Ambiente e Natura

Categorie in evoluzione. (3). L’alimentazione.1

di Sandro Russo

 

Per gli articoli precedenti su “Categorie in evoluzione”:

Economia (leggi qui);

Politica (leggi qui)

Tra i miti stabilizzati dell’alimentazione ponzese, forse derivati dalla lunga storia di privazioni subite – c’é quello della preminenza della carne su tutti gli altri cibi, come il più ambito; sia il coniglio, retaggio dell’eredità ischitana (ma riproposto come coniglio ‘alla ponzese’), sia la più comune fell’i carne, sia infine, tra i ricordi dei più nostalgici, gli uccelli (l’auciéll’ o l’aucellùzze: con le cipolle o in frittata).

Ci sono, è vero, le fave, come ‘must’ irrinunciabile della ‘cultura alimentare’ dei ponzesi, ma come antipasto o a fine pasto, comunque ‘di ‘contorno’; mai al posto della carne; mai per esempio, al posto delle ‘braciole al ragù’ (a differenza che in continente, a Ponza le braciole sono gli involtini di carne con ripieno di aglio, prezzemolo e parmigiano con cui tradizionalmente si fa il sugo la domenica).

 

Alcuni temi ‘basilari’ – come l’alimentazione, il sesso, la morte, il sentimento religioso – sono fortemente radicati nella vita quotidiana e allo stesso tempo agiti con un certo grado di automatismo. Essi presentano inferenze profonde con le tradizioni e la cultura, degli individui e dei gruppi sociali.

L’alimentazione, in particolare riconosce un elemento di inerzia, che proviamo ad analizzare, visto che su alcuni temi tendiamo ad essere ‘agnostici’, senza l’interesse né la voglia di approfondire.

Tra la sterminata letteratura – scientifica e ‘umanistica’ in circolazione su tema dell’alimentazione, ho privilegiato il libro-saggio di Jonathan Safran Foer – “Eating animals” (Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? Ed. Guanda; 2010)

Lo scrittore. Dopo Ogni cosa è illuminata, best seller del debutto su un viaggio in Ucraina alla ricerca delle proprie radici, e Molto forte, incredibilmente vicino, sulla ricerca da parte di un bambino di 9 anni di un legame familiare che l’11 settembre ha cancellato – da entrambi i libri sono stati tratti dei film, molto belli (v. le locandine qui sotto) – Jonathan Safran Foer torna in libreria con un libro che, seppur non sia definibile come un romanzo, è ancora una volta la storia di un’indagine e di un ricerca

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Lo scrittore definisce il suo libro non come una difesa dell’essere vegetariani ma un invito a essere informati e assumersi responsabilità: “Sarei ingenuo a pensare di convincere la gente a diventare vegetariani. La mia domanda è: “Ti interessa o no sapere cosa significa mangiare gli animali”?

C’è un’ enorme ipocrisia e ignoranza su quel tipo di cibo: al riguardo, preferiamo non pensare…

È evidente che il cibo non è razionale. È cultura, abitudine e identità.
Non è neanche pensabile affrontare un argomento che ci ha non solo nutriti, ma ‘permeati’ negli anni formativi e in quelli successivi.

Come si fa – mi sono reso conto – a chiedere ad un cacciatore perché va a caccia, quando poi, conoscendolo meglio, si scopre che sono tra i suoi ricordi più segreti e più cari le levatacce di primo mattino (ancora notte) con il padre o uno zio… Praticamente l’unica occasione di stare con loro, e (quasi) alla pari partecipare all’ambìto, fantasticato mondo degli adulti.

Con il cibo, a livelli ancor più profondi, è la stessa cosa.

E allora, di cosa stiamo a parlare, se tutto è immutabile e non si può cambiare neanche volendo?
Ma succede che, a nostra stessa insaputa, insensibilmente si cambia.

Si è già affrontato l’argomento queste pagine…

Forse non è un caso che ad una certa età si comprendano alcune cose che non erano evidenti prima, o non lo erano con la stessa forza.

Come se l’uomo, giunto ad un punto cruciale della sua evoluzione – mai prima d’ora aveva avuto tra le mani la possibilità di distruggere il suo stesso pianeta – sentisse di dover prendere tra le mani il destino e cominciare a curarsi di quel che ha intorno.

Come se avviandosi al compimento della propria vita di individui, la sopravvivenza della specie e del mondo intorno stesse ancora più a cuore; l’urgenza di imparare a leggere gli eventi naturali con il supporto della ragione, di cui la specie umana tanto si è compiaciuta…

[In: “Prendersi cura. Il riflesso di accudimento” (leggi qui)]

Infatti, di nuovo, “non è un caso” che l’autore citato affronti il problema (tanto da scriverci un libro) e faccia la scelta vegetariana nel momento in cui diventa padre.

Ho trovato in questo sito (o nel museo della mia memoria) che Ortensia (o zia Angelina) spennavano fino a 700 (!) uccelli in un giorno, nella stagione della migrazione, per far da mangiare alla gente…

Ora ci sono degli osservatori ornitologici a censire le specie di passo e trattarli come preziose.

I tempi cambiano e anche le persone – per fortuna! Si diceva solo qualche giorno fa su questo sito – loro malgrado il più delle volte, facendo resistenze inimmaginabili a qualunque tipo di cambiamento, ma… Volentem fata ducunt, nolentem trahunt – dicevano i latini: il fato, le circostanze guidano, conducono per mano chi vuole lasciarsi guidare; trascinano chi non vuole.

Parleremo ancora delle ragioni per sostituire un’alimentazione carnea con una più consona ai tempi e alle nuove conoscenze delle scienze dell’alimentazione…

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Sul tema del rispetto per gli animali: “Quinto non uccidere”: leggi qui,

e qui

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