Attualità

Informazioni di base sulle droghe d’abuso (8). Gli Oppiacei (3)

di Sandro Russo

Per gli articoli precedenti, digitare:  droghe  – nel riquadro in basso a sin. del frontespizio: “CERCA NEL SITO”

Un ampliamento del consumo dei derivati dell’oppio si è avuto nella seconda Guerra Mondiale.

La maggior conoscenza degli effetti delle ‘droghe’ aveva portato i comandi militari ad incoraggiarne l’uso tra le truppe; in particolare tra i piloti che andavano a bombardare le città. Si trattava di operazioni particolarmente impegnative dal punto di vista psicologico: come il bombardamento di Coventry da parte della Luftwaffe (11 agosto 1940) o di Dresda da parte delle forze alleate – la Royal Air Force britannica e la United States Army Air Force statunitense – tra il 13 e il 15 febbraio 1945. Una cronaca impareggiabile di questo evento – che costò la vita ad un numero enorme di persone (tra le 150 e le 250 mila in diverse stime), è riportata nel romanzo di Kurt Vonnegut – ‘Mattatoio n. 5’ – Slaughterhouse-Five (1969) – che si trovava prigioniero nella città tedesca.

 La copertina del libro di Kurt Vonnegut (Feltrinelli, 2003) e la locandina del film (regia di George Roy Hill), premio della giuria al festival di Cannes, 1972

Ebbene, i piloti che compivano questo tipo di ‘missioni’ avevano bisogno di alterare la coscienza in qualche modo; i mezzi messi a disposizione dalla tecnica farmacologica – dispensati con liberalità dai comandi militari – erano l’assunzione contemporanea di eroina: per la freddezza, il distacco e la noncuranza del pericolo, e di cocaina, per la componente di aggressività e prontezza di riflessi ad essa associata.

Come dire premere contemporaneamente sul freno e sull’acceleratore. Un uso che sarà ripreso negli anni tra il ’70 e l’’80 con la immissione sul mercato della ‘speedball’ (letteralmente ‘palla veloce’ o ‘fucilata’) una micidiale miscela di cocaina ed eroina, dagli effetti variabili e impredicibili, dipendenti da piccole variazione nel bilanciamento rispettivo delle due sostanze, dalla relativa durata d’azione e, non ultima, dalla reazione soggettiva dell’organismo ricevente.

Ancora una volta in tempo di guerra, tra gli altri mali, trova spazio la diffusione le droghe, che continueranno ad espandersi in seno alla società civile negli anni successivi.

 ***

Abbiamo già registrato l’ampio impiego della morfina nelle guerre ottocentesche; inoltre, dalla campagna di Napoleone in nord-Africa (1798-’99), le truppe francesi importano e diffondono in patria l’hashish; la Seconda Guerra Mondiale ‘lancia’ l’eroina che prenderà piede come ‘piaga sociale’ negli Stati Uniti e nell’inghilterra dal dopoguerra in poi.

È già un problema l’eroina – insieme all’alcool – tra gli anni ’50 e ’60, ai tempi della ‘beat generation’ di Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William Burroughs e gli altri, e comincia a radicarsi stabilmente tra i giovani.

Del 1955 è ‘L’urlo’, Howl, di Allen Ginsberg, con l’attacco folgorante:

“I saw the best minds of my generation destroyed by madness,
starving hysterical naked,
dragging themselves through the negro streets at dawn
looking for an angry fix,…”

 (“Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, morir di fame, nude, isteriche, trascinandosi all’alba per le strade di quartieri negri alla ricerca di una dose rabbiosa di eroina, …”)

In seguito è la guerra del Vietnam (1962-’75) a riportare in America una massa di reduci feriti nel corpo e nell’anima che continuano ad usare largamente le stesse sostanze imparate a maneggiare durante la guerra; le uniche in grado di placare in qualche modo i loro tormenti.

E giungiamo ad un’epoca ancor più recente: alla massiccia introduzione delle ‘droghe’ in gran parte dell’Europa e in Italia; soprattutto dell’eroina, che al tempo costituisce il commercio più lucroso.

L’intreccio tra criminalità comune, politica e droga nella Roma degli anni ’80 è reso magistralmente nelle sue atmosfere basilari in ‘Romanzo Criminale’ di Giancarlo De Cataldo (Ed. Einaudi, 2002); successivamente anche un film e un serial televisivo

Chi ha lavorato al Pronto Soccorso di uno qualunque degli ospedali romani in quegli anni, ricorda bene l’invasione dell’eroina – quasi un’epidemia di ‘overdose’ -: ragazzi raccolti sui marciapiedi o sui greti del Tevere, cianotici, con la siringa ancora infilata nel braccio…

Due o tre morti per notte nell’area metropolitana erano un bilancio comune in quel periodo, oltre ai tanti ‘ripresi per i capelli’. Una sequenza che sembrava inarrestabile..!

Successivamente le politiche delle centrali internazionali del traffico delle droghe si orientano diversamente. Il consumo di sostanze psicoattive – d’abuso e illegali – si radica stabilmente nella società, a tutti i livelli. Il ‘mercato’ offre un’amplissima scelta di ‘droghe’; per ogni necessità e alla portata di tutte le tasche. Con il viraggio del mercato, la sequela di morti da eroina ha termine. La disponibilità delle droghe nella nostra società diventa un fatto acquisito e diffuso, anche se sostanze diverse si avvicendano nei consumi di massa. Gli anni ’90, la fine del millennio e gli anni recenti fanno registrare il crescente successo della cocaina…

 ***

Il papavero è attualmente coltivato – illegalmente, ma anche in modo legale, per il fabbisogno farmaceutico – in molti paesi.

Un’immagine quasi idilliaca della coltivazione del papavero in Afghanistan. Dietro di essa si celano ben altre realtà

È nozione comune che le più grandi estensioni al mondo di terreni coltivati a papavero per la produzione illecita di oppio e/o eroina, siano le zone del cosiddetto ‘Triangolo d’oro’, costituito da Birmania, Laos e Thailandia e della ‘Mezzaluna d’oro’: Afghanistan, Iran e Pakistan. Ma i rispettivi contributi alla produzione sono enormemente cambiati negli ultimi trent’anni…

 Due copertine per lo stesso libro di Pierre-Arnaud Chouvy, nelle edizioni I. B. Tauris (London, 2009) e Harward University Press, a sin. (Cambridge, 2010). Il libro – recente e aggiornato – espone gli elementi di base del commercio dell’oppio, analisi e proposte di soluzione

Il mercato delle ‘droghe’ intese nella loro globalità, comporta un giro d’affari di circa 200 miliardi di dollari, cioè circa un quinto del commercio mondiale complessivo; esso rappresenta il più grande affare del mondo, diciotto volte maggiore di quello dell’oro (11 miliardi), quaranta volte maggiore di quello dei diamanti (5 miliardi).

Non si può non pensare alla miriade di interessi, da parte dei governi, delle grandi banche mondiali e dei centri di potere – criminali come le multinazionali della droga, ma anche con copertura legale – in un affare così enorme.

In realtà sono circa cento anni che i governi mondiali affrontano a diversi livelli – normativo, economico e anche militare – il problema della diffusione delle droghe; dei derivati dell’oppio in particolare.

La conferenza internazionale sull’oppio di Shangai – un primo tentativo di coinvolgere numerosi paesi in una definizione e regolamentazione della produzione e del commercio di oppio – venne convocata nel 1909. Da allora la produzione e il consumo sono aumentati in maniera esponenziale; visti i risultati, è lecito pensare che ci sia stato qualcosa di fondamentalmente sbagliato nell’approccio al problema.

Che la diffusione delle droghe abbia come corollario violenza, sopraffazione e crimine è chiaro a tutti, ma pragmaticamente li si considera elementi propri di questa epoca storica: ‘normale’ metodo di controllo e dominio da parte del potere politico-militare-economico

Di fatto dal lancio, negli anni ’70, di una campagna globale di guerra alla droga (‘War on drugs’, 1969) da parte dell’amministrazione Nixon, la repressione si è dimostrata non solo inefficace, ma anche controproducente, come ha dovuto riconoscere nel 2009 la nuova amministrazione Obama.

Sempre più evidenti sono i rapporti tra le condizioni socio-politiche di un paese e il suo contributo alla produzione illecita dell’oppio. L’antica e anche recente instabilità geo-politica delle regioni asiatiche certo non contribuiscono alla soluzione del problema; in particolare le colture illecite sono più floride proprio nelle regioni in cui guerra e miseria si sovrappongono. I casi di Birmania e Afghanistan sono emblematici, al riguardo.

Campagne di distruzione dei campi coltivati a papavero e tentativi di differenziazione delle colture vengono periodicamente effettuati, per accordi politici e commerciali. A farne le spese sono di solito i contadini

Da un certo punto in poi, nella storia più recente, il contrasto alla produzione di sostanze oppiacee si interseca con le ragioni della guerra al terrorismo. Le due situazioni mostrano più di un legame tra loro, in Asia e altrove. Le guerre locali in Afghanistan e in Pakistan hanno dato nuovo impulso alla produzione illecita di oppio, la quale a sua volta può servire a finanziare il terrorismo; il rischio è che l’emergenza terrorismo scinda i due aspetti e metta in sottordine l’impegno a sradicare il commercio illegale di oppio.

Quel che soprattutto appare evidente è che c‘è una rapidissima evoluzione in questo campo. Il panorama delle droghe d’abuso appare come un’Idra dalle molte teste: da ogni problema risolto sembrano originarne altri, in un processo continuo. Così le sigle ‘Triangolo d’oro’ e ‘Mezzaluna d’oro’, ormai obsolete; così i cambiamenti degli obbiettivi e dei mezzi per il controllo. Inoltre ogni droga ha una storia a sé, per produzione, effetti, dipendenza e tipo di consumatore, già se si considerano le due che più impegnano al contenimento: oppiacei e cocaina. Poi ci sono tutte le altre…

Una confusione e un’accelerazione che sembrano per certi versi possedere una dinamica propria, inarrestabile e autodistruttiva.

Gli spetti più propriamente medico-tossicologici degli oppiacei saranno l’argomento del prossimo articolo…

 

Russo Alessandro

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