di Franco De Luca
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Nel libro “L’Arcipelago Ponziano: memorie storiche e artistiche”, Pasquale Mattej riporta tante notizie relative alla vita delle comunità di Ponza e di Le Forna nel 1847.
Tanto per solleticare la curiosità e spingere all’incontro che ruoterà intorno al suo viaggio, tenuto nella primavera-estate del 1847, (sabato 27 ottobre alle ore 21,00 nella Sala Museo – via Roma ) riferisco che si attarda ad illustrare due strumenti musicali di cui non si hanno tracce sia nei ricordi sia nei costumi attuali.
Egli parla della tofa: “la tofa è strumento proprio e naturale degli isolani: in Ponza è comunissimo. Essa serve a molti uffici. Festivamente suona per annunziar la vendemmia, la messe, il carnovale; ulula per avvertir della partenza o del ritorno delle nostre barche; trilla per chiamare i pescatori a raccolta (pag. 60)”.
A seconda come veniva spinto il fiato in quella grossa conchiglia la cui estremità era tagliata per appoggiarvi le labbra.
Per accompagnare le note della tarantella serviva invece la lira.
[2]In immagine la lyra calabrese, detta anche lira barberina, presente a Ponza a metà ottocento. Leggi qui [3](a cura della redazione)
Nulla a che vedere con la cetra o la stessa lira classica. Scrive Mattej: “emetteva suoni affatto nuovi anche nel più esercitato orecchio musicale, che non avrebbe saputo classificarli adeguatamente fra i flautini del violino o degli organetti di Germania (pag 47 )”.
Di origine nordafricana, era stata importata da un “ avo reduce dalla schiavitù di Barberia, e riprodotta e conservata insieme col modo di suonarla per tradizione costante “.
Il buon Mattej si intrattenne con l’allegra compagnia fino a mezzanotte a ballare, a cantare e a brindare col vino del Fieno, già allora rinomato a Ponza.
Per cosa? Per la sua bontà… perbacco… per la sua bontà!
Niente di nuovo sotto il sole dirà Emanuele, proprietario delle Cantine Migliaccio.
Queste e altre curiosità…. nell’incontro: “A passeggio con Pasquale Mattej”.
Francesco De Luca