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Schizzi di salsedine da Ponza (22)di Franco De Luca
Coniugare il presente senza tenere il passato come perduto. È impresa difficile affrontarla oggi a Ponza. Perché i piani dimensionali sono diversi. Il presente parla soltanto la lingua dell’economia e non si cura di altro. Spinge e chiede risposte che diano proventi finanziari, che assicuri gli operatori turistici che l’economia dell’isola gode di un interesse primario. Così che si aspettano dalla nuova Amministrazione segnali in quel senso, e si impreca contro questo meteo che non permette agli apparati economici di mettersi in azione. Il passato invece si dispiega coi riti delle donne adunate intorno ad una cappella sulla Dragonara o nel largo della Punta Bianca. Invocano con il Rosario dalla Madonna grazie per le nostre esistenze dilaniate dalla precarietà, dalla voracità del tempo. Come preservare il segmento di pietà cristiana e insieme affrontare il tornado di una crisi che non è più soltanto economica? Non esistono giaculatorie nè formule matematiche. L’isola vive questa frattura. A noi è dato di osservare questi fenomeni, non esacerbarne né gli effetti né le cause; vivere la “ponzesità” con vigile attenzione, un po’ sollecitando chi ha il timone amministrativo a bene operare, un po’ assaporando il gusto delle vecchie pratiche. Con vigile autenticità.
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