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Così uguali, così diverse

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di Luisa Guarino

 

Sto seguendo con interesse e curiosità lo ‘scontro-incontro’ tra le due realtà che compongono la nostra isola, e non trovo niente di male in una sana ‘competizione’ tra di esse, che a quanto mi risulta c’è sempre stata e continua ad esserci, seppure con toni più tolleranti e spirito collaborativo.

A questo proposito ricordo un episodio che ancora oggi mi fa sorridere, accaduto negli anni ’60 proprio in casa mia. Eravamo a pranzo ed era nostra ospite un’amica di mia madre, di Le Forna appunto.

A un certo momento – io e mio fratello Silverio eravamo bambini – non so chi dei due ha detto all’altro: “Avvicinati di più alla tavola: non mangiare come i fornesi!”. 

Immediata e piccata la reazione della signora: “Perché, come mangiano i fornesi?”

Il seguito neanche lo ricordo, ma certo mia madre avrà dovuto mettere in campo tutte le sue arti diplomatiche per calmare l’amica e far tornare il buonumore a tavola. Ebbene sì. All’epoca e ancor più negli anni ’50 chi era nato e viveva a Ponza centro era un po’ ‘razzista’. Chi risiedeva all’altro capo dell’isola era considerato contadino, cafone, arretrato, e chi più ne ha più ne metta: non aveva luce elettrica, dormiva su materassi fatti di stoppie e via dicendo.

Ma per fortuna con il tempo le cose sono cambiate ed è stata raggiunta… la parità. Anzi a dire il vero Le Forna per tanti versi ha ampiamente superato Ponza. A cominciare dalle case più curate e abbellite di fiori: in questo campo il resto dell’isola non ha avuto che da imparare. Inoltre è un luogo più tranquillo e con prezzi più accessibili. Il mare è magnifico e i panorami sono indimenticabili, mozzafiato non solo per modo di dire, fino a commuovere. Rispetto a Ponza, qui si ha davvero la netta sensazione di essere in un luogo di vacanze lontano da tutto e da tutti, un angolo di Grecia, di Nordafrica, di Sudamerica, un’altra parte del mondo insomma.

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Anche la vita sociale e mondana ha i suoi bravi spazi ad hoc: basti considerare che qui si trova la discoteca storica dell’isola, il Covo di Nord-Est; mentre d’inverno i giovani ne frequentano bar e pub allontanandosi dal mortorio di Ponza. E comincia a farsi strada l’idea di portare eventi anche in questa zona, seppure per motivi logistici, come nel caso delle due bellissime serate di osservazione astronomica proposte a luglio proprio da Ponza Racconta. E senza dimenticare il concerto di chitarra classica del XVIII Caroso Festival dello scorso 5 agosto. Appuntamenti destinati a crescere nei prossimi anni.

L’unica cosa di cui si sente davvero il bisogno, come tutti vanno ripetendo ormai da anni, è la presenza di un porto, che renda Le Forna indipendente e decongestioni l’inevitabile pellegrinaggio di auto dalla parte opposta dell’isola.

Se poi continueremo a scambiarci battute e a sorridere gli uni degli altri, che male c’è? Un pizzico di sano e affettuoso campanilismo non ha mai fatto male a nessuno: insomma più si è ‘prossimi’ e più ci si ‘sfrugolea’.

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Luisa Guarino