di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Chiudiamo queste polemiche restrospettive sulla chiusura della miniera.Chiudere la miniera è stata una GRANDE CONQUISTA CIVILE della popolazione di Ponza perchè c’è qualcosa di assurdo nel solo immaginare che un’ isola di incomparabile bellezza potesse essere sfruttata come un deserto sudafricano. Il destino economico di Ponza e dei ponzesi è il Turismo che deve essere valorizzato in tutti i suoi segmenti.
Piuttosto apriamo un dibattito contenutistico su che cosa fare di questa landa deserta? Questa è la vera questione. Poichè la proprietà dei suoli è del Comune di Ponza è urgente avviare in dibattito sulla realizzazione di un ” villaggio turistico” con la realizzazione del piccolo porto turistico.Una società-mista tra imprenditori pubblici e privati come una ” public company” dove la popolazione di Ponza possa acquistare le azioni. Una ” finanza di territorio” con una ” finanza di progetto” e con un ” marketing territoriale ” – termini della new economy – anche per Ponza nella dimensione di un ” Distretto delle Isole Napoletane” da Ponza a Capri.
C’è una proposta diversa per la ” crescita” dell’ economia? per evitare che Ponza chiuda d’ inverno? per evitare lo spopolamento? Se c’è che si avanzi.
Smettiamola – a Ponza come ad Ischia – con il personalismo. E’ un’erba ubiquitaria che ci portiamo nei geni. Cerchiamo di prendere dai nostri antenati la tenacia e la forza di sconfiggere la furia degli elementi e la durezza delle rocce ed aggiungiamoci le nostre conquiste verso la scrittura e la lettura.
arturogallia
12 Ottobre 2012 at 15:48
Mi sembra d’uopo concludere le “polemiche retrospettive sulla chiusura della miniera”, sebbene ricordarne la storia – della miniera e degli e di chi vi lavorò – è sicuramente importante.
Soprattutto, mi sembra importante “iniziare” a valutare le ipotesi di suo nuovo utilizzo.
Personalmente ritengo che qualsiasi cosa verrà fatta, non bisogna rimuovere la miniera dalla memoria storica di Ponza, proprio per onorare chi vi ha perso la vita, come chi ve ne ha tratta profitto.
Per questo, un eventuale “villaggio turistico” – idea che fa accapponare la pelle ai più – dovrà essere insediato nel contesto in cui si trova la miniera, senza snaturare il territorio più di quanto già sia, né rimuovere completamente il ricordo della miniera.
Oltre alle esigenze “ideologiche”, tuttavia, qualsiasi progetto dovrà tenere conto diversi aspetti pratici: le reali esigenze de Le Forna, e di Ponza tutta, e dei suoi abitanti; le infrastrutture esistenti e quelle necessarie; le risorse economiche disponibili; l’impatto sul territorio insulare.
Bisognerà valutare il rapporto tra le esigenze ponzesi e le esigenze dei turisti, e quanto le une e le altre coincidano.
Serve, insomma, un approccio multilaterale, che prenda in considerazione una serie sfaccettata di questioni.
Ma ben venga il recupero di una parte dell’isola che, oggi, è solamente improduttiva e ancora portatrice di simbologie disgreganti.