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Il Diario del Nonno (8)

di Martina Carannante

 

Da: “Diario d’una missione. La mia Odissea di circa 72 ore faccia a faccia con la morte” di Aldo Mazzella

Per le puntate precedenti, digitare: Diario del Nonno – nel riquadro in basso a sin. del frontespizio: “CERCA NEL SITO”

[1]

 

Quale ristoro, quale sanità provarono i nostri polmoni ammalati, non saprei dirlo; dico solo ci portò la vita! […] Ci vestimmo alla meglio e salimmo in coperta. Il primo sguardo fu al cielo; la luna, alquanto grande, ci rischiarava, si vedeva ancora l’ultimo bagliore del crepuscolo serale. Non avevo mai visto o non mi era mai apparso il cielo così bello e nel salutarlo, ringraziando l’Amore Eterno, i miei occhi si velarono di lacrime. Non le lacrime di dolore che avevo versato giù, ma lacrime di gioia e di tenerezza. Man mano che ognuno usciva fuori dal portello apriva le braccia come per abbracciare tutto l’universo, con gli occhi rivolti al cielo. Ringraziavo l’Eterno. Appena tutti furono in coperta, anche i tre uomini legati che avevano dato segni di pazzia, il comandante chiamò l’Ufficiale di Rotta per recitare la Preghiera del Marinaio (*). Tutti in riga, in coperta, il comandante tirò fuori il cartoncino con la preghiera ed iniziò:

A Te, o grande eterno Iddio,

Signore del cielo e dell’abisso,

cui obbediscono i venti e le onde,

noi uomini di mare e di guerra,

Ufficiali e Marinai d’Italia,

da questa sacra nave armata della Patria

leviamo i cuori !

Salva ed esalta nella Tua fede,

o gran Dio, la nostra Nazione,

da’ giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera,

comanda che la tempesta e i flutti servano a Lei,

poni sul nemico il terrore di Lei,

fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro

piu’ forti del ferro che cinge questa nave,

a Lei per sempre dona vittoria.

Benedici, o Signore,

le nostre case lontane, le care genti;

benedici nella cadente notte il riposo del popolo,

benedici noi, che per esso,

vegliamo in armi sul mare.

Benedici!”

Tutti insieme rispondemmo: Benedici!

 ***

Dal giornale di bordo si legge: 20 gennaio 1938: alle ore 20:30 dopo circa 72 ore d’immersione e quasi l’asfissia, è emerso l’Iride. Il mare è leggermente mosso, nessuna nave in vista, alla fine del combattimento ci rendiamo conto che abbiamo riportato varie avarie. Ci accorgemmo anche che  non erano proprio le 20:30, in quanto noi calcolavamo l’ora secondo il meridiano di Roma, in effetti dovevamo calcolarlo secondo il meridiano di Madrid visto il luogo in cui ci trovavamo. Molto probabilmente proprio perché erano, in realtà, le 19:30, il nemico, grazie al piccolo bagliore di luce, si era reso conto delle macchie di nafta in superficie e convinto di averci battuti. L’idea di lanciare la nafta fu del direttore di macchina che prese accordi con il comandante; subito fecero mettere in movimento l’Iride per ingannare il nemico il quale subito lanciò alcune bombe. Immediatamente lasciammo uscire la nafta dai serbatoi; il nemico ingannato dalla vista della nafta e forse anche dai due portelli dell’intercapedine ha creduto alla nostra fine. Per lanciare la nafta dovetti mettere la maschera per la sola ragione che all’altezza di un metro dai paiuoli non c’era più ossigeno; per noi che dovevamo scendere in un locale al di sotto del livello dei paiuoli era impossibile scendere senza maschera.

Dopo parecchie ore così fermi alla deriva, in cui mangiammo e acquistammo le forze, solo verso le 22:00 partimmo per le isole Baleari, diretti a Maiorca. Giungemmo lì verso le 15:00 del 21 gennaio; molte navi di ogni nazionalità erano ancorate lì, attendevano e spiavano, si facevano la guerra in segreto, una contro l’altra. Noi trovammo rifugio tra navi italiane che in serata partirono per l’Italia.

Un marinaio, facendo la spesa prima della partenza, passando vicino ad un giornalaio lesse la notizia che portava un giornale e lo comprò. Ecco cosa riportava il titolo: – “Un sommergibile di nazionalità sconosciuta è stato affondato nelle acque di Malaga”.

Il 25 gennaio giungemmo alla Maddalena, dove venne posto sotto esame il capo silurista Roia, il quale non aveva alcuna colpa, tutto il difetto fu trovato negli apparecchi lancia siluri.

Ora siamo qui per riparare gli apparecchi lanciasiluri, per mettere l’antenna aerea per la nuova radio e per risistemare i due portelli dell’intercapedine.

Per ricompensa di tutti i sacrifici e del nostro comportamento abbiamo avuto un encomio solenne da parte del Capo Flottiglia e un pranzo speciale. E ora vivendo nella cuccagna dell’isola della Maddalena porto a termine questo mio diario, che avevo iniziato nella navigazione di ritorno; per non dimenticare l’Odissea di 72 ore in compagnia con la morte, perché quasi tutto va perdendosi nella mia memoria, e per alcuni dati precisi, ho dovuto ricorrere al giornale di bordo.

 

Aldo Mazzella

La Maddalena 29 Gennaio 1938

[2]

(*) – La Preghiera del Marinaio, composta dal poeta-scrittore Antonio Fogazzaro, venne recitata per la prima volta sull’Incrociatore corazzato “Garibaldi” (1899-1915) alla fonda nella rada di Gaeta (NdR).

 

Trascritto da Martina Carannante

 

[Il diario del Nonno (8) – Fine]