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Epicrisi sul dibattito della settimana

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di Mimma Califano

 

Intenso e interessante il dibattito su Ponza racconta negli ultimi giorni, pertanto è il caso di fare un po’ di sintesi e se fosse possibile stimolare ulteriori riflessioni in uno spirito costruttivo e nell’interesse dell’intera comunità.

Primo elemento che ci piace sottolineare è la pluralità di voci che sono intervenute, questo aspetto che ci conferma nel nostro impegno, dà nel contempo risalto e  rende significativi i contenuti.

 

Vincenzo Ambrosino ha riportato ancora una volta l’attenzione  sul PAI, sottolineando la necessità di una maggiore condivisione tra Amministrazione e cittadini, per arrivare ad un Consiglio Comunale straordinario e produrre un documento da presentare al nuovo Presidente regionale.

Il Sindaco Vigorelli ha immediatamente condiviso le preoccupazione sul dissesto e su iniziative comuni, sintetizzando quanto l’Amministrazione sta facendo ed ha ancora in corso d’opera.

Tuttavia i commenti successivi evidenziano un aspetto non trascurabile dall’attuale fase politica isolana: l’Amministrazione viene percepita dalla popolazione come lontana, la Minoranza è assente; la Gente cerca di arrangiarsi come può.
E questa situazione non può non essere oggetto di riflessione.

Ad ulteriore riprova di questo stato di fatto, qualche giorno dopo è  arrivato il sentito appello di un giovane che ha scelto di vivere tutto l’anno a Ponza: Guido Vitiello. La sua è essenzialmente una richiesta di speranza, di prospettive. E questo è possibile solo se c’è comunicazione e disponibilità, tra tutte le componenti della società e, degli stessi cittadini tra loro.

Distogliendo per un attimo l’attenzione dalle specificità isolane Sandro Russo, prendendo spunto da un interessante film uscito di recente, Viva la libertà, pone una domanda che in  questi tempi cupi del vivere collettivo fa riflettere. La passione e la poesia si possono applicare alla politica?

Franco de Luca ritiene di sì. Ma, e qui ritorniamo alla realtà ponzese, l’economia isolana è costituita dalla piccola impresa che male accetta lacci e regole e che in sintesi – anche se Franco non l’ha detto apertamente – mette passione soprattutto nel perseguire il proprio interesse privato.

Altre voci a questa domanda rispondono con analisi e valutazioni sociali di più ampio raggio che vanno nel senso della necessità di superare l’attuale modello sociale del consumismo e di predominanza del ‘dio denaro’.

A questo punto del dibattito si potrebbe porre un’ulteriore domanda.
Il piccolo imprenditore ponzese fa di necessità virtù o ha scelto una scorciatoia?
In altre parole, certi comportamenti fuori dalle regole sono una necessità per la propria sopravvivenza economica o in fondo gli fanno comodo?