di Francesco (Franco) De Luca
Tiempo ’i fellune questo. Tempo di grancevole. E sì. Ora che il sole inizia a intiepidire le acque, specie quelle delle calette e, in genere, delle coste sassose, i fellune risalgono dai fondali per dare avvio alla riproduzione.
I fellune si dividono in: masculone e l’accrescitivo vuole indicare la stazza più grande, e femminelle e qui il diminutivo attiene non solo alla piccolezza ma anche alle uova e, in genere, a tutto quanto troverà sapore e gradevolezza nella coccia.
Il metodo di pesca tradizionale – direi antico – si serviva di nu cuoppo ovvero un cerchio di ferro con una rete terminante ad imbuto. Ai suoi lati due funi e una all’estremità dell’imbuto. U specchio era l’arnese con cui da sopra la barca si guardava il fondo.
Dopo aver scorto u fellone, mimetizzato, si metteva in pratica una serie di azioni c’ u cuoppo per imbrigliarlo nelle maglie della rete e portarlo su.
Facile a dirsi ma con difficoltà esecutive notevoli (anche a spiegarle!).
Fu così che Gavino, giovane aitante sub, diede il via ad un modo più svelto, più facile e più redditizio di catturare i fellune.
Si tuffava in acqua e, spaziando per le coste del Fieno, della Scarrupata, della Parata, li portava su con estrema facilità. Conosceva i fondali, aveva fiato, la dimestichezza con il mare era palpabile.
I pescatori non ci volevano credere. Era lo stesso Gavino che si prestava: “Aspettate… mo v’ u vaco a piglià io“. Spariva in acqua e, dopo poco, compariva con in mano il granchio. Mentre per loro era uno strazio: “Sie lloco… aspetta… fermo… va nu colpo annanze c’ u rimmo ‘i fore. S’ è vuttato sotto na ponta. Voca, voca ca è asciuto“.
Una battaglia per i più. Esercizio di bravura per i più destri.
Con Gavino fu la rivincita dell’arditezza sulla tradizione. Non solo, fu l’occasione per qualificarsi all’interno del gruppo sociale, composto per metà da pescatori provetti e per l’altra metà da provetti pescatori.
Gavino: una meteora di destrezza fra i giovani del dopoguerra in Ponza. Un ricordo.
Nota della Redazione
Sulla cattura dei “fellune” secondo la maniera tradizionale ha anche scritto Enzo Di Fazio, nell’ambito della rubrica fari e ricordi (leggi qui)