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L’ armonia

[1]

di Pasquale Scarpati

Per i lettori di Ponza racconta,
riprendo il discorso della musica e degli orchestrali – leggi il commento a questo articolo [2]

 

Una volta – ero molto giovane – mentre stavo per oltrepassare la soglia del teatro di S. Carlo, un uomo dalla lunga barba bianca mi disse: “Ascoltami, stai per entrare non in un teatro ma in uno dei massimi templi della musica. Osserva bene  ciò che ti circonda, ascolta attentamente e poi… vedrai”.
Aggiunse: “Devi sapere che la musica nasce dalle note suonate dai professori d’orchestra i quali non solo devono essere bravi, non solo devono stare attenti al tempo e saper suonare ritmi antichi e moderni, ma devono, anche e soprattutto, tenere in ordine lo strumento loro affidato; devono sedere ognuno al proprio posto e devono saper ascoltare il suono dello strumento che sta al loro fianco. Un professore, però, se riesce ad ascoltare lo strumento a lui più vicino, non può percepire il suono di quello più lontano, né tanto meno può verificare, in contemporanea, il suono di tutti gli strumenti.
Si ha, quindi, bisogno di un ottimo direttore d’orchestra il quale, con orecchi e occhi attenti, deve da una parte saper interpretare il brano secondo la propria sensibilità, i tempi in cui si vive ed i gusti di chi ascolta, dall’altra deve saper percepire tutte le note che escono in contemporanea dagli strumenti. Altrettanto dicasi del coro. Però non basta. Per gustare l’armonia, il luogo deve avere un’acustica coinvolgente. Senza di essa si sente ma non si ascolta: non esiste emozione”.

Rimasi perplesso ed incuriosito da siffatto discorso.

Entrai: platea gremita, palchi gremiti, brusìo, breve tocco di qualche strumento.
Luci che si affievolirono e… silenzio.
Nel buio tutto sparì ad eccezione delle note che, danzanti, si avvicinavano, si alzavano, si abbassavano dolcemente. Come unguento che lenisce i dolori, mi carezzavano, scivolavano dentro di me e poi sparivano nel nulla.
Gli affanni scomparvero, volarono via insieme alle note. L’applauso scrosciante e l’accendersi delle luci mi fecero ritornare alla cruda realtà.

Il luogo esiste; il direttore e gli orchestrali..?