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Egregio signor Pianigiani

[1]di Francesco De Luca

  Ritorno all’ articolo  ( 2^ parte ). Il quale, deve ammetterlo, non ha esposto la  “cronologia”  dei fatti relativi alla SAMIP in modo asettico, né oggettivo  ( se lo fosse stato non si sarebbero levate voci così forti )

 E dunque riprendiamo: la SAMIP operò durante le Amministrazioni Sandolo precedenti al 1975  con  “ordinanze provinciali” di dubbia correttezza, ma soprattutto con procedure amministrative contrarie  alla volontà, agli interessi, alla sensibilità dei Fornesi.

  I quali ( una minoranza ), è vero  che godevano di un lavoro che li affrancava dal mare e dalla pesca, ma li spogliava del loro territorio, della casa, della salute, della serenità.

  E lo fece con la connivenza di una Amministrazione che non riuscì a vedere nel  “turismo”  la fonte dell’economia isolana, e che ( colposamente ) non sentiva il dovere di   “garantire”  i suoi cittadini.

  La qual cosa è spiegabile; tant’è che le amministrazioni Sandolo sono state giudicate , e tuttora lo sono, come dispotiche.

  E’ comprensibile anche l’operato della SAMIP che, come lei ha sottolineato, andava dietro al suo interesse  ( non certo quello dei Ponzesi ).

 Tant’è che, quando trovò più  “facile”  tramutarsi da  miniera  in  cava lo fece agevolmente  ( la cava utilizza meno personale , la cava  si espande più celermente, ma la cava è più nociva alle persone intorno, la cava è più invasiva sul territorio ).

  Quando poi dal ’70 in poi la distanza fra Le Forna ( zona territorialmente devastata dalla SAMIP ) e Ponza-Centro ( luogo in cui sorgevano alberghi, ristoranti, ritrovi turistici ) divenne  madornale, il   sindaco Sandolo non poté più essere insensibile alle proteste della gente.

  Contemporaneamente la SAMIP aveva esaurito le scorte del minerale e aveva bisogno di estendersi ancora sull’isola. Ciò ostava contro una volontà popolare ormai consapevole e una copertura amministrativa traballante.

  La mossa geniale fu: pianificare lo sfruttamento di  tutto quel terreno  “lunare”   a fini turistici, con un investimento massiccio  ( risanatore ma anche innovativo ).

  Cosa urtò questa mossa di una  imprenditorialità geniale ?  Due fattori:

1  –  la mancanza di credibilità della SAMIP nei confronti della gente e dell’Amministrazione Vitiello  ( espressione e garante della cittadini ). Il  suo passato di impresa irrispettosa della popolazione fornese;

2  –  la volontà della SAMIP di imporsi sull’ Amministrazione per decidere lei il futuro della contrada Le Forna. L’Amministrazione invece si oppose pretendendo  (giustamente ) di  “possedere”  la maggioranza della quota-proprietà zona-SAMIP  ( a risarcimento degli espropri selvaggi perpetrati nel passato della SAMIP ).

 Questa è la mia opinione non la  “mia verità” . La metto in discussione, e ho provato a farlo con lei che, in verità, non ha collaborato. Riproponendo i suoi credo.

  Sono convinto anch’io che le banche non danno pegno alle  “chiacchiere”.

Francesco  De Luca