Ambiente e Natura

La serata del 10 agosto. Le voci dei testimoni. “Il mio primo ricordo del Faro della Guardia”, di Enzo Di Fazio (12)

sintesi e presentazione a cura della Redazione

Continua la presentazione degli interventi alla serata, secondo l’ordine: leggi qui

 

Lettura di un brano di Enzo Di Fazio: “Il mio primo ricordo del Faro della Guardia” (da parte di Beniamino Mazzella)

 

“Avevo 7 anni e al Faro mio padre mi ci portò appena qualche settimana dopo esservi stato trasferito, in un giorno freddo ma limpido del mese di dicembre del 1954.

Mi aveva detto  che il faro aveva una lanterna che girava come una giostra ed una enorme lampadina talmente grande da non poterla contenere in un abbraccio.

Quel giorno, già partendo da casa, mi aveva raccomandato, una volta presa la strada  della scarrupata, di guardare avanti senza mai distrarmi, di non voltare lo sguardo verso la montagna per non impressionarmi, di non guardare verso il basso dove il vuoto poteva farmi girare  la testa. Dovevo solo seguirlo standogli dietro passo passo.

Ricordo che non parlammo molto lungo il percorso.

Il silenzio mi consentì di fantasticare ma non di elaborare nella mente una immagine del faro e della grande “giostra”, distratto com’ero dal peso delle raccomandazioni.

Ma come spesso accade nella mente dei bambini, i pericoli non vengono percepiti nella giusta misura e più che essere scansati, vengono affrontati perché incuriosiscono.  Così, sicuro di non essere visto perché nel cammino seguivo mio padre, mi capitò quasi per istinto, appena mi resi conto della grandiosità dello scenario in cui mi stavo immergendo, di guardare in alto verso la montagna e poi in basso verso la scarpata che, oltre la compostezza della strada, portava al mare.

E rimasi impressionato di come tutto fosse enorme: la montagna sopra di me già cupa a quell’ora del pomeriggio, il costone con tanti massi sparsi il cui disordine accentuava la precarietà della loro posizione; gli scogli, di sotto, a mare così grandi da ricordarmi  i macigni che avevo visto lanciare  da Polifemo contro Ulisse e i suoi compagni nell’ indimenticabile film con Kirk Douglas visto qualche anno prima al ‘Cinema Margherita’; la strada che avevo davanti, pure essa mi sembrò enorme e lunghissima.

Eppure non mi sentii a disagio, anzi mi parve essere avvolto da una carezza fatta di odori di mare e di salsedine che andavano incontro a quello gradevole della frescura della montagna e a quello forte, umile e modesto del finocchio marino abbracciato alle pietre.

Il silenzio con cui mi accompagnavo a mio padre mi disse più di tante parole.

La parola distingue le cose, le rende visibili, ma spesso offusca la vista e limita la percezione di ciò che ti sta intorno.

Il silenzio mi consentì di sentire le voci del mare e quelle della montagna attraverso le parole  del vento. Non ne ero ancora cosciente, ma stavo imparando  a leggere il linguaggio della natura.

La strada tutta in discesa ci portò quasi a toccare il mare, prima di iniziare ‘l’arrampicata’ che dalla sella ci avrebbe portato al faro.

Altre emozioni vennero salendo per il sinuoso viottolo che si inerpica sul crinale del faraglione: quello che vedevo così da vicino confermava quel senso di grandiosità che mi aveva pervaso percorrendo la lunga strada: le rocce mi sembrarono enormi eppure stabili e sicure per come si combinavano e si tenevano insieme l’una con l’altra.

La protezione che veniva dall’altezza e dallo spessore dei muretti che fiancheggiavano il sentiero contribuiva a scansare la paura.

Mio padre si fermò ogni tanto lungo la salita, ed io con lui, per recuperare forze e pensieri.

Furono i momenti di prendere coscienza di cosa mi stava regalando la natura attraverso l’espressione dei colori dalle tante sfumature del mare, del cielo, delle rocce…

Giungemmo poco prima del tramonto. Ci accolse il gigante stendendoci davanti, a guisa di mantello, il suo enorme piazzale.

“Ecco dove ti ho portato” disse mio padre, mostrandomi la targa collocata alla destra del portone d’ingresso dove, esaltata dalla lucentezza dell’ottone c’era la scritta: “Marina Militare – Faro punta della Guardia”

Qualche istante dopo stavo nell’ampolla di vetro dove la lanterna con la sua grande piattaforma, girando, sembrava veramente “una giostra”.

 

[La serata del 10 agosto. Le voci dei testimoni. “Il mio primo ricordo del Faro della Guardia” di Enzo Di Fazio (12) – Continua]

 

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