Ambiente e Natura

La presentazione del libro di Rita

di Sandro Russo

 

Mi sono chiesto perché Rita mi ha invitato qui stasera, insieme ad altri amici, a presentare il suo libro “L’isola delle Sirene”

Forse perché alla sua uscita proprio sulle pagine di Ponza racconta l’abbiamo presentato con un’enfasi volutamente esagerata “in anteprima mondiale”..? (leggi qui).

O forse perché sono stato uno dei pochi che l’ha apprezzato ancor più del suo più noto “Memorie di Amalie’?

Ma forse è perché l’ho visto nascere..!

È successo tutto per caso, durante un viaggio fatto insieme ai rispettivi compagni, nel maggio di un anno fa (2011), ad Ischia. Qui Rita è un anfitrione d’eccezione, per il fatto di avere, per così dire, una doppia nazionalità – nonni materni ischitani e padre ponzese, infanzia e adolescenza divise tra le due isole – e una curiosità di fondo per le persone e le loro ‘storie’.

Con Rita ci conoscevamo appena; ero stato interessato dal suo primo libro (quello delle Amalie) e le facevo domande per chiarirne la genesi…

Quando due persone animate dalla passione comune – per la scrittura, in questo caso – s’incontrano, abituati alle incognite e alle illuminazioni del ‘mestiere’, una certa dose di curiosità va messa in conto: sui temi portanti, sui meccanismi della scrittura, perfino sugli orari in cui viene meglio.

 

Continuavo a farle domande tra un’escursione e l’altra; a passeggio o a cena; al mare come al tavolino di un bar. Ma Rita resisteva ostinatamente alla maggior parte dei miei affondi. Ero stato incuriosito dai suoi ritratti di donne  – le Amalie di epoche diverse –  e le chiedevo se descrivere la condizione della donna fosse un suo interesse primario…

Macché! – mi risponde lei, secca. Ne desumo che Rita il femminismo l’ha interiorizzato ed acquisito, e le sue donne nascono già libere ed emancipate.

Altra negazione recisa è sulla tecnica di scrittura. Titolare ‘Fine’ il capitolo 1 del libro, e procedere per balzi (temporali) e digressioni, mi erano sembrate prove di una narrazione complessa, piuttosto architettata. Ha forse frequentato una Scuola di Scrittura?

– Ma quando mai? – Dice. Niente del genere, davvero! L’alternativa è che lei sia una scrittrice istintiva, con il piacere di raccontare – e anche di sentire le storie degli altri – come ancora si incontrano (lo so per esperienza diretta), in piccole comunità, dove la trasmissione orale è prevalente, ancorché assediata dal mezzo televisivo.

– Questo no… Quest’altro no..! Ma insomma, cos’è che ti ha spinto a scrivere? …E a fare proprio questo libro? – le ho chiesto ancora.

 

Certo ci ha messo l’amore per la gente della sua terra; la sua cultura e le sue tradizioni; e anche un impiego originale di modi di dire dialettali. Dice Rita che il suo piacere sta proprio nel raccontare: storie di cui ha sentito e che ha elaborato.

 

Di chiacchiera in chiacchiera ci siamo trovati un giorno al Negombo, lo stabilimento termale nella baia di S. Montano, tra i più grandi e noti di Ischia, con le sue quattordici (!) piscine a diverse temperature e un bagno turco. Il complesso è stato concepito e iniziato nel dopoguerra da un certo Duca Silvestro Camerini, che, ci dice con aria di mistero Rita, è stato confinato a Ponza nel periodo fascista,  raro esempio di nobile e ricco critico del regime, in un periodo in cui quella classe sociale era in gran parte ‘allineata’.

Ci sono libri che sembrano decidano loro di voler nascere; si impongono con la forza di eventi, coincidenze, circostanze casuali in cui cerchi una cosa e ne trovi un’altra che non ti aspettavi proprio, ma non meno interessante.

E così di sorpresa in sorpresa, tra cui un buon rapporto stabilito con i figli del Duca, una accurata ricerca d’archivio e testimonianze di personaggi dell’epoca sul versante ponzese, è nato questo libro, che mescola una trama di fantasia con fatti e personaggi reali e assolutamente riconoscibili…

 

Insomma, un libro più focalizzato – molto diverso dalle Amalie – in cui l’atmosfera di Ponza  degli anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale è resa in modo preciso e suggestivo, attraverso un bel ritratto di donna – Luisa, la cuoca del Duca –  che assorbe e rielabora ogni tipo di informazione durante il periodo della sua permanenza sull’isola… E infine malgrado la sua resistenza e iniziale denigrazione, è pian piano coinvolta e trasformata, fino ad essere – quella che ne riparte dopo poco più di un anno – una persona diversa da quella che c’era arrivata…

Beh, a me l’invenzione dei personaggi, l’intreccio e la resa della storia sono piaciuti molto!

 

Sandro Russo

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