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Lucia Pagano e Tito Zanibonidi Paolo Iannuccelli Una sera alla ricerca di Lucia Pagano, meglio conosciuta come Lucia i’Zaniboni. Vecchia foto di via Roma a Ponza L’attentatore al duce abitava a Ponza in via Roma, dove poi è stato creato l’albergo Feola, in una piccola stanza senza luce. Lucia Pagano era la sua governante e pensava a tutto: pasti, lavare, stirare, cucire e pulire. Il viso della nonna ponzese, nella casa delle Falasche, era raggiante: “Da Zaniboni ho imparato a scrivere e leggere – raccontava – fino ad arrivare a frequentare la seconda elementare. Ero molto brava in bella calligrafia, tanto che conservo ancora un quaderno sul quale Tito mi faceva esercitare. Era un tipo solitario, molto buono ed amato dalla popolazione. Durante la prima guerra mondiale fu colpito da una pallottola allo stomaco, ero sempre costretta a non preparare cibi solidi. Solo brodini, infusi, carne tritata, zuppa di cipolle, il suo piatto preferito. Zaniboni era magrissimo, vestiva elegantemente. Passava le sue giornate all’aria aperta, gli piaceva raccogliere cicoria e altre verdure. Preferiva sempre camminare, per questo si recava spesso a Monte Guardia, dopo una lunga e salutare passeggiata. Tito era un vero gentiluomo, ogni volta che lasciavo la sua piccola stanza mi baciava la mano, dopo essersi accertato che la tazzina di caffè era stata riposta nella credenza. Sono stata per lui come una grande mamma, voleva bene sia a me che a mio marito. Ogni tanto lo raggiungeva a Ponza la figlia Bruna, mentre la moglie Bianza morì anzitempo”. Caduto il fascismo, Lucia Pagano seguì Zaniboni a Salerno dove era stato creato il Governo del Sud. “Quando lasciò l’isola piangevano tutti”, ricordava commossa. L’attenatore al duce aveva ricevuto l’inzarico dalle forze alleate e da Badoglio di preparare una sorta di lista di proscrizione, sulla quale dovevano figurare tutti coloro che erano sospettati di attività a favore del passato regime. Lucia ricordava bene quei momenti: “Tutti si recavano da Zaniboni per segnalare nomi e cognomi di fascisti, lui faceva di tutto per salvare queste persone ed evitare una condanna a morte. Il suo animo non poteva permettere una cosa del genere”. Zaniboni, nel dopoguerra, visse a Roma dove morì nel 1960. Lì si trasferì anche Lucia Pagano per svolgere mansioni domestiche: “Mi trovai a meraviglia in un casa bellissima. Zaniboni riprese l’attività politica, era sempre in giro per l’Italia per conferenze e comizi. Nel 1955 fu nominato presidente dell’associazione degli ufficiali in congedo. La sua abitazione era un ritrovo di intellettuali, frequentava sempre belle donne, la sua vita era brillante. Una volta mi recai anch’io a teatro, accompagnata da una splendida donna di colore, amica di Tito. Quando morì lasciò un libretto a risparmio a me intestato con diversi soldi, in segno di riconoscenza. La cosa mi fece enorme piacere” Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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