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Tra viuzze e parracine, ’a via p’i cantine. Dedicata ai pionieri del ‘Fieno’

di Lino Catello Pagano

 

Tra viuzze e parracine,

rugiada e sole di mattina,

lucertole freddolose

stese al sole tra le erbe odorose.

Sali, scendi e poi risali con l’asino che tira,

poi si ferma annusa l’aria, raglia e si rigira,

la stradina che porta in cima al monte

ha Chiaia di Luna a destra e di fronte

[1]

[2]

Arriviamo su di prima mattina,

nell’aria frizzantina,

ovunque silenzio ancora,

laggiù in lontananza spunta l’aurora;

il cielo è di un pallido rosa,

sembra quasi un vestito da sposa.

[3]

 Scolliniamo sul crinale: meraviglia!

Guardi lontano per miglia e miglia

il vecchio corpo di guardia, la punta,

e il mare, intorno, che lo contrappunta

e sempre là tra viti e vastacietti

è uno spettacolo che non ti aspetti,

tra voli di quaglie e tortorelle

tutto ti sembra bello…

[4]

Guardi la stradina che scende

– il racconto non rende –

i gradoni del cammino

sulle vie del vino

un percorso per giganti

che avran fatto in tanti

pietre di lava fusa

dividono il terreno per chi lo usa.

[5]

In lontananza già Liberato e Luigino

arrivati per primi, ma vedo già Giustino

avviarsi verso le cantine,

con l’asino e il suo basto;

porta i barili e il resto.

[6]

C’è pure ’u Schàffer, fucile a spalla e coppola in testa

e il cane intorno che gli fa festa,

’Ngiulille e Boffacazone sono già fuori le cantine,

si preparano al lavoro, come tutte le mattine.

’U Schàffer tira fuori le panche, il tavolino,

i bicchieri e il bottiglione di vino.

Tu arrivi e sei il benvenuto

appena porgi il tuo saluto,

ti ritrovi in mano un bicchiere di vino

…e sono solo le sei di mattino!

[7]

Ma poi il lavoro impegna,

nel silenzio che regna;

ogni tanto nell’aria un richiamo,

che rimbalza tra il monte e il piano.

La risposta passa dall’uno all’altro posto,

come tra sentinelle di un avamposto.

[8]

Quando il sole picchia in testa più forte

cominci a temere per la tua sorte…

solo chi è abituato resiste;

ora a tutti fa piacere una sosta.

Si torna al fresco della cantina

Dove qualcuno ha pensato alla cucina.

E qui per sorte o per magia

si beve e si mangia tutti in allegria…

[9]

Il giorno si svolge piano piano:

è più lento il lavoro pomeridiano

finché la brezza sale dal mare

con l’umido salino della sera…

E viene l’ora del ritorno:

è finito anche questo giorno.

[10]

Ci vuole tempo per arrivare in cima,

nessuno ha fretta di arrivare prima

proprio lassù una poiana vola

fa cerchi in cielo, con sfondo Palmarola.

È forse il suo modo di dire

addio al giorno che se ne va a dormire.

Che differenza tra la sera e la mattina,

la luce soffusa del giorno

e quella di fuoco acceso al ritorno

[11]

Un asino e i Vecchi: carico in spalla, che fa meno male

e la fune, che tiene a bada l’animale

che lento scende per la via scoscesa,

di pietre in fila, come banchi in una chiesa,

resta soltanto un’ora di luce,

si torna a casa, alla famiglia, in pace.

[12]

Domani ancora sulla via del Fieno, come tutte le mattine

tra viuzze strette e parracine

giorno dopo giorno è passata una vita

ti volti indietro ed è già finita.

  [13]

 

Lino Catello Pagano