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Gavino

di Francesco (Franco) De Luca

immersione in apnea [1]

Tiempo ’i  fellune questo. Tempo di grancevole. E sì. Ora che il sole inizia a intiepidire le acque, specie quelle delle calette e, in genere, delle coste sassose,  i  fellune  risalgono dai fondali per dare avvio alla riproduzione.

I  fellune si dividono in: masculone e l’accrescitivo vuole indicare la stazza più grande, e femminelle e qui il diminutivo attiene non solo alla piccolezza ma anche alle uova e, in genere, a tutto quanto troverà sapore e gradevolezza nella  coccia.

Maja squinado [2]

Il metodo di pesca tradizionale – direi antico – si serviva di  nu cuoppo  ovvero un cerchio di ferro con una rete terminante ad imbuto. Ai suoi lati due funi e una all’estremità dell’imbuto. U specchio era l’arnese con cui da sopra la barca si guardava il fondo.

Dopo aver scorto u fellone,  mimetizzato, si metteva in pratica una serie di azioni  c’ u cuoppo per imbrigliarlo nelle maglie della rete e portarlo su.

Facile a dirsi ma con difficoltà esecutive notevoli (anche a spiegarle!).

Fu così che Gavino, giovane aitante sub, diede il via ad un modo più svelto, più facile e più redditizio di catturare  i  fellune.

Si tuffava in acqua e, spaziando per le coste del Fieno, della Scarrupata, della Parata, li portava su con estrema facilità. Conosceva i fondali, aveva  fiato,  la dimestichezza con il mare era palpabile.

I pescatori non ci volevano credere. Era lo stesso Gavino che si prestava: “Aspettate…  mo  v’ u vaco a piglià  io“.  Spariva in acqua e, dopo poco, compariva  con in mano  il granchio. Mentre per loro era uno strazio: “Sie lloco… aspetta… fermo… va nu colpo annanze c’ u rimmo  ‘i fore.  S’ è vuttato sotto na ponta. Voca, voca ca è asciuto“.

Una battaglia per i più.  Esercizio di bravura per i più destri.

Con Gavino fu la rivincita dell’arditezza sulla  tradizione. Non solo, fu l’occasione per qualificarsi all’interno del gruppo sociale, composto per metà da pescatori provetti e per l’altra metà da provetti pescatori.

Gavino: una meteora di destrezza fra i giovani del dopoguerra in Ponza. Un ricordo.

stella marina nei fondali di ponza [3]

Nota della Redazione
Sulla cattura dei “fellune” secondo la maniera tradizionale ha anche scritto Enzo Di Fazio, nell’ambito della rubrica fari e ricordi  (leggi qui [4])