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Categorie in evoluzione. (2). La passione e la poesia si possono applicare alla politica?

di Sandro Russo

Per l’articolo precedente, leggi qui [1]

“La speranza è un sogno fatto da svegli” 
Aristotele

 

In questi tempi di sgomento per i risultati elettorali preceduti da un più generale disamore per la politica è facile cadere nello sconforto.
Ma tale è la natura umana che si aggrappa ad ogni tronco galleggiante, nel fiume dell’esistenza…

Così, senza voler generalizzare e riferendo solo della mia particolare esperienza, ho trovato consolazione in un film, in questi giorni nelle sale:

[2]

Si tratta di Viva la Libertà di Roberto Andò (tratto da “Il trono vuoto”, un precedente romanzo del regista-scrittore qui anche co-sceneggiatore).

 

Un film può costituire l’occasione di un ripensamento sui modi della politica; su quanto è cambiata nel tempo la richiesta di rappresentatività da parte dei sistemi sociali.

Per qualche motivo legato all’uomo stesso, da quando la storia esiste non ha fatto che tramandare una lunga teoria di despoti, re e faraoni… condottieri, imperatori e zar; ma anche costruzioni teoriche raffinate, come il concetto di democrazia nato nell’antica Grecia, che è rimasta in buona sostanza un’illusione, fino a quando la rivoluzione francese non ha decapitato il re nel simbolo e nella realtà.

Lungi dal semplificarsi, da allora la problematica è divenuta ancora più complessa, con le teorie sociali tra l’ottocento e il novecento, le due guerre mondiali fino all’attuale assetto ‘interdipendente’ del mondo.

 

Per tornare dal generale al particolare, il film – gradevole e ‘leggero’; spiazzante e ‘profondo’ – illustra, con l’espediente di una trama geniale nella sua semplicità – la messa in scena di due gemelli, un grande Toni Servillo – come una diversa dimensione della politica sia possibile.

Le vite parallele sono quelle di Enrico Olivieri, dirigente di un importante partito politico della sinistra dei nostri giorni, e di Giovanni Ernani, pseudonimo del suo gemello identico: filosofo, scrittore e pianista, internato per qualche tempo in manicomio, ora a domicilio libero, purché prenda ‘certe capsule’ ogni giorno.

Perché quando il gemello ‘matto’ prende all’insaputa di tutti (tranne pochi: il segretario, la moglie) il posto del fratello politico, le cose cambiano per l’irruzione della spontaneità e dell’arte – poesia, danza, musica, letteratura – in un mondo diventato sclerotico.

Così l’uscita da una riunione sgradevole viene dal nostro risolta con dei semplici versi [1]:

“È la mia
Questa figura di spalle
Che se ne va nella pioggia?”

[3]

– Che è, un indovinello? – gli chiede il segretario.
È un haïku – risponde lui.

O ad un importante comizio, davanti ad una gran folla in attesa, il gemello ‘matto’ e geniale prende le mosse da una serie di scritte che sono sul palco alle sue spalle, che definiscono in vario modo il suo partito, e chiede al pubblico…

– Una parola non vedo tra tutte quelle presentate qui… Qual’è?

[4]

– La parola è “passione”…
…E prosegue – continuando a parlare in tono quasi colloquiale – con una lunga citazione da Brecht [2]:

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha travolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

Se un film smuove dall’indifferenza e ci fa interrogare sul senso della nostra posizione pro- o contro- un modo di vedere la politica; se dice qualcosa che può essere utile, darci una indicazione, nell’aria fumosa che ci opprime… è già un gran risultato!

Siamo cambiati. Il potere che da sempre ci governa ha preso nuovi volti. Siamo passati, nei secoli, da un potere che aveva assoluto diritto di vita e di morte sulla vita dei sudditi, ai modelli della democrazia rappresentativa.
E torniamo alla “Politica” (dal greco polis, città) che è l’Arte di governare le società. I tempi ci hanno condotto alla scelta degli uomini che ci governano… Quando è andata bene, i governati hanno apprezzato primi ministri illuminati nella gestione della cosa pubblica; uomini saggi capaci di visione del futuro e di guida morale.

Più recentemente si è cominciato a chiedere alla politica la rappresentazione dei nostri sogni; si è giunti al transfert totale.

Decidiamo in base alla forza delle idee (o dei sogni) che ci sono trasmessi; in base all’empatia e alla sincerità degli intenti.
Sceglieremmo Giovanni Ernani che non bara, non ha retropensieri e non ha niente da perdere;
Giovanni che non ha perso l’anima al gioco del potere;
Giovanni che non ha mai smesso di giocare, di guardare alle cose con lo sguardo del poeta e del puro di cuore.

Una storia irreale, un apologo, ma un film che apre la mente… e il cuore.

 

Note

[1] – da un  breve componimento poetico (haïku) di Matsuo Bashō (1644- 1694)

[2] – [Bertold Brecht: “A chi esita”, dalla raccolta raccolta di liriche Svendborger Gedichte (Poesie di Svendborg) Svendborger Gedichte, Copenaghen, 1939]

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