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Personaggi indimenticabili di Ponza: Minicuccio ’a vocca storta

[1]

di Lino Catello Pagano

 

Ve lo ricordate Minicuccio? E si come si fa a dimenticarlo! Un personaggio unico nel contesto isolano; vendeva il pesce fresco porta a porta: – Oueee… teng’ ‘i rutunn’ bell’  frisc ’, oppure: – Oueee chi vo’ pesce, è frisc’.

Con il suo cappottone pesante, la carretta con sopra tre o quattro cassette di pesce, la bascula che tratteneva qualche mezz’etto, lo si trovava in piazza, per strada o nel suo negozietto, piccolino e pieno di merce di tutti i tipi: tricc’ tracc’, bott’a’mmuro, bengala e via dicendo.

Un altro lavoro di Minicuccio era quello di mena’ ‘u banne, attività oggi diffusissima, familiare ai pubblicitari che riempiono le pagine web di striscioni detti banner. Il precursore è stato Minicuccio coi suoi banner vocali: – Oueee femmene ‘e Ponza, appreparate i garuofen’ pe’ San Silverio, dimàn’ passan’ a pigliàll’… Se moriva una persona importante, ‘u bann’ era importante; se moriva uno qualsiasi ‘u bann’ era essenziale: – Oueeeee è mmuort’ Tizio, diman’ s’u’ portan’ ‘i tre e mezz’!  Procedura analaga per matrimoni, arrivi di carichi di merce, per il parrucchiere – Oueeeee… è venut’ ‘a capèera…

Ma il bello era la sera, quando vendeva noccioline al cinema Margherita di Barbett’ e tra un intervallo e l’altro attaccava con: – Chi vo ‘u spass: nucielline americane, oppure… caramelle, cioccolatini, coca cola, birra fresca… Aranciate chi beve!

Più delle volte eravamo una trentina di farabutti: lo raggiungevamo nel momento che iniziava lo spettacolo per farlo disperare, per poter arraffare qualche nocciolina in più.

Vi ricordate come faceva i conti? Ricordo bene la sua lucidità nei conteggi: c’era sempre chi lo voleva fregare ma nessuno ci è mai riuscito. Erano tutti zero, ma arrivato al totale non sbagliava di una virgola… [Per come faceva i conti Minicuccio, leggi qui [2]]

Minicuccio ora ci sembra un personaggio uscito da qualche film di Fellini… Usciva di casa, sopra il Pizzicato, alle quattro e mezzo del mattino, aspettava che rientrassero i pescatori per prendere le sue cassette e iniziare la vendita in giro per l’isola; arrivava sotto casa di mia madre alle nove e gridava ‘Ndunèè teng ‘u murluzziell’ frisch’ p’ ‘a criatura… (che sarei io). La cassetta era coperta da un sacco di juta bagnato per mantenere il pesce fresco. Mia madre comprava sempre altri pesci come le aguglie da fare fritte, i rutunn’ per arrostirli, qualche seppia; Minicuccio aveva sempre dei gran begli scorfani. Alla fine mia madre diceva: – Quant’è Minucu’? …Lui si armava di carta gialla e matita, faceva i suoi conti: –  …Zero, zero e porto zero… – e il totale era quello!

Quanti bei ricordi del buon vecchio Minicuccio …  Ora sarà a fianco a San Pietro e menarrà ‘u banne per coloro che arrivano da Ponza: Oueeeee, San Pie’, è arrivat’ n’atu punzese..! Mi piace ricordarlo così, né triste né allegro, come è sempre stato, con la sua spasella piena di noccioline…

 

Lino Catello Pagano

 

Per un altro ricordo di Minicuccio, in una poesia detta da Franco De Luca, ascolta qui [3]