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Un anno dopo. (3). L’estate che sarà

Municipio. Orologio [1]

di  Piero Vigorelli

 

Si annuncia dura, ma guai ad arrendersi. Sarà dura perché in Italia circolano pochi euro, la gente è stremata dalle tasse, l’anno scorso ha rotto il salvadanaio e da allora è rimasto vuoto. Non aspettiamoci quindi che il turismo questa estate faccia miracoli.  Questa volta i miracoli dobbiamo farli noi.

Da quando frequento Ponza, da circa 40 anni, ho sempre ascoltato turisti definire l’isola in questo modo: “Bellissima, sporchissima, carissima”.  Sul primo aggettivo del trittico, per fortuna è stata preservata la natura selvaggia dell’isola, che la rende unica in tutto il Mediterraneo. L’intelligenza e la lungimiranza dei ponzesi ha vinto e per questo l’isola attrae sempre migliaia di persone.

Non solo. Già negli ultimi anni e in particolare l’anno scorso, l’isola a detta di molti turisti è apparsa più pulita, più curata, più educata. Le principali strade lavate ogni settimana, balconi e esercizi commerciali con vasi di fiori, cani al guinzaglio e padroni con il sacchetto pronto, traffico meno caotico nel centro storico, venditori ambulanti esclusi dalle aree centrali.

Fra un paio di settimane, poi, ci sarà la “Festa del bianco”, con studenti e volontari che imbiancheranno strade, viottoli e sentieri, molti dei quali sono già stati liberati da erbacce e schifezze dagli abitanti. Come diceva il presidente Mao, “ogni mattina pulisci davanti a casa tua e tutta la città sarà pulita”.

Altri gruppi di volontari entro fine maggio puliranno le spiagge, anche quelle sulle quali non si può sbarcare. Stavolta c’è anche qualche soldino per loro. Non si deve dare l’impressione di sciatteria, dobbiamo tenerci caro quello che abbiamo anche se dobbiamo vederlo da lontano.

Alcuni lavori pubblici, dalle facciate del centro borbonico del porto a quelle programmate a Le Forna e a Sant’Antonio, completeranno lo sguardo d’insieme e l’impressione di un grande decoro.

Si nota anche molta cura ed eleganza nei nuovi negozi aperti l’anno scorso e quest’anno, e un grande rinnovamento in quelli che lo erano da più tempo.

Il tasto dolente resta ancora quello dei prezzi. E qui c’è ancora molto da fare. Soprattutto deve cambiare la mentalità secondo la quale nei tre mesi estivi si deve guadagnare il pane per tutto l’anno. Bisogna capire che si deve lavorare di più, non guadagnare il massimo dal poco lavoro. Se uno ha 20 barche da noleggio, deve preferire che lavorino tutte e venti a un buon prezzo, e non che dieci portino i soldi a casa con un prezzo da strozzo.

Lo stesso ragionamento vale per le camere in affitto, bar, alberghi, ristoranti. Bisogna lavorare a pacchetti, ridurre i prezzi,  prevedere offerte multiple (albergo più barchetta a noleggio – bar più ristorante – casa più archeologia o più ombrellone).  Associarsi, unirsi, diversificare le offerte sull’esempio di quanto fatto dalla Cooperativa dei Barcaioli.

Quest’anno i turisti avranno meno soldi in tasca, quindi non vanno strizzati come un limone, ma coccolati come un peluche. Specie le famiglie con prole, la vera salvezza del turismo a Ponza.

E infine bisogna capire che dal 2010, da quando è arrivata la scure del PAI, l’isola ha meno attrazioni da offrire, ha più vincoli, ha più catene. Per questo bisogna puntare sulle alternative, creare alternative, inventare alternative.

E’ proprio quello che la nuova Amministrazione ha cominciato a fare. E che si ostina a voler fare.

Talvolta è compresa e sostenuta con forza, perché le idee nuove affascinano e comunque sono una bella sfida. Talvolta è invece osteggiata. Alcuni critici ragionano anteponendo solo i propri interessi di parte. Ma ci vuole poco a smascherarli. Altri sono capoccioni legati al passato, che si oppongono alle novità più per paura che per viltà. Faranno come San Tommaso e si ricrederanno. Altri sono infine critici per partito preso. Del resto è noto che il potere logora chi non ce l’ha.

Vediamo allora cosa è stato fatto e cosa si sta programmando per riqualificare l’offerta turistica, costruire alternative e assicurare benessere ai cittadini ponzesi.

 

1)   – Come evadere dalla prigione del PAI. Stiamo segando le sbarre.

E’ stato molto faticoso mettere in piedi le alternative al PAI. Ma è stato un impegno prioritario dalla nuova Amministrazione. Spesso ho ricordato che la prima riunione ufficiale fra Comune di Ponza e Autorità di Bacino (Ing. Placidi) si è svolta la prima domenica di giugno dell’anno scorso, venti giorni dopo l’insediamento del Sindaco e della Giunta.

Intendiamoci: qui siamo come Davide di fronte a Golia, come Ponza contro il Moloch.

E quando molte cose sembravano aver preso il loro corso positivo, ecco che arriva la sentenza del Tribunale dell’Aquila che ha condannato la Commissione Rischi perché non aveva saputo prevedere il devastante terremoto in Abruzzo.

Dal giorno di quella sentenza, molti geologi e tecnici si sono chiusi a riccio e sono diventati restii a porre la loro firma (cioè la loro responsabilità) su perizie di mitigazione o di sicurezza di un’area. Non vogliono vedersi alla sbarra con l’accusa di omicidio colposo plurimo.

Ne abbiamo fatto le spese anche a Ponza. Qualcuno avrà notato, nei mesi scorsi, che il Sindaco e esponenti dell’Amministrazione accompagnavano alcuni signori armati di strani apparecchi lungo sentieri o aree che il PAI classificate come rosse. In due occasioni quei signori (geologi), tornati in continente chiamavano e annunciavano che non se la sentivano di assumere l’incarico di progettare la mitigazione delle aree rosse di Ponza.

Dal 3 maggio, e cioè dopo un anno di tentativi non andati in porto, finalmente una equipe di geologi guidati dal Presidente dell’Ordine del Lazio ha deciso di assumersi questa responsabilità.

Lavoreranno per il Commissario Regionale che ha a disposizione 5,7 milioni per opere pubbliche per la messa in sicurezza di alcune aree a rischio di Ponza. E lavoreranno anche per il Comune per presentare subito, da fine maggio, proposte di mitigazione per alcune aree critiche come Cala Feola e Cala Fonte, per consentire una tranquilla stagione balneare.

Due settimane fa, poi, è partita la gara pubblica indetta dal Commissario Regionale Santoro per le opere (circa due milioni di euro) di messa in sicurezza della spiaggia di Frontone, il cui progetto esecutivo era stato approvato nel luglio dell’anno scorso. In due parole: saranno sicuri oltre 200 metri di spiaggia (oggi lo sono meno di cento) e tutta l’area delle antiche peschiere romane.

Il Sindaco ha assicurato che non ci saranno divieti o ostacoli: si potrà lavorare anche a Ferragosto e a Capodanno, basta che si faccia bene e senza ritardi. L’anno prossimo vogliamo la nuova spiaggia.

Questo inverno dovranno invece essere programmati, insieme ai geologi, i progetti di mitigazione delle aree private. Nel settembre scorso, in una riunione pubblica con l’Ing. Placidi, è stato spiegato come fare. Ora va fatto. E chi (pochi) lo ha già fatto, ha ottenuto la mitigazione dall’Autorità di Bacino.

Quindi si può fare, si può cambiare, si possono segare le sbarre della prigione del PAI. Abbiamo cominciato a farlo e continueremo a farlo.

 

2)   – Il nuovo PUA e i nuovi porti. Il ritorno al futuro.

Avremmo voluto, ma non abbiamo potuto fare di più. Lo ammettiamo con sincerità. A nostra discolpa ricordiamo la crisi del governo regionale e di quello nazionale, cioè l’assenza di interlocutori da ottobre a questi giorni.  E ancora le carenze delle strutture comunali, per l’assenza del Segretario e di alcuni dirigenti di settore.

Il nuovo PUA sarà per l’anno prossimo, per le scogliere antilevante  al porto borbonico bisogna prima che lo Stato stanzi i soldi, per il porto turistico a Le Forna bisogna riconvocare i tavoli che sono stati abbandonati anni fa.

Ma queste tre scelte, insieme al PAI e al ripascimento della spiaggia di Chiaia di Luna, sono strategiche per disegnare il futuro economico di Ponza. E sono intrecciate, si intersecano, si sorreggono a vicenda.

Il PUA è lo strumento per fissare regole e impedire abusi. Il progetto presentato dall’Amministrazione ha superato la fase dei confronti e delle osservazioni scritte. Alcune sono molto sensate e quindi saranno accolte, altre sono invece senza senso.

Sullo sfondo ci sono scelte che non possono essere abrogate. Ad esempio quella di consegnare ai residenti specchi d’acqua che oggi non hanno perché, d’estate, sono occupati da attività ricreative. Ad esempio quella di riconsegnare ai ponzesi e ai turisti spiagge che oggi sono intasate da pontili, cantieri, noleggi.

Tutto va ridisegnato, con le zone rosse che diventano rosa, con la scogliera a levante all’interno della quale troveranno collocazione i pontili, con i noleggi dislocati in altre aree del porto per liberare le spiagge, con i campi boe anche per assicurare introiti al Comune e per creare nuovi posti di lavoro.

Il futuro di Le Forna è il porto turistico, nell’area dell’ex miniera, dove non ci sarà più la centrale elettrica, dove invece saranno collocati i cantieri navali, dove si svilupperà una nuova economia residenziale. E dove anche il Comune incasserà, essendo quelli terreni in gran parte di proprietà comunale.

Il lavoro è impostato, le idee sono chiare, queste sono alternative profonde e mirate allo sviluppo. Dobbiamo recuperare il gran tempo perduto negli anni passati. Abbiamo cominciato a farlo. Ce la faremo, dobbiamo farcela.

 

3)   – Puntare sul turismo familiare, coccolare grandi e piccoli.

Ponza è un’isola dura. Non è facile viverci, anche in vacanza. Spiagge che non ci sono più. Frontone che si raggiunge solo via mare. La scarpinata per arrivare alle piscine naturali. Poche alternative se non hai una barca o non hai i soldi per noleggiarla.

Quando ti sei fatto le tue “vasche” al corso Pisacane o alla chiesa di Le Forna, cosa puoi ancora fare di diverso? Non c’è un cinema. Non c’è un museo. Non c’è un parco giochi per i bimbi. Non ci sono siti archeologici da visitare. Non ci sono bagni pubblici.  Poche o rare attrazioni e spettacoli estivi. Un giorno vai a Palmarola. Se hai poco da spendere, un giorno fai il giro dell’isola con l’autobus.  La sera, qualche discoteca o piano bar. Se vuoi farti una passeggiata a Santa Maria, rischi di essere arrotato sotto i tunnel. I gelati sono ottimi. Anche le pizze.

E c’è qualcuno che chiama questo turismo. E che questo turismo vorrebbe coltivare. Pensieri sciagurati. Idee ottuse.

Un pomeriggio, in una riunione per la presentazione del PUA alle associazioni di categoria, il titolare di un pontile che ora è anche delegato del sindacato balneari, con aria ispirata e convinta ha detto: “E’ uno spettacolo arrivare a Ponza, entrare nel porto e poter ammirare la splendida cartolina di dieci pontili allineati e ridenti. Una visione indimenticabile. Aaah, che goduria!”.

Per noi, gli è stato risposto, sarebbe più affascinante, più accattivante, più coinvolgente, più bello, poter ammirare, entrando nel porto, la cartolina di spiagge con la gente che si diverte, di bimbi che giocano fra di loro, di mamme che li sorvegliano tranquille da lontano,  e più in là, verso la scogliera e il porto borbonico, quel brulicante mix di pescherecci e di barchette da noleggio…

Qui sono due concezioni che si scontrano. C’è chi crede che il turismo a Ponza sia legato alla nautica da diporto e chi, al contrario, al turista prevalentemente terrestre. I primi, avendo acquisito potere e poteri anche con metodi non ortodossi, pensano di essere i padroni delle scelte dell’isola. I secondi, che finora hanno subito disattenzioni e anche soprusi, adesso vogliono contare.

I numeri parlano chiaro, tuttavia. Ci sono molto più turisti terrestri che nautici. Ma numeri a parte, bisogna sotterrare le asce della guerra e comincia a lavorare insieme, chi lavora a terra e chi per mare.

In un anno, la nuova Amministrazione ha costruito le prime alternative.

Tre parchi giochi per i bimbi a Giancos sul piazzale, alla pinetina dell’acquedotto che è stata disboscata praticamente dal solo Enzo Palmacci, alla chiesa a Le Forna, sono alcune novità di questa estate per rendere Ponza più accogliente per il turismo familiare. E d’inverno queste strutture resteranno a disposizione dei bimbi di Ponza.

Alcuni siti archeologici saranno aperti, dalla cisterna alla Dragonara ai cunicoli sotto l’hotel Mari. Si cominciano a scoprire i segreti sotterranei di Ponza, che raccontano la sua storia.

Il museo aprirà i battenti, se riusciremo a completare almeno un primo allestimento.

La spiaggia di Sant’Antonio avrà ombrelloni e sdraio. Come una volta. Almeno si potrà prendere la tintarella, senza dover affittare una barchetta, stando a terra su una spiaggia e non buttati su un muretto con l’aria disperata e sconsolata.

 

4)   – Ponza Estate 2013. Una cinquantina di eventi.

Insieme al grande Sergio Castellani di Filmmaster che di Ponza è cotto e a un bel gruppo di persone affiatate (Cordella, Raponi, Gennarino, Brandina, Oreste, Margherita, le due Monia, consiglieri comunali…) per questa estate sono stati messi in piedi una cinquantina di eventi, una ventina dei quali a Le Forna.

Nulla di altisonante, ma una offerta variegata per tutti i palati, per i grandi e i piccini. Non ci sarà da annoiarsi, questa estate a Ponza.

I bimbi avranno i burattini, il mercatino con Monia, la gara delle bagnarole con Cesare, le prove sullo skate con qualche funanbolo del genere, la Marina Militare con le prove veliche. E un grande illusionista disposto a svelare alcuni piccoli segreti di magia ai suoi piccoli amici.

Le famiglie alcune sere si riuniranno nel tunnel di Santa Maria chiuso al traffico per gustare il cibo tradizionale ponzese, dalle cicerchie al calamari abbottonati. E vino ponzese a fiumi. Ma avranno anche l’alternativa dello slow food, con grandi chef italiani portati da Oreste.

Si chiede cultura? Si risponde con una serie di presentazioni di libri. Ma c’è anche teatro d’autore con Cosimo Cinieri e teatro popolare con La Priezza. E serate di Cabaret. E di poesia.

Si chiede musica? Ci saranno corsi di tango, un concertone popolare e il tocco magistrale del chitarrista classico Jonathan Leatwood. O il jazz al Melograno.

Si potrà correre (gara podistica) o sedersi e partecipare al Festival dei film corti insieme a tanti attori e attrici di grido. Oppure al chiaro di luna per le Notti delle Stelle. Oppure al Premio Caletta che quest’anno coinvolgerà anche alcune sorelle, cioè alcune isole minori italiane.

***

Anche queste sono alternative, per passare nel modo migliore quella che sarà un’estate dura. Sono alternative per far dimenticare che questa è una estate difficile, per coccolare chi viene a Ponza perché l’ama, per farlo ritornare la prossima e le prossime estati. E magari anche nelle mezze stagioni.

In un anno, anche in questo campo crediamo di aver fatto un buon lavoro.

E poi, chi la dura, la vince.