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Incontro a Ponza con tre ‘furastere’. (4). “Le piante: ospiti o invasori? (parte prima)

di Sandro Russo

« Nomina si nescis, perit et cognitio rerum »
« Se non conosci i nomi, muore anche la conoscenza delle cose »

Carl Nilsson Linnaeus (Linneo)

Per l’articolo precedente, leggi qui

 

di Sandro Russo

Parliamo allora di queste piante furastere, o più propriamente ‘alloctone’, come sono chiamate quelle di provenienza geografica differente, in contrapposizione alle piante ‘autoctone’.

Molto tempo prima che l’idea e il termine ‘globalizzazione’ diventassero di uso comune, le piante si erano diffuse in parti anche assai distanti del globo, lontano dal loro luogo di origine, avvalendosi dei mezzi che la natura ha predisposto per la loro propagazione.  Soprattutto i semi, trasportati a distanza con ogni possibile artificio; con il vento, ma anche attraverso l’intestino degli animali – dalle formiche ai mammiferi, ma specialmente gli uccelli, per le grandi distanze – in grado di fungere da trasportatori passivi dei semi.

Del tutto recentemente, in termini evolutivi, è divenuta rilevante l’azione degli uomini, come vettori attivi del processo.

La storia delle migrazioni delle piante è affascinante. Si scopre che piante (ora) ritenute comunissime hanno determinato nel corso dei secoli passioni smodate; hanno scatenato guerre di conquista; dato l’avvio a spedizioni dai costi notevoli in terre inesplorate; che la loro ricerca ha comportato fatiche incredibili e non ultimo, il sacrificio di molte vite umane.

Per altri aspetti la sopravvivenza di intere popolazioni, o al contrario carestie e fame, sono dipese da piante importate da altre parti del mondo: la storia della patata, giunta in Europa dal Nuovo Mondo in seguito alla scoperta delle Americhe, è emblematica, al riguardo.

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Si apprende per esempio che il peperoncino (Capsicum spp. – Fam. Solanacee), non esisteva nel vecchio mondo (Europa ma anche India) prima dell’importazione dal Nuovo mondo e dell’esplosiva diffusione in ogni parte del globo, da allora in poi; con buona pace dei calabresi e degli indiani, che addirittura si offendono se qualcuno osa postulare una origine ‘alloctona’ del loro mito.

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Per non parlare del Mais (Zhea mais – Fam. Graminaceae) e della già citata patata (Solanum tuberosum).

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Il mais (Zea Mais – Fam. Graminaceae) è sicuramente una pianta di origine centro-sud americana. Linneo (1707-1778), nella sua classificazione binaria, gli impone il nome di “Zea mays”, da ‘zea’, in riferimento simbolico ad un cereale citato in Omero come ‘pianta della vita’, che sicuramente non era il mais, e da ‘maiz’, nome con cui era denominato dalle antiche popolazioni andine

Si può immaginare la cucina mediterranea senza il pomodoro (Solanum lycopersicum – Fam. Solanaceae)?

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Ebbene, dei pomodori hanno dovuto fare a meno a lungo, i nostri avi, in attesa che Colombo compisse la sua impresa; come pure i tedeschi delle patate e i padani della polenta! I farinacei al tempo derivavano da varie specie di granaglie (molte di più di quelle attualmente utilizzate), insieme al ‘farinaccio’ delle castagne

E si può immaginare il paesaggio della nostra isola senza l’agave (Agave spp. – Fam. Agavaceae) e il fico d’India (Opuntia ficus-indica – Fam. Cactaceae)? Quest’ultimo è sì originario dell’India, ma delle Indie occidentali, ovvero – come erano denominate ai tempi di Colombo – dell’America centrale e meridionale.

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Ma gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito; come è il caso dalla bouganvillea (Bouganvillea spp. – Fam Nyctaginaceae), così tipica dei paesaggi africani e mediterranei… Eppure non esisteva nel Vecchio mondo: fu scoperta in Brasile nel 1768 dall’ammiraglio e botanico Louis Antoine de Bouganville e da lui prese il nome.

A proposito della bouganvillea più famosa e antica di Ponza, quella che faceva bella mostra di sé in Piazza, sotto l’arcata del ristorante zi’ Capozzi – luogo di culto d’altri tempi – pare che sia arrivata proprio da lontano, trasportata nell’intestino degli uccelli (leggi qui [7]).

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Bouganvillee a Ponza, in località ‘sopra la Dragonara’

 

In definitiva, la ‘vocazione’ delle piante è quella di propagarsi, di viaggiare e stabilirsi ovunque sia possibile la loro sopravvivenza.

Ma la variabile umana è altrettanto importante – lo è stata e lo è sempre di più con il passare del tempo – e sarà argomento del prossimo scritto su questo argomento.

 

Per un approfondimento sul tema, dello stesso Autore, una monografia (in tre puntate) sulle peripezie delle piante in giro per il mondo, nel giornale on-line di ‘Omero’, Scuola di Scrittura. Apri i relativi file .pdf:

1) Piante e uomini in viaggio (prima parte) copia [10]

2) Piante e uomini in viaggio (seconda parte) copia [11]

 

 

[Incontro a Ponza con tre ‘furastere’. (4). Continua]