- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Limite invalicabile

[1]

di Vincenzo Ambrosino

 

Definizione: “che non si può valicare perché  impervio, insormontabile, difeso da muro alto e fili spinati; evidenziato con cartelli apposti su muro di cinta”.

Quando un Piano Regionale  come il PAI ti dice che il periplo dell’isola è tutta zona rossa, ti pone un limite invalicabile?

Con questo limite, il periplo dell’isola potrà mai più essere utilizzato dai bagnanti e operatori turistici?

Mi è stato raccontato da un amico, che ex amministratori sono stati condannati a pagare personalmente “un enorme risarcimento danno” perché non era chiara la delimitazione di invalicabilità. Attenzione: la zona era interdetta, delimitata da una rete fissa a pali, ma questo non è bastato al giudice.

Mi chiedo per esempio se un ospite viene a casa nostra e si butta dal balcone, un giudice potrebbe imputare la responsabilità al proprietario della casa perché, l’inferriata del balcone non era un limite invalicabile?

Se sul Comune arrivano segnalazioni continue di cittadini che la tale strada ha un determinato dissesto, oppure che si è assistito ad un crollo parziale di una determinata parete, il Comune deve intervenire sempre? Con quali soldi? Con quali mezzi e con quali misure?

Un ex amministratore mi raccontava proprio questo: sul comune era arrivata una lettera  sottoscritta da cittadini in cui si descriveva che una persona era inciampata e caduta perché le scale erano dissestate per cui si chiedeva subito l’intervento del Comune. Questo amministratore mi diceva che doveva provvedere al più presto a rendere sicura la strada perché: “si rischia la galera”.

E questo porta a discutere della sicurezza della cosa pubblica e della impossibilità di coprire l’enorme gamma delle insicurezze nei luoghi, pubblici, nonché privati a maggior ragione quando c’è un oggettivo “Piano di  Assetto Idrogeologico”.

Tutte le case a picco sulle falesie, quelle che una volta facevano invidia  per la loro panoramicità, sono da considerarsi a rischio e di chi è la colpa se succede qualcosa: del privato o dell’amministratore?

Se un turista, passeggia lungo un versante a picco sul mare e cade, di chi è la colpa?

Nei  giorni scorsi, il Sindaco ha chiuso, delle case e una strada sugli Scotti, successivamente le ha riaperte dopo avere tempestivamente fatto intervenire un geologo che ha trovato le giuste soluzioni.

L’intervento di chiusura ha dato, comunque il via a tutta una serie di discussioni allarmate da parte della popolazione. Un amico nel frattempo ha richiamato l’attenzione sull’insicurezza del Monte Belvedere; dopotutto parte del Cimitero è chiusa, le grotte di Pilato sono interdette, il muretto della “Parata” è da tempo “infiocchettato” da nastri quindi, tutta l’area sud dell’isola ha segni, oggettivamente riconosciuti, di cedimento.

Ha fatto bene o male l’amico a parlare? Dico questo perché è stato oggetto di qualche critica, ma si possono tenere nascoste queste cose che prima o dopo come bombe inesplose possono deflagrare coinvolgendo tutto e tutti?

Faccio questo discorso per dire che il problema della sicurezza, in questo contesto di allarme ambientale prodotto dal PAI, non può vedere l’Amministrazione e i singoli amministratori, gli operatori turistici e i singoli proprietari di ville e case lungo le falesie, divisi, isolati, ognuno con il proprio singolo problema e le rispettive responsabilità di fronte alla legge.

Questo è problema prioritario, che deve richiedere la massima unità di intenti. E’ problema che riguarda  la comunità, riguarda per cui la politica.

Tramutare l’isola da ‘rossa’ a ‘rosa’ significa agire per consentire che a Ponza si possa continuare a fare turismo.

Non credo di esagerare in “allarmismo”, ma quest’isola si gioca il futuro su queste tematiche. Non si può abbandonare l’individuo a cavarsela da solo, non si può lasciare al caso, alla fatalità, alla “vediamo cosa succede”. Non si può improvvisare, mettersi in azione ad emergenza in corso, bisogna ricreare nella nostra isola le condizioni di base per prospettare un turismo fatto in sicurezza.

Io chiedo, ancora una volta, agli amministratori, ai rappresentanti di categoria di attivarsi; è urgente che su le problematiche che riguardano la sicurezza e il lavoro ci sia il massimo di unione; si deve arrivare a preparare un Consiglio Comunale straordinario su queste problematiche per produrre un documento condiviso da tutta l’Amministrazione e i rappresentanti dei cittadini e presentarlo al nuovo Presidente regionale.

Servono soldi per la messa in sicurezza delle falesie, delle cale più frequentate. Bisogna trovare soluzioni per “certificare la sicurezza” alle case private, alle case da affitto, lungo le falesie; bisogna fare un monitoraggio di tutti i sentieri lungo la costa. Bisogna arrivare a fare una Conferenza dei Servizi per trovare soluzione che garantiscano sicurezza e lavoro per gli isolani che significa garantire un futuro turistico per l’isola.