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8 marzo 2013: a Procida è Elisabeth la donna simbolo di questo appuntamento annuale!

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di Nicola Lamonica

 

Circa venti metri quadri di abitazione da abbattere in una Campania distrutta dalla  corruzione, dalle speculazioni edilizie, dalla camorra e… dove non mancano scempi ambientali autorizzati dallo Stato

Elisabeth  proveniente dal Perù, sposata e vissuta per trentacinque anni a Procida, vive oggi con grande dignità pesanti giornate d’angoscia poiché la giustizia italiana le chiede di demolire la sua modestissima abitazione di circa venti mq, peraltro non ancora impermeabilizzata all’esterno con l’opportuno intonaco; un’abitazione costruita a poco alla volta, pietra su pietra, nei momenti di pausa lavorativa dal suo defunto marito muratore che, costretto ad accettare sempre lavoro in nero, non Le ha potuto lasciare neanche una misera pensione di reversibilità.

Elisabeth rattristata, ma non intimorita, continua con fermezza la sua battaglia di sensibilizzazione e ad avere ancora  fiducia nello Stato che – avendo nella sua Costituzione la promozione e la difesa dei cittadini più deboli e l’affermazione per ognuno dei diritti irrinunciabili per una esistenza dignitosa – non può abbandonarla. Le è stata negata dall’INPS per ben due volte l’istanza per la cosiddetta “pensione indiretta” e la sua vita, da quando Le è morto prematuramente il marito, è cadenzata dal ricordo e dalla solitudine ed è economicamente precipitata per mancanza di un lavoro, se non occasionale: non Le rimane che l’affetto che Le viene dalle Sue amiche e “ l’adozione”  da parte di alcune famiglie che, quando le condizioni lo permettono, Le offrono  del lavoro per tirare avanti.

In relazione all’abbattimento, il suo non è un dramma isolato: nella stessa angoscia vivono a Procida e in Campania anche tantissime altre persone, ognuna con problematiche diverse. La sanatoria che è stata negata dalla politica a chi si è costruita la propria modesta abitazione in mancanza di uno strumento urbanistico che ne permettesse una nella legalità o a chi, pur avendone diritto, non ha avuto assegnato un alloggio per assenza istituzionale grida vendetta e mi fa stare decisamente dalla parte di chi oggi viene colpito; e lo dico da  ambientalista e da comunista.

E, ritornando al caso di Elisabeth, faremmo un cattivo uso della giornata dell’8 marzo dedicata alle donne se non rinfacciassimo al mondo politico e civile quanto Le sta per accadere e se non avessimo il coraggio di dire ad alta voce che la società che viviamo è ingiusta e socialmente ostile nei confronti di chi non ha; nella convinzione che essa va abbattuta con l’impegno individuale e collettivo e con la forza della partecipazione e della democrazia.