di Franco De Luca
In attesa della seconda parte di Sandro Russo
Mi annoia la nostalgia “consolatoria” .
Amo la nostalgia “propulsiva”.
La nostalgia “consolatoria” per me è quella che ti inebetisce ogni volontà perché ti avvoltola nella rete dei ricordi e ti blandisce con essi. I quali, essendo lontani nel tempo, appaiono ammantati di bellezza, di giovinezza, di gioia, di spensieratezza. Ed è falso, perché ciò lo determinano la lontananza e il ricordo; essi elidono ogni bruttura ed emulcono ogni evento.
Ti consola questa nostalgia perché ti ammanta di bambagia del passato. Il quale è passato e dunque ti dà dolore, ma attraverso la nostalgia tale dolore “ritorna”: sopportabile, addolcito quasi, “consolatorio”.
Sì, consolatorio perché il presente è confronto, è dialettica, è opposizione, è lotta.
E allora il “ritorno nel passato”, mollemente doloroso, rende sopportabile il presente. Te lo fa digerire.
La “nostalgia propulsiva” ha lo stesso marchio del ritorno nel passato, perché sono i ricordi ad alimentarla. Questi (i ricordi) hanno lo stesso marchio del “dolore”, perché riportano a persone, eventi, atmosfere perdute per sempre. Ma… da tutto ciò emerge un senso di aggressione nei confronti del presente, della vita quotidiana, dell’attualità.
Questa nostalgia non si crogiola, si scuote; non si avviluppa nell’abbandono, se ne libera; non ristagna, si fa carico di nuova energia.
Al postutto la nostalgia serve per “ri-trovarsi” in ciò che è stato e in ciò che eri, e da questo partire per affrontare ciò che è e ciò che sei.
Francesco De Luca
(*) Etimologia del termine nostalgia: dal greco nòstos ritorno e àlgos dolore (NdR)