come l’azione combinata fra il mozzicone acceso (la fonte di calore) e lo spostamento d’aria provocato dal movimento di auto, di camion, di treni (l’apporto di ossigeno) provochi l’innesco da cui si origina l’incendio.

La conclusione dello studio di Monte Argentario è che se non si fosse verificata la congiunzione fra strade, automobilisti fumatori, mozziconi accesi dispersi, probabilmente si sarebbe verificato un solo incendio, quello doloso accertato dal Corpo Forestale, e non gli altri.
Nell’isola di Giannutri, di fronte al Promontorio, priva di strade, molto frequentata dal turismo estivo, è avvenuto nel corso di 50 anni un solo piccolo incendio, logicamente doloso.

Disponendo di un quadro conoscitivo di questo genere, sarebbe stato logico attendersi un’ampia azione di prevenzione, sollecitando le persone che fumano ad evitare, qualunque mezzo impieghino per i loro spostamenti, di disperdere nell’ambiente i mozziconi accesi di sigarette.
Tranne rari casi a livello locale, dove ci sono cartelloni stradali con segnalazioni del pericolo d’incendi, la circolazione dell’informazione su larga scala che sarebbe tanto necessaria è inspiegabilmente assente. Anche quando si diffondono le drammatiche immagini di incendi  in corso, si mostrano gli  uomini e i mezzi in azione, gli aerei e gli elicotteri che rovesciano acqua in mezzo al fumo e alle fiamme, non abbiamo mai sentito un commentatore spendere una sola parola per dire che quell’incendio potrebbe essere stato provocato dal gesto sconsiderato di un ignaro fumatore.

Nel mese di agosto dello scorso anno (2012), all’uscita da Roma sulla via Flaminia nel tratto fino al Grande Raccordo Anulare, tutta la siepe sparti-traffico ad oleandri è stata completamente bruciata. Si tratta di alcuni chilometri, per ironia è anche la strada che conduce al Centro Rai di Grottarossa. È mai possibile che nessuno si sia domandato per quale ragione o chi possa aver provocato tali incendi? Non è un’evidenza schiacciante che può dipendere solo dall’intensità del  traffico e dalle migliaia di mozziconi accesi lanciati lungo la siepe?

Non c’è alternativa. Solo un’informazione condotta in modo sistematico, ampiamente diffusa in modo da raggiungere il maggior numero di persone sul pericolo rappresentato dai mozziconi di sigarette e sulle responsabilià dei fumatori nella dinamica degli incendi, può far sperare che la situazione possa  migliorare.

 

È stata chiesta ospitalità a “Ponza racconta” per una riflessione sugli incendi e sulle cause che li provocano, con l’auspicio che da questo sito – molto seguito – parta un’iniziativa di sensibilizzazione per cercare di ridurre l’incidenza degli incendi sull’isola.
Il ruolo della viabilità e del traffico stradale è valutabile confrontando i non incendi di Zannone e Palmarola con la situazione di  Ponza.

Il problema di come far pervenire l’informazione riguarda soprattutto i turisti, che sono estranei alle realtà dell’isola, non essendo valutabile fino a che punto possano essere raggiunti dalle raccomandazioni di “Ponza racconta”.
A Ventotene, se le nostre informazioni sono esatte, il Piano di prevenzione antincendi prevedeva la distribuzione di volantini allo sbarco dei traghetti.
Non spetta a noi dare suggerimenti, certo che se l’Amministrazione Comunale partecipasse a questa sensibilizzazione sarebbe certamente un fatto positivo.

Una bella  soddisfazione per tutti se “Ponza racconta” potesse raccontare nei prossimi anni quanto sia diminuito – dall’estate 2013 – il numero degli incendi sull’isola.

1 Comment

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  1. Piero Vigorelli

    3 Giugno 2013 at 10:19

    Ho letto l’articolo di Massari quando è uscito su Ponza racconta.
    Il risultato è il seguente:

    – l’Ordinanza del Sindaco n. 88 sulla prevenzione degli incendi boschivi (divieto di accendere fuochi dal 15 giugno al 30 settembre)
    – Delibera n. 39 della Giunta, a cui è seguita la Determina n. 83 del settore Affari Generali, con bando per assicurare il decoro del litorale e la manutenzione dei sentieri (con un finanziamento di 25.000 euro)

    Ma già prima di Massari c’era stata l’Ordinanza del Sindaco n. 62 sull’obbligo di pulizia delle strade lungo le proprietà private, che in parte è stata applicata dai singoli.

    Trovate i testi nel sito del Comune.

    Nel frattempo è stato ricostruito il corpo volontario della Protezione Civile di Ponza, dopo le polemiche dell’anno scorso causate da Sandro Romano, con 18 volontari che sono guidati da Gennaro Sandolo (“Pantera”). Rimessi in sesto l’autobotte e i due gommoni dello scandalo (Porzio-Schiano) che Romano aveva lasciato marcire.

    E infine ho citato l’articolo anche nella recente riunione con i commercianti di Ponza.

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