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Gli incubi di un passato…

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Cala dell'Acqua devastata dalla SAMIP

di Sandro Vitiello

E’ bello che ci sia un sito come Ponza Racconta perché diventa un punto di incontro e di memoria collettiva.
Purtoppo la memoria conserva anche gli incubi di un passato che non vuole passare.
Quando si vede quella che era la zona più abitata di Le Forna ridotta ad un cumulo di detriti ci si domanda ancora com’è stato possibile. Quando leggo “la storia della Samip” scritta da un erede (credo) dell’ultimo dirigente della miniera mi incazzo ancora perché questo signore finge di non sapere cosa è successo veramente da quelle parti.
A Le Forna, tra Cala dell’Acqua e La Piana è stato consumato il più grande sfregio nei confronti dell’isola di Ponza e di chi la abitava. Il signor Pianigiani era presente un paio di anni fa alla Chiesa di Le Forna in una bellissima serata organizzata da Mario Balzano e Sandro Russo, in cui venivano raccontate le storie dei ponzesi che hanno subito le angherie della Samip. Ha ascoltato con le sue orecchie la storia di Agostino Feola, dipendente della miniera, cacciato fuori da casa sua “con una mano davanti e l’altra dietro” e successivamente licenziato.
Forse al signor Pianigiani nessuno ha raccontato che Pianigiani senior come massimo segno di disprezzo verso questa famiglia si fece preparare un pranzo con gli animali del pollaio di Agostino Feola. Forse bisognerebbe parlare di tutti i morti di silicosi e di chi, connivente, non denunciò mai la pericolosità della miniera. Forse bisognerebbe parlare del fatto che a Le Forna, ai tempi della miniera, si poteva raccogliere l’uva solo dopo il primo temporale autunnale perché le vigne erano “impestate di bianchetto”.
Andate su Wikipedia, digitate Ponza e guardate il grafico sugli abitanti. Vedrete che nell’arco di 40 anni l’isola ha perso metà degli abitanti: metà dei fornesi sono scomparsi.
Se questa è la ricchezza di cui parla Pianigiani……………
Ps: sarebbe opportuno che chi amministra questo sito, in presenza di tesi che ancora oggi fanno male a tanti che hanno vissuto sulla propria pelle certe storie, esprimesse una linea redazionale, un pensiero collettivo.