De Luca Francesco (Franco)

Ricorrenza centenario nascita di don Luigi Maria Dies

 

di Franco De Luca

 

 

 

14 ottobre 1912

Oggi cade il centenario della nascita di don Luigi Maria Dies, parroco di Ponza dal 1934 al 1959 e, successivamente dal 1969 al 1973, 10 dicembre, giorno della morte.

Perché ricordarlo ? Non so se meriti  un ricordo collettivo, ma il mio credo di doverglielo.

Ringrazio Ponza-racconta se lo pubblicherà e mi scuso con i lettori se le riflessioni non riusciranno a entrare nel loro vissuto.

Ho ammirato in don Luigi la dottrina, sono stato influenzato nella sensibilità musicale, ho assaporato la religiosità, ho imparato a coltivare l’amicizia.

Questo lo affermo oggi, con la convinzione dell’uomo maturo, che apprezza gli incontri dell’esistenza, li soppesa e li giudica.

Non è l’infatuazione puerile o adolescenziale a parlare no, anzi, l’età giovanile mi vide scientemente lontano da don Luigi, di cui rigettavo il fascino capzioso.

E dunque so e non copro le critiche rivoltegli specie  per il carattere discriminatorio che aveva nelle compiacenze, o per la sudditanza che  mostrava verso la classe abbiente e dominante, o ancora per la smaccata propensione verso i familiari.

Don Luigi è stato un uomo che generava  giudizi contrastanti, perché aveva una personalità complessa.

Religiosamente ineccepibile tanto che era difficile, per una sensibilità infantile, non esserne rapito. E lo fummo in molti. E le tracce sono ancora presenti nel corpo della comunità isolana.

Umanamente mostrava contraddizioni evidenti: generoso e avido; padre per la comunità e insieme più solerte verso i familiari; aperto a tutte le anime dei suoi fedeli ma più chiuso verso chi lo osteggiava politicamente.

Il tutto assemblato in un carattere forte, in una erudizione acuta, in una sensibilità fuori del commune.

Una grande personalità, con grandi doti e grandi vizi, con realizzazioni uniche e meschinerie.

E tuttavia la nostra gioventù  ( parlo delle generazioni pre e post belliche ) fu grazie a lui che respirò valori immarcescibili  ( la purezza del sentire, la poesia del canto e nel canto , l’aspirazione a  migliorare se stessi nel tendere al sublime, l’amore per Ponza, la sua storia, il suo territorio, il suo popolo ).

Non so se i suoi meriti possano aspirare ad un ricordo collettivo, capisco che sono fortemente di parte, anche se la coscienza razionale mi tiene lontano dal fanatismo, ma sarei disonesto se non riuscissi a distinguere e ad additare le influenze che da lui mi sono venute.  Per esse gli devo           g r a t  i t u d i n e.

Ponza-racconta ha il merito di entrare in contatto con molti Ponzesi. Mi scuso se il ricordo di don Luigi Dies li  infastidisce, ringrazio quelli che, nel loro intimo, partecipano con me la ricorrenza.

 

9 Comments

9 Comments

  1. Lino Pagano

    14 Ottobre 2012 at 16:53

    Mi associo a quanto scritto da Franco. Lo ricordo con il suo vocione… e quando saltavi un pomeriggio di catechesi, il giorno dopo ti pigliava e ti diceva: “Pecché non si vunut a ier,tniv zappa a terra?” Aveva ragione: oggi, con il senno del poi, posso dirvi che a quelli della mia generazione ha fatto solo bene.Ce ne vorrebbero di Don Luigi Dies!

  2. Luca Dies

    16 Ottobre 2012 at 03:35

    Sarà il caso di cominciare a correggere qualcosa in quest’articolo, a cominciare dalla data della morte di don Luigi Dies: essa non è avvenuta il 10 bensì il 17 dicembre del 1973. Già l’inizio dell’articolo, dunque, è alquanto approssimativo e lascia un po’ a desidarare…
    Per quanto riguarda la “smaccata propensione” o il suo essere “solerte verso i familiari” a discapito di altri, attendo il parere dei miei fratelli Giovanni, Luigi, Gilda, Gennaro, Anna, che hanno vissuto a stretto contatto con don Luigi nella casa “ncopp’ ‘a chiesa” in quel di Ponza e in seguito a Gaeta, di cui darò conto in un prossimo commento. Franco de Luca dichiara invece di essere rimasto “scientemente lontano da don Luigi”, di cui rigettava il fascino capzioso (ma poi dice di essere rimasto rapito insieme a molti altri: mi sembra stia dando un colpo al cerchio e uno alla botte, parlare bene e male insieme, per non scontentare nessuno e piacere a tutti quelli che leggono, comunque la pensino su don Luigi).
    Io invece avevo solo due anni quando mio zio è morto. Non avendolo conosciuto di persona posso soltanto dire che dai racconti fattimi da mia madre (Antonietta Vitiello fu Gennaro detto “Sciabbolone”) smaccata propensione e solerzia verso i familiari proprio non risulta.
    A presto, dunque, per qualche altra doverosa rettifica.
    Sulla mia pagina Facebook (Luca Dies) troverete alcuni scritti di don Luigi da me pubblicati nei giorni precedenti la ricorrenza del centenario: riflessioni, meditazioni di carattere religioso, fatti storici di cui egli fu protagonista insieme a tutta l’isola di Ponza. Oltre che in questo modo, ho voluto ricordare don Luigi Dies (zio Monsignore) con una preghiera di suffragio, che spero sia stata elevata da tanti altri insieme a me.

  3. gennarosilveriogiacinto

    17 Ottobre 2012 at 13:28

    Intanto ringrazio Franco De Luca per aver ricordato in occasione del centenario della sua nascita, il 14 ottobre 1912, Zio Minsignore, Don Luigi Maria Dies, a tutti noi e a tutti i ponzesi. Il fatto che Franco non sappia se Zio Monsignore meriti un ricordo collettivo significa forse che non ricorda bene, ma da quanto scrive non sembra e non credo, quello che Zio Monsignore è stato e ha significato per Ponza. Religione, Cultura, Storia, Scienza, Politica, Umanità, Carità Cristiana, senso di Appartenenza ad un popolo che ha fatto proprio, diventando ponzese pur non essendolo e che ancora non è, nulla riconoscendogli mai le autorità locali, nemmeno intitolandogli un pur minimo vicoletto, se non ricordo male. E certamente Zio Monsignore non è stato solo canti e musica, che già di per se hanno avuto un grande ruolo nella sua attività di evangelizzazione, testimoniata proprio dai e dalle giovani di quei tempi. Tempi duri a cavallo della seconda guerra mondiale, non dimentichiamolo. Ma una figura, anche imponente e spesso scomoda, che ha inciso in maniera determinante, nel bene o nel male, ma sicuramente nel bene, a fare prendere una direzione precisa, di civiltà e di modo di intendere la vita, a quella che ormai era la sua isola e alla sua gente, adottiva ed adottata. Poi avrà forse potuto avere le sue debolezze di uomo, che Franco chiama “meschinerie” e “vizi”, come ogni uomo può averle, ma che espiava nel corso dei suoi esercizi spirituali proprio per essere sempre in grado di poter perdonare nel nome di Gesù, le debolezze degli altri uomini. Ma di un grande uomo, quale penso sia stato Zio Monsignore, nel suo piccolo e per la sua gente, andrebbero ricordate e raccontate le grandi cose e non gli eventuali “peccati veniali”. Ma sono sicuro che Franco li vuole mettere in risalto proprio per dare ancora maggiore spessore e forza alla figura di “U Parecchiane” in modo che il contrasto lo faccia apparire come un comune mortale, quale era, capace, e per questo ancor più meritevole, di cose grandi, importanti e significative. Oppure Franco vuole dire che gli attuali ponzesi sono ormai troppo giovani per ricordare “collettivamente” la figura di Zio Monsignore, Don Luigi, “U Parecchiane”, il ruolo che ha avuto in quello spaccato di tempo e di vita isolana, quando ha traghettato l’isola fuori dal periodo bellico con San Silverio sempre in capo a tutti e con la Madonna, Assunta, Immacolata, della Civita o altre, di volta in volta sempre al suo fianco e a fianco di tutti i ponzesi. Come tutti i ricordi, questi tendono ad affievolirsi e a svanire ed altre cose prendono il sopravvento. Ma tutto quello che oggi c’è di buono o cattivo a Ponza è passato e viene da quel periodo storico dove un uomo, un giovane Parroco venuto da Gaeta, prese Ponza e tutti i suoi figli per mano e la condusse, nel nome di Gesù, verso lidi più ameni e fuori dalle paludi portandola ed elevandola a “Perla di Roma”, in questo coadiuvato certamente anche da altri grandi personaggi ponzesi, di cui uno, Ernesto Prudente, scomparso proprio in questi giorni.
    I familiari certo erano i preferiti ma forse perchè, per esempio, un fratello, Salvatore, suonava il pianofotrte e il violino e quando era a Ponza veniva “cooptato” in Chiesa a suonare in modo che almeno qualche messa la potesse celebrare interamente dall’altare e non fare sempre la spola tra questo e l’organo. E ancora forse perchè la sorella Sisina l’ha seguito a Ponza sacrificando la sua vita, fin quando ci ha troppo presto lasciati nel 1954, a fianco del fratellone, che accudiva.
    Il mio privilegio come parente, figlio del fratello Salvatore, è stato quello di aver avuto la fortuna di poter vivere un tratto della mia vita con lui fino all’età di 19 anni (dic. 1973), quello di poterci stare qualche volta a pranzo o a cena e godere dell’ascolto di qualunque argomento volesse trattare, di avere da lui qualche lezione di latino e di vita, di essere stato da lui battezzato e comunicato, di averlo avuto come padrino di cresima, di avere i consigli di uno Zio, di poterlo salutare al suo arrivo o alla sua partenza con tanti baci, felice quando arrivava dispiaciuto che partisse. Di aspettare con ansia che arrivasse il giorno della mia partenza per Ponza per le vacanze estive per poterlo andare a trovare tutti i giorni sulla Chiesa dove però era sempre preso da mille cose e mille pensieri per poterci dedicare tutto il tempo che avremmo voluto. Da neopatentato, negli ultimi due anni, di accompagnarlo in auto presso Monasteri e Chiese per i suoi impegni pastorali e di avere il suo apprezzamento perchè mi vedeva, come poi mi hanno riferito dicesse, cresciuto bene e ormai responsabilizzato. E naturalmente, tra i tanti altri privilegi di nipote che amava Zio Monsignore, quello di cantare con lui in Chiesa, in qualunque Chiesa lui ci portasse, S.S. Trinità di Ponza voluta da lui più grande per accogliere tutti i ponzesi, Santa Maria in Fondi, San Domenico e Cattedrale in Gaeta, dove il suo personale coro eravamo noi nipoti, voci bianche, e i fratelli Salvatore, al violino, e Mimì, tenore. Infine ho avuto il più grande privilegio che potessi mai avere, ma che non avrei mai voluto, suonare i suoi canti al suo organo alla messa del suo funerale a Ponza. Altri parenti potranno raccontare della loro esperienza di vita con il loro caro congiunto, anche se ormai i suoi coetanei ci hanno lasciato. Ma ci hanno anche tramandato soltanto cose e ricordi positivi, insieme ai racconti delle difficoltà vissute in un periodo che anche tanti ponzesi ricordano ancora o per averlo vissuto, pochi ormai, o per averlo sentito dal racconto dei loro genitori. Ancora grazie di cuore. Gennaro Dies.

  4. Anna Dies

    18 Ottobre 2012 at 15:25

    Su zio Monsignore non si può dire male, nulla di male !!! Anche se molti ne temevano l’erudizione e sapevano che solo calunniandolo si sarebbero sentiti un po’ più importanti ….

    é stato un esempio per le generazioni ovunque andasse che sia Ponza, Fondi Gaeta o Ventotene, aveva il carisma di radunare i giovani, accoglierli e far di loro persone con uno progetto di vita. Mi fa piacere che se ne tramandi il ricordo, specialmente da parte di chi non l’ha apprezzato molto quando avrebbe avuto la possibilità di beneficiare dela grande cultura e levatura morale di MIO ZIO

    La musica ed il canto è quello per cui molti lo ricordano, ma io ricordo ciò che diceva mia mamma:
    Ha amato la sua gente ha sofferto con loro durante la guerra e dopo.
    Ha offerto la sua vita Alla Madonna e alla Chiesa
    Ha fatto grande una parrocchia COSTRUì INSIEME AI PARROCCHIANI LA CHIESA dedicata a San Silverio e Santa Domitilla CARICANDO SULLE SUE SPALLE insieme ai suoi parrocchiani i mattoni ed i sacchi di cemento e calce DALLA BANCHINA FINO ALLA CHIESA insieme ai suoi parrocchiani. Amava stare insieme ai suoi “FIGLI”

    Quando papà mio (Suo Fratello Salvatore Dies) tornava da un imbarco, c’era sempre qualcosa da “OFFRIRE”: per finire un mosaico in chiesa o qualche lavoro per l’altare…. I familiari lo hanno sostenuto in ragione delle loro possibilità a far grande La chiesa, MAI ne hanno tratto vantaggio!!!!

    Quando veniva a trovarci a casa a Gaeta ci portava le uova delle gallinelle forse regalategli da qualche contadino. o una crostata fatta da Silvia la perpetua, Questa era la propensione massima verso i familiari.

    Zio e la politica? tutto ciò che era contro la chiesa e la Fede lo contrariava , certo, perchè Lui era devoto e convinto del suo modo di pensare ma sempre aperto al dialogo, pronto a confrontarsi CERCANDO DI DARE LE SUE CERTEZZE A MOLTI CHE NON NE AVEVANO!

    Parlava con tutti non discriminava: Le anime andavano Salvate!!! Dall’altare tuonava contro i comportamenti poco decenti che nella sua lungimiranza e sapienza intuiva avrebbero portato allo sfascio della società, alla mancanza e decadenza di ogni pudore. Il futuro gli ha dato ragione

    Ricordo che ci faceva cantare nel coro: era meraviglioso
    a me è toccato nel periodo Gaetano su a San Domenico ed anche li c’erano tanti ragazzi che ancora lo ricordano. Per ognuno di essi aveva un pensiero e quando parlava di loro gli ridevano gli occhi

    Noi eravamo i suoi nipoti, che amava e che voleva attorno a se per apprezzarci, educarci, essere orgoglioso di noi !!! E noi facevamo di tutto per meritare il suo amore e la sua stima!

    Ci amava come un tenero zio, Burbero quando c’era da esserlo, pretendeva da noi il decoro e l’onestà più totali, e lo ringrazio per questo.

    Tornato a Ponza, La sua Ponza ha continuato la sua missione in un’ isola ormai diversa da quella che aveva lasciato, ma che ancora lo amava e lo accoglieva come una madre.
    Purtroppo la sua malattia lo ha portato via quando ancora avrebbe voluto dare molto alla sua isola

    Avevo 13 anni quando è venuto a mancare, ma ancora oggi mi ritrovo a pensare, quando devo fare una scelta di vita, a cosa farebbe piacere a Lui e ai miei genitori e cerco di farlo nel modo giusto

    Ringrazio di cuore coloro che lo ricordano e ne tramandano le opere
    Anna Dies

  5. Luigi Maria Dies

    2 Novembre 2012 at 17:57

    Ciao da Luigi agli amici di Ponza che amano Ponza. Ciao Franco, faccio seguito brevemente al tuo ricordo di Mons. Luigi Dies.

    Caro Franco, negli uomini grandi sono presenti e convivono in un giusto equilibrio quelle che vengono definite in modo molto superficiale “grandi contraddizioni”, che sono in realtà frutto della approfondita analisi dei molteplici e tormentati aspetti di tutte le realtà ricche di innumerevoli sfaccettature a cui dedichiamo la nostra attenzione concreta e non superficiale. Da ciò facilmente si capisce che le grandi contraddizioni sembrano tali solo alle piccole menti. Tale affermazione ancora di più si addice ad un gigante. Si perché tale era Mons. Luigi Maria Dies, che, a neppure dieci anni, celebrava, su di un tavolo, a casa sua, e non per gioco, celebrava messa interamente in latino, tanto da far gridare al sacrilegio se a farlo non fosse stato un bambino. Erano invece gia premesse da meraviglia. Una dirompente vocazione osteggiata in famiglia e solo lo zelo e l’appoggio di una zia suora, (Teresa Di Janni ora Beata) riuscirono a convincere i genitori.
    Così arrivò il seminario, che per molti era solo un espediente per studiare e non pesare sulle famiglie, atteggiamento comunque non privo di aspetti positivi in quanto formava senza dubbio ottimi cittadini. Posillipo nel nostro caso fece anche di più. Dopo pochi anni scodellò in curia a Gaeta un giovane sacerdote intraprendente e preparato in grado di far paura al “palazzo”. E fu l’esilio, caro Franco, abbracciato con spirito di vera missione, mai scalfito neppure da innumerevoli lusinghe vaticane. Ponza allora ha avuto un santo? No, semplicemente un missionario in terra di missione (ancora oggi io ponzese dico: “La mia Africa”). Missione accettata con il più genuino spirito di obbedienza. Oggi per Ponza ci vuole qualcosa che è più di un miracolo.
    Ma forse quello che si evince dal tuo scritto non è esattamente corrispondente a ciò che pensi, come se fossi stato un poco frettoloso e non avessi riletto. Ma stai tranquillo, Zio Monsignore aveva quelle spalle larghe che tu ben conosci. Ancora oggi, a cento anni dalla nascita, ma soprattutto a quasi quaranta dalla morte, allorché avremmo dovuto ormai aver capito tutto del suo messaggio , ancora una volta deve essere lui a capire noi. Si poteva cogliere l’occasione di questo anniversario per dare voce a chi, – tanti – nonostante l’oblio generale, continua ad averlo nel cuore, a chi potrebbe ancora raccontare episodi di vera umanità e di vita dedicata al prossimo, senza trasformare la chiesa e il pulpito in un palco per promozioni personali in chiave politica. Né può bastare incontrarsi e scambiare memorie e commenti in rete, dove sarà difficile incrociare quei Ponzesi che sono stati protagonisti nel momento bellico e postbellico dell’ isola.
    Noi nipoti abbiamo sempre evitato i primi piani e il mero sfoggio di una appartenenza eccezionale. Sapevamo e sappiamo di aver avuto e di avere ancora qualcosa che nessuno ci toglierà mai. E questo ci basta. Lo spazio della memoria doveva essere impegnato per dare voce ai suoi Ponzesi cresciuti con lui nell’ambizioso progetto di un’isola in cammino. Peccato! Un’altra buona occasione che Ponza si lascia sfuggire. Non se la sono lasciata invece sfuggire i gaetani che, sensibilizzati da Franco Schiano, in un concerto al teatro Ariston dove si onorava la memoria di alcuni artisti musicisti nati a Gaeta, hanno eseguito, fra gli altri, uno dei tanti brani da lui composti. Ma alla luce delle vicissitudini dell’isola degli ultimi tormentati anni, sia sul piano politico che su quello culturale, nonché, in prospettiva, anche economico-sociale, è facile capire quanto sia stata propedeutica a tali avvenimenti la perduta dote di ricchezza interiore che aveva fatto dei Ponzesi, negli anni quaranta-cinquanta, una popolazione fiera, orgogliosa dei suoi progressi e delle sue conquiste e con una dignità vera.
    È fuori di dubbio che i tempi cambiano ma, dalle premesse, posso capire che di questi cambiamenti forse sarebbe ora di cominciare ad averne un po’ paura. Caro Franco, ti abbraccio come ci abbracciavamo quando mi prendevate in braccio tu, Antonio Ciccillo, Silvano, Luigi, e tutti gli altri. Il sempre tuo nel Signore, fiero di essere il “Nipote del Paricchiano”

    …………………………………….…………………….Luigi Maria Dies jr.

  6. Gennaro Di Fazio

    3 Novembre 2012 at 01:14

    Mons. Dies l’ho conosciuto poco. Quando egli andò via da Ponza ero troppo piccolo, non avevo ancora 5 anni, quando invece ci tornò,io vivevo a Gaeta per gli studi liceali; d’estate di ritorno sull’isola ero preso da altri interessi. Di lui ho sentito parlare tanto, molto sul bene, ma, come ogni essere umano, anche di alcune sue contraddizioni. Gli encomi nei suoi riguardi da parte dei nipoti sono sicuramente sinceri, ma probabilmente condizionati anche dai loro affetti. Il giudizio di Franco De Luca invece è, a parer mio, più obiettivo, visto che il rapporto tra lui e il parroco è stato sicuramente più assiduo di quello dei nipoti e meno condizionato dal rapporto di parentela. Inoltre conosco bene Franco De Luca e mi fido della sua onestà intellettuale, pertanto il suo giudizio non è sicuramente nè da sottovalutare nè tantomeno da disprezzare.

    Gennaro Di Fazio

  7. Giovanni

    4 Novembre 2012 at 20:15

    in merito a quanto scritto in questa pagina,io ho un ricordo di Monsignor Dies che và oltre le polemiche.Io lo ho conosciuto per quello che mi ha raccontato mio padre,(tra l’altro nominato anche in questi scritti)e nei mie ricordi di bambino.A volte mi teneva sulle ginocchia quando suonava l’armonium, prendendo le mie piccole mani,con le sue manone e guidandole sulla tastiera.Mi ricordo di quando andavo a trovarlo nella casa sopra la chiesa.Mi ricordo anche del suo ultimo ritorno a Ponza con il piroscafo “Isola di Ponza” e della mia paura di avvicinarlo vedendolo sistemato sulla barella e con una flebo.Ma lui con un sorriso mi disse: non ti preoccupare tra un pò passerà tutto.Oggi lo ricordo leggendo i suoi scritti e suonando e cantando i sui canti.Tanti hanno e sfruttano ancora oggi il suo nome per scopi personali, trascurando quello che è stato il suo messaggio tanto che alcune volte mi viene da pensare, che ogni volta che è nominato Monsignor Dies sussulti nella sua tomba………………

  8. Luigi Maria Dies

    19 Novembre 2012 at 22:46

    Ciao Gennaro, mi fa piacere che si aggiunga un’altra voce in questo anniversario così sottotono tanto da rischiare di trasformarsi in processo. Per ciò che mi riguarda non avrei altro da aggiungere alla “querelle”.
    E poi, se anche avessi avuto ancora da puntualizzare a chi ora dovrei rivolgermi? All’amico Gennaro per parlare a Franco o a Franco per analizzare ciò che in sua vece dice Gennaro? Ma questa è Ponza, viviamo di coffe imbrogliate, difendiamo quando non c’è nulla da difendere, manca poi la stessa tenacia negli impegni e nelle proposte.
    Per ciò che mi riguarda, ripeto, penso non ci sia altro che valga la pena di sottolineare su zio Monsignore, ha fatto già tutto lui quando c’era, ma anche quando poi non è più stato.
    A Gennaro confermo: I nipoti difendono lo zio, ma certamente non è un atteggiamento sempre scontato, non mi risulta che tutti gli zii sono difesi a 360° gradi. C’è zio e zio. Bene, zio Monsignore, anche per la sua mole, merita di essere difeso a 720 gradi, peccato che non ne abbia bisogno. Possiamo solo sentirci onorati di questo ruolo di nipoti.
    A Gennaro chiedo: Dove hai attinto le notizie della non assiduità dei nostri rapporti? Abbiamo lasciato Ponza nel ’57 e nostro zio ci ha seguiti nel ’59. Da allora non ci siamo più allontanati, era una costante presenza a casa nostra a Gaeta, e noi lo abbiamo accompagnato in ogni suo spostamento (Cattedrale a Gaeta, S. Domenico); ho studiato latino con lui a Ventotene, abbiamo cantato in tutti i cori delle parrocchie che ha fatto rifiorire, S. Maria a Fondi, a Pastena dove si recava per gli esercizi spirituali ed anche a S. Giacomo e ‘agli Scalzi’ sempre a Gaeta. Poi tutto si è chiuso a Ponza, ultima dolorosa stazione.
    Caro Gennaro, aveva esattamente la nostra età, mese più mese meno. Quanto abbiamo detto e fatto noi e quanto ancora abbiamo da dire e da fare? Quanto ci è stato tolto che ancora ci poteva venire da lui? Queste sono le sole riflessioni che io oggi mi sento di fare. Non avevi bisogno di difendere l’onestà intellettuale di Franco che nessuno vuole mettere in dubbio e mi dispiace che ti sia sfuggita la parola disprezzo che non è sicuramente un termine che usi con faciloneria quando ti esprimi.
    Concludendo: per quanto attiene alla puntualizzazione sui concetti da me analizzati e che espressi in un certo modo non sono comunque condivisibili, ci tengo a ribadire, se fosse ulteriormente necessario, che nelle poche righe che ho scritto per illuminare qualche ulteriore angolo meritevole di nota di mio zio, Monsignor Dies, non vedo sottovalutazione di una persona che stimo e che conosco bene (ho fatto riferimento a scritture frettolose). Ultima ma non ultima osservazione. Dici disprezzo? Forse sarebbe stato vero se non avessi proprio risposto.
    Mi fermo qui. Credo tu sappia bene che la storia la cambiano i vivi. Ma a differenza dei tanti grandi della storia che nella loro genialità sentivano di essere “oltre”, ma piccoli sulle spalle di giganti, i nani di oggi pretendono di guidare e di guidarci insegnandoci come prima cosa quanto sia importante demonizzare e distruggere quei piedistalli e quelle colonne sulle quali sollevarci per attingere ad un orizzonte meno “castrato”. Spero che si aggiunga a questo dialogo qualche altra voce proveniente da questo passato che stiamo per dimenticare. E poi passiamo a commentare e dare lustro alle tante imprese lodevoli di coloro che, ancora vivi, si stanno impegnando per far risuonare il nome di Ponza ai quattro angoli della terra.

    Per dirla con Dante.

    Godi mia Ponza poi che sé sì grande,
    che per mare e per terra batti l’ali,
    …………………………………….
    Un sincero saluto a tutti gli amici di Ponza e un grazie veramente sentito per l’ospitalità che mi è stata concessa su queste belle ed interessanti pagine. Credo e spero di poter essere ancora con voi in un futuro anche prossimo.
    ……………………………………………………. Luigi Maria Dies jr.

  9. Giovanni Conte

    20 Novembre 2012 at 20:10

    Io non sono una voce del passato, ma del presente. Su Monsignor Dies ci sono tante cose belle da dire e da ricordare (canti, libri storici, poesie e così via) ma io lo voglio ricordare con le parole di mio padre (Silvano scomparso 4 anni fa) appartenuto a quel passato. Vivere Monsignore è stata una cosa grande, oggi tanti chiacchieroni ne parlano solo per scopi personali.

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top