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Cartoline tra Ischia e Ponza (4)di Rita Bosso Scrive il Tricoli, a proposito dell’abbigliamento degli abitanti di Ponza: “Il costume civile è quello che offre di mediocrità la capitale, ma sempre sulla piena pulitezza, e benanche nel giornaliere con indossare decenti abiti, e nello inverno il talmà, o la tabarra. Per marinari e contadini è unico, calzoni lunghi con giacca, e coppola a maglia conica pendente, sia di scarlatto, od altro colore; alcuni poi portano la bigiacca, e berretto di lana con visiera e saggòlo, e tutti hanno la schiavina, cappotto col cappuccio, la blusa di lana, camiciotto, scarpe e calze; molti cingendo ancora la fascia di lana rossa o di altro colore. Lo stesso è da ripetersi per le donne, essendo la distinzione nella sola qualità del genere, e dal cappelletto o cuffia, mentre anche le infime portano il velo in testa, guanti, veste intere, calze e scarpine, anelli alle dita e ciondolini ricercati alle orecchie.” A Ischia il costume tradizionale varia da Università ad Università, da casale a casale, a voler sottolineare le differenze tra gli abitanti della fascia costiera, dediti alla pesca e al commercio, e quelli delle zone più interne, legati alla vita agricola. Nelle circostanze più importanti la donna indossa una gonna di seta, talvolta gallonata ai bordi, camicia di tela fine arricchita di merletti, il bustino e, sopra, il giubbino di velluto o uno scialle incrociato al petto; ai piedi, calze in seta e pantofole ricamate. I capelli di solito sono raccolti in un fazzoletto ma, nelle grandi occasioni, l’acconciatura è molto elaborata: sopra al fazzoletto di percalle si pone una magnosa, ossia una tovaglia ricamata, di lino o di altra stoffa pregiata, bordata di frangia, piegata in modo tale che le due estremità si sovrappongono e ricadono sulle spalle, secondo l’usanza greca e catalana.
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