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Un faro serve per vedere

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di Simone Perotti

Un faro serve per vedere. E per essere visti. La sua luce rincuora i naviganti, che capiscono di essere sulla giusta rotta. Il suo fascio luminoso fa esistere gli isolani, o gli abitanti della costa, sempre incerti tra essere e non essere, i dubbi che genera il mare. Un faro ha una voce, un tono, la sua fase e il suo periodo, immutabili, sempre identici, perché nessuno, magari su un’antica carta nautica, li possa equivocare. Dunque, un faro, è un essere, una cosa viva. Non ha solo pareti, le onde non battono contro qualcosa di inerte durante la burrasca. Lui è lì per restare, per resistere, perché nessuno sia cieco nella notte. Non ha molta importanza che oggi ci siano strumenti satellitari molto precisi che impediscono l’errore. Chi va per mare lo sa: quando guardi nel nero notturno e vedi il faro, ti senti meglio. Senti la mèta, sai che la via è buona.

Per queste e molte altre ragioni il Faro della Guardia (già annoverato sul bellissimo libro “Fari” della Lilla Mariotti insieme ai più belli del nostro Paese) non va salvato come oggetto murario, la sua anima non è immobiliare o di servizio. Il Faro della Guardia è vivo, come ogni buon faro. Va salvato come si salva un essere vivente. Con pietà, misericordia, compassione e rispetto.

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Simone Perotti

 

Nota di Redazione

Simone Perotti (Frascati 1965), scrittore e velista ha scritto tra l’altro: Adesso Basta – Lasciare il lavoro e cambiare vita (Chiarelettere, 2009); Uomini senza vento (Garzanti Libri, 2010): per la recensione sul n/s sito: leggi qui [3].

Il suo libro più recente è L’Equilibrio della farfalla (Garzanti Libri, 2012).

Il sito ha anche ospitato la sua postfazione ad “Adespota”, di Antonio De Luca (leggi qui [4])