Ambrosino Polina

Fucarazz’ 2013

la Redazione

 

Utilizziamo alcune delle parole di Polina Ambrosino dello scorso anno ad evocazione della Pasqua e del Venerdì Santo – leggi qui – per chiedere se nell’Amministrazione e/o tramite essa, qualcuno si sta facendo carico di mantenere viva questa tradizione per l’imminente Pasqua…

“Esiste ancora qualcosa che vive si perpetua, esiste ancora chi conosce le parole delle canzoni della Passione di Gesù, parole dure e chiare, che parlano di flagelli e di sangue, di perdono e pietà. Esiste ancora chi è in fila con i lampioncini, vestita di nero, come le donne di Gerusalemme. Esiste chi, come ha imparato fin da bambino, si presenta all’imbrunire sul sagrato della chiesa per portare in processione la Madre e il Figlio. Esiste quel fuoco: antica tradizione, luce sulla Strada della Croce, sorpresa per i pochi “forestieri”, incantati a guardarlo”.

Ci sarà anche per la Pasqua 2013, ’u fucarazz?

4 Comments

4 Comments

  1. Giovanni Conte di Silvano

    25 Marzo 2013 at 14:21

    A quanto mi risulta alcuni giovani si stanno organizzando per fare ‘u fucarazz, non so se posso fare nomi. Per tutto quanto riguarda la passione di Gesù Cristo, c’è ancora chi attivamente mantiene viva la nostra tradizione e devozione, purtroppo ostacolata nel nome di una nouva evangelizzazione dell’isola.
    Dopo aver distrutto la processione del Venerdì Santo trasformandola in tutti i sensi in una interminabile Via Crucis – mentre la sua caratteristica erano proprio i canti della Passione – si è tentato sempre nel nome di una nuova evangelizzazione, anche di non far fare ‘u fucarazz’, perché a parere di qualcuno, additato come tradizione pagana. Nulla di più falso. Si è anche persa ormai la bella tradizione della Sacra rappresentazione della Passione; l’ultima fu messa in scena nel 1993 se non ricordo male, per vari motivi, già citati da me nell’articolo “C’era una volta il teatro”. Comunque anche se in pochi ancora c’è chi si preoccupa di trasmettere ai propi figli queste belle ed antiche tradizioni e devozioni, come quella del “sabato Santo” quando in Chiesa fin dal mattino presto si rimettono a posto le statue dell’Addolorata e quella di Gesù morto, per poi preparare per la “Gloria” che proclama la Resurrezione di Gesù.
    Speriamo di riuscire a mantenere, rafforzare e difendere le nostre belle ed antiche tradizioni da chi, per un motivo o per un altro le vuole modificare o addirittura abolire, senza tener conto che fanno parte della nostra storia.

  2. polina ambrosino

    25 Marzo 2013 at 15:48

    Il fucarazzo ci sarà, anche se si è in pochi a farlo, materialmente, così come si è in pochissimi a preoccuparsi di raccogliere i “pennicilli” e gli scarti del legno occorrenti. L’anno scorso dedicai quello scritto a Renato, che con fatica e abnegazione, garantiva ogni anno un fuoco più bello. Oggi leggo che le tradizioni si perdono, che c’è chi le vuole boicottare. Ma è sempre stato così! Quando c’era Renato, era lui ad occuparsi, per sua scelta e volontà, di tutto. Non c’era bisogno del mare di autorizzazioni che purtroppo oggi sono indispensabili. I bambini andavano ovunque a raccogliere legna e oggetti inutili, da bruciare. Molti miei compagni di classe durante le vacanze di Pasqua, non facevano altro. C’è una foto, su facebook, che lo testimonia. Non mi risulta che ci fossero famiglie impegnate nel mantenimento di questa tradizione, non mi risulta che privati cittadini collaborassero se non andando nottetempo a gettare sul falò anche cose non idonee suscitando in Renato quegli scatti d’ira che lo caratterizzavano quando non capiva la cattiveria fine a se stessa di tanti concittadini. Mi sento di dire, perciò, che se non fosse stato per Renato e per quei bambini di allora, che hanno ispirato quelli che sono venuti dopo e che a sant’Antonio ci passavano e ci passano molto del loro tempo, forse il fucarazzo sarebbe sparito da moltissimi anni, a prescindere dai parroci che a Ponza si sono succeduti. Ricordo per esempio, come Don Andrea odiasse profondamente uscire in processione e, fosse stato per lui, tutte le nostre processioni sarebbero state abolite: d’altronde lui non si degnava nemmeno di prendere il microfono in mano per pregare con la gente; delegava alcune persone a guidare la processione e, una volta sul sagrato della chiesa, nemmeno la benedizione: via tutti e amen…
    Quindi, grazie a Dio e non ai singoli parroci, chi più chi meno, a Ponza tante cose resistono, per merito di pochi che FANNO, ATTIVAMENTE.
    Io non ho paura a fare nomi: siamo in una comunità, ci conosciamo e sappiamo bene cosa accade e per opera di chi, quindi vorrei capire cosa si intende per nuova evangelizzazione: pure Gesù Cristo quando tornò a Nazareth, il suo paese, fu scacciato e criticato perchè non LEGGEVA LE SCRITTURE COME SI ERA FATTO FINO A QUEL MOMENTO, PERCHE’ SI ERA PERMESSO DI DIRE A PAROLE SUE COSA LE SCRITTURE DICESSERO! BESTEMMIA! E FU MANDATO VIA: LUI SI SPOLVERO’ LA TERRA DAI PIEDI E DISSE “NESSUNO E’ PROFETA IN PATRIA.
    Poi, il fuoco, in realtà, viene davvero da tradizioni pagane che il Cristianesimo ha adottato: come dicevo nello scritto precedente oggi il fuoco è luce sulla via della Croce, un tempo bruciava il secco dell’inverno per concimare la terra di primavera… La Pasqua è entrambe le cose: LUCE nuova nella vita di chi sa accoglierla e concime fertile per curare le nostre anime sempre pronte a vedere il male ovunque: il concime di chi ci crede è il sangue di Cristo non le parole vane di noi, che qui siamo di passaggio e dovremmo cercare di lasciare un segno di pace e operosità, piuttosto che seminare discordia e opposizione.

  3. Giovanni Conte di Silvano

    25 Marzo 2013 at 18:56

    Polina sembra strano ma mi trovi d’accordo su quello che dici: io sono uno di quei bambini che insieme a Renato andava a cercare i pennecilli. Tu pensi che io ce l’abbia con l’attuale parroco ma ti sbagli, anche se è proprio lui che quando va in giro per Formia dice che ci sta ‘rievangelizzando’. Ti elenco quello che mi viene al momento della mutazione delle nostre tradizioni. Don Erasmo senza curarsi nemmeno di sapere da dove nasceva la supplica a San Silverio ne ha cambiato le parole e forse il senso; Don Andrea ha sostituito la tradizionale novena all’Immacolata senza che nessuno, tranne il sottoscritto, provasse ha fargli cambiare idea; senza risultato.
    Non voglio entrare nel “liturgico”, ma quello che si vede ultimamente nella nostra Parrocchia non si vede da nessuna parte.
    Non risulta a te ma a me sì, ci sono ancora oggi famiglie che istruiscono i figli e li portano con loro per non far perdere le tradizioni.
    ‘U fucarazz a Ponza non ha origini pagane ma è il ricordo di quello che succedeva quando la strada non era illuminata,i vari abitanti delle zone in cui passava la processione facevano un fuoco per illuminare la strada.

    Non ho fatto i nomi di chi sta organizzando ‘u fucarazz, non per codardìa ma semplicemente non so se è possibile farli senza la loro autorizzazione; non era mia intenzione innescare una polemica, anche perchè ho raccolto molta legna da mettere sul fuoco e sono già d’accordo per come portarla giù a sant’Antonio.
    Permettimi solo una cosa: non confondere la lana con la seta quando fai certi paragoni, e non parlare a me di ‘fare attivamente’ perchè in questo non sono secondo a nessuno.

  4. polina ambrosino

    26 Marzo 2013 at 15:31

    Grazie per la risposta, Giovanni. Intanto che la tradizione del fucarazzo – che a Ponza nacque perchè non c’era la luce (io di questa versione non ho mai sentito parlare ma può essere – ha radici antichissime, proprio nel paganesimo! Anche la Chiesa riconosce che moltissimi riti e feste che noi oggi colleghiamo ai santi, erano preesistenti, ma che con l’avvento della religione cristiana, divennero feste comandate. Potremmo scriverci un libro, ma non è questo il luogo. Ma vado oltre: Ponza, purtroppo, a causa della profonda povertà in cui vivevano i nostri antenati colonizzatori, parlo di quelli che arrivarono qui nel ‘700, non aveva nè cultura nè possibilità di festeggiare grandi cose. Non ci sono nemmeno molte fonti scritte che ci parlino di come venivano festeggiati i Santi o la Pasqua o il Natale dai nostri avi. Possiamo invece dire, almeno i ponzesi che sono a tutt’oggi viventi, come sono nate alcune funzioni, poi diventate tradizioni. Sicuramente l’impronta fondamentale è stata data da Don Dies. Quando egli giunse a Ponza, STRAVOLSE letteralmente, tutto! Oggi lo si ricorda e lo si rimpiange. E’ vissuto in un’altra epoca, in un’altra Ponza e con generazioni diverse, soprattutto è vissuto in un’isola che era densamente popolata e più povera materialmente, ma capace di affrontare situazioni e sacrifici oggi inimmaginabili. Pensa se don Dies avesse avuto tutti contro: oggi non avremmo la festa dell’Immacolata così com’è (e comunque solo una pallida rimembranza di ciò che era), non avremmo molti canti. Mia madre mi dice sempre che, appena arrivato, Don Dies a Natale portò il “Tu scendi dalle stelle” in italiano. A Ponza, fino ad allora, si era sempre e solo cantata la “Pastorale” in napoletano, cioè “quanne nascette ninne”: ebbene, in piena messa un vecchio, Aniello De Luca, nonno di Franco De Luca, disse al parroco: “Paricchia’, fine à che je sò vive, a Natale cantamme ‘a Pasturale”. Il parroco, ovviamente, fu d’accordo, ma ciò non gli impedì di far cantare “dormi dormi”, “alla fredda tua capanna”, “adeste fideles”… e di rivoluzionare tutte le feste.
    Ovvio che moltissime cose sono rimaste, ma molte sono state cambiate. Ma nulla rimane uguale a se stesso in eterno. Gli uomini fanno la Chiesa e la Chiesa cambia con essi. Come sta facendo questo Papa che, appena arrivato, ha stravolto il cerimoniale! …e grazie a Dio!
    Ora io, che sono fra quelli che andrò a collaborare per fare il falò (così come lo scorso anno, quando la commissaria, e non il parroco, restò incerta sul dare o no il permesso a causa di presunti pericoli), VOGLIO che le nostre tradizioni non vadano perse: pensa che mi permetto di parlarne pure ai miei alunni che Ponza non sapevano nemmeno dove stava fino a 5 anni fa. E non vedo, ogni qual volta ritorno, che si cerca di far sparire questa o quella tradizione.
    Certo, nessun parroco è uguale all’altro, ogni parroco interpreta e dice le cose con le sue parole, con il suo vissuto personale, con il suo carattere, così come ognuno di noi, credo. Come in una scuola non esiste una maestra che insegni le cose allo stesso modo di un’altra perchè ognuno di noi è diverso, credo che così sia in ogni ambiente, anche nella Chiesa.
    Pretendere che le cose rimangano immobili e uguali a se stesse è come pretendere di fermare il tempo e di far vivere per sempre un modo di fare a prescindere da chi sia a fare le cose. Tu stesso, quando suoni in chiesa, suoni con il tuo stile. E non pensare che altrove le cose siano sempre uguali a se stesse: io vengo da un luogo lontano dove so che molti cambiamenti sono avvenuti, pur nel rispetto del passato.
    Sarebbe bello incontrarsi e parlarne insieme, anche con il parroco, e capire, davvero, se quello che ci stiamo dicendo io e te sono nostre opinioni o hanno una base reale. Perchè non lo facciamo?
    PS: io non mischio la lana con la seta, faccio dei paragoni, e i paragoni esistono da sempre, il Vangelo ne è pieno.

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