Quando avvenne l’incidente della nave “Kastel Luanda” che distrusse il pontile prima di inabissarsi nel fondo sabbioso (cui lei ha fatto riferimento), era il18 dicembre 1974.
Scrive l’operaio della SAMIP Giovanni Conte su Ponza Racconta del 10 agosto 2011: – “Fu un caso che quella notte fossi presente; alla Miniera ero Responsabile della Produzione. (…) Ricordo che eravamo in inverno e minacciava tempesta; il porto della Miniera è scoperto ai venti di ponente e di maestrale… Durante la notte il mare è andato rinforzando. (…) La nave comincia ad essere spinta dal vento e dal mare verso terra; (…) prima si mette di traverso e poi si appoggia al pontile di carico (…) tutta la struttura diventa insicura. La nave si incaglia, sempre con la prua verso terra. Rimane arenata e semisommersa per giorni/settimane; Poi (…) definitivamente scompare a fondo”.
Il danno subito dal pontile, Ponza lo pagherà a caro prezzo. Comincia l’andirivieni di mezzi pesanti carichi di sacchi di bentonite che a stento riescono a passare sotto i tunnel di S. Maria e Giancos. Sono i famigerati camion gialli Dumper BM 22, con motore FIAT 260 cavalli, 200 quintali di portata.
Il porto borbonico viene devastato dalla presenza di questi mastodonti a pieno carico. I basoli si spaccano, il lastricato del Mamozio si dissesta e va in frantumi, nessuna autorità interviene a fermare lo scempio. Le vibrazioni mettono a dura prova l’intero complesso del foro borbonico. Chissà se non vi sia relazione con il crollo del caseggiato di via Corridoio avvenuto il 29 agosto del 1977.
Scrive ancora Giovanni Conte: “Data l’inagibilità del pontile di carico, la soluzione adottata dalla Direzione della Miniera – per almeno 6 mesi – fu quella di attraversare tutta l’isola con i camion carichi, per arrivare alle navi ormeggiate al Porto di Ponza. Almeno dieci camion che andavano avanti e indietro di continuo. (…) Andirivieni di camion, disagi, rumore, polvere in sospensione nell’aria; e ancora… polvere bianca scivolosa sul porto, nei negozi giù alle banchine, nelle case. Si può comprendere con quale danno per il nascente turismo isolano. (…)Sono gli anni più cupi e contrastati della storia della Miniera a Ponza. Si era passati all’estrazione in galleria a quella ‘a cielo aperto’, con enormi danni al paesaggio. Ma non solo: numerose case e la stessa strada erano crollate; c’erano già stati gli espropri forzati, con i proprietari obbligati ad andarsene.”
In questo clima, il 15 giugno del 1975, Ponza va alle elezioni Comunali. Francesco Sandolo, sindaco democristiano dal 1951, medico condotto, è visto dalla popolazione (forse a torto, viste le cose che lei ha scritte sul suo conto) come colluso con gli interessi della SAMIP e per scalzarlo tutte le forze politiche si associano in una lista civica denominata “Alleanza Democratica” guidata dal socialista Mario Vitiello. Le forze del rinnovamento vincono largamente le votazioni e il buon Mario Vitiello diviene sindaco. Contestualmente si vota anche per il rinnovo amministrativo della Provincia e della Regione. Le forze di sinistra, e in particolare il PCI, crescono in voti e in percentuale prendendo le redini della Provincia e della Regione. La musica cambia, arriva finalmente un po’ di giustizia e la miniera chiude i battenti.
Ma tutto questo, caro sig. Pianigiani, appartiene al passato.
Oggi rimane il problema di rimettere in sesto quella zona. Sarebbe bello vederci impegnati tutti insieme, senza più divisioni, in un progetto condiviso di rilancio dell’isola, per il futuro dei nostri figli.
Sincera cordialità.
Gino Usai
FINE