di Enzo Di Fazio
Non è una di quelle date riportate nei libri di storia, né una di quelle che si ricordano perché tramandate negli anni attraverso la memoria delle generazioni, ma è sicuramente una data importante per chi l’ha vissuta e per la particolarità dell’evento che ricorda.
La benedizione del faro della Guardia il 18 aprile del 1960.
Nel 1960 veniva assegnato alla Chiesa di Ponza il parroco don Michele Colaguori.
Negli anni precedenti, esattamente nel dicembre del ’52, un bastimento era naufragato, con conseguente perdita di vite umane, sulle secche delle “Formiche” e, nel gennaio del 1948, un’altra barca aveva corso, in una notte di tempesta, il rischio di andarvi a sbattere contro se Filippo Vitiello (Filippe ‘i Musarache), fanalista di turno al faro della Guardia, non avesse rimosso in tempo dai vetri della lanterna (come lui stesso racconta, nell’estate del 1955, in un’intervista ad Alfonso Gatto inviato di Epoca – leggi qui) uno spesso strato di salsedine che indeboliva il fascio di luce diretto ad illuminare quel tratto di mare.
Don Michele, cui erano noti questi tristi eventi, pensò bene, quindi, di iniziare la sua missione a Ponza con la benedizione del Faro.
La notizia, la scopro, sfogliando il vecchio registro“Faro della Guardia – Registro dei visitatori” nel quale, delicatamente incollato sull’ultima pagina, c’è un foglio dattiloscritto – quasi certamente dallo stesso don Michele – che riporta la memoria di quell’evento.
La trascrivo integralmente.
Il Novello Parroco D. Michele Colaguori il 18/4/1960
con la benedizione del faro della Guardia
inizia la sua missione in Ponza
***
Confuso da tanta monumentale bellezza,
incantato alla vista di un panorama sì vasto e vario, il parroco
solleva lo sguardo al Faro che maestoso si staglia nel cielo
e dice:
“Dio, che invisibilmente mi ha guidato su quest’isola per essere faro e guardiano del devoto popolo di Ponza, BENEDICA TE, o Faro, vera immagine del Vessillo di Cristo e di Maria, la “Stella del mare”, affinché anche la tua luce risplenda sempre ai naviganti di quest’infido mare, guida e confortatrice nei pericoli, ridonando fiducia e speranza di raggiungere felicemente il porto; se poi le furie infernali insidiosa scateneranno la procella, San Silverio, Patrono amatissimo, intervenga e col suo braccio possente li conduca a riva e spiritualmente li avvicini, grati, a Colui che è ultimo porto, sospirato lido.
Ti benedico, o Faro della Guardia, nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo; nel nome di Maria la “Stella” e di S. Silverio nostro Protettore e Padre
D. Michele Colaguori
parroco
Enzo Di Fazio
Biagio Vitiello
18 Aprile 2012 at 07:08
Mio padre è quel Filippo Vitiello, che per distinguerlo dagli altri due cugini omonimi, veniva chiamato col cognome della madre “Musaraca” (Misuraca)
Biagio Vitiello
polina ambrosino
18 Aprile 2012 at 21:42
Dall’alto è come un grosso piede da gigante piantato nel Tirreno. Il faraglione della Guardia, maestoso, imponente, severo: la natura lo ha messo li a Guardia del mare e di chi lo naviga. Ho immaginato mille volte come possa apparire il mondo visto da li, dato che mai ci ho messo piede. Il sentiero bellissimo è, negli anni, pressocchè scomparso: sempre più dirupato, sconnesso e invaso da erbacce. In una foto di un giornale conservato dai miei, appariva quasi una strada, lastricata, ben tenuta. Un percorso incantevole, turisticamente affascinante. A pochi km da dove vivo io, cioè il piccolo borgo di San Terenzo di Lerici, si trovano i 5 paesi delle cosiddette 5 Terre. Sono piccoli paesini arroccati su colline che si affacciano su strette baie, tipo la nostra Santa Maria, ma chiusi a destra e sinistra da alti dirupi. Quindi, un tempo, prima che ci fosse la ferrovia a collegarli, per andare e venire da lì, bisognava prendere la barca, come fossero isole sulla terraferma. Solo due di loro erano collegati da un sentiero a picco sul mare, scavato nella roccia, tipo appunto la strada che va al faro, ma che corre lungo una parete di roccia stretta e alta. Era l’unica strada che i locali percorrevano a piedi, tempo permettendo, fra Manarola e Corniglia. Ebbene, dai tempi duri in cui questi minuscoli universi delle 5 Terre erano luoghi aspri e difficilmente vivibili, essi sono diventati Patrimonio dell’Umanità e, quella strada meravigliosa, è stata curata, protetta da un corrimano, divenendo famosa nel mondo come Il Sentiero dell’Amore. Una passeggiata fantastica, dove ti sembra di camminare sul ponte di una antica nave, lungo il mare della Liguria. Il sole vi tramonta e sicuramente offre uno spettacolo unico al mondo. Anche le 5 Terre, l’anno scorso, hanno conosciuto l’onta di uno scandalo amministrativo, anche lì, purtroppo, chi amministrava è stato perseguito legalmente. Il disastro è poi culminato nella gravissima sciagura dell’alluvione del 25 ottobre che ha praticamente raso al suolo Vernazza, la più affascinante delle 5 Terre. Ciò che però fa la differenza con Ponza è che, comunque la macchina organizzativa non si è fermata, che quella strada era già stata messa in sicurezza, che oggi, a pochi mesi di distanza dall’alluvione, il grosso è fatto e i sindaci delle 5 terre proprio oggi sono andati a Striscia la Notizia per far valere i diritti di quei popoli e di quel territorio, messo comunque a posto soprattutto dai locali, prima che dallo Stato. La volontà di rinascere è più forte, la volontà di valorizzare un bene immenso è maggiore del lamento, del dolore, della rabbia. A Ponza invece siamo lamentosi, addolorati e arrabbiati, ma le maniche difficilmente vengono rimboccate. Chissà come staremmo se un alluvione a Ponza avesse mandato giù la Guardia intera che attraverso la strada degli Scotti e della Dragonara si fosse portata via la vita e le case di tutti noi, fino ad arrivare al porto, col suo fango e la sua morte, così come è accaduto li, a Vernazza, che del campanile della Chiesa si vedeva solo la croce sulla cupola… Ora, magari, sono andata fuori tema. Ero partita dal Faro: poesia assoluta. Posto unico al mondo: con un’altra forma mentis, Ponza sarebbe anch’essa Patrimonio dell’Umanità, Ponza ha angoli che sono di straordinaria unicità: il FAI, due anni fa attraverso il concorso I LUOGHI DEL CUORE, lo inserì fra i tre luoghi italiani prescelti per entrare nel FAI ed essere così sistemati e resi fruibili, se fossero stati votati dalla gente sul sito dela FAI… La cosa fu pubblicata da alcuni settimanali, anche io, personalmente, su facebook, postai questa notizia, ma nessuno mi ascoltò e votò. La cultura è l’ultimo pensiero dei ponzesi. Svanita anche la possibilità di essere aiutati dal FAI, ora c’è la spada di Damocle del dissesto finanziario nazionale che, per essere risanato, richiede la messa in vendita dei beni demaniali, fra i quali, appunto, il Faro della Guardia. Chissà se mai diverrà la nostra Strada dell’Amore, inteso come l’amore per l’isola. Chissà se quella meravigliosa casa che naviga perennemente si Tirreno sarà mai un luogo visitabile e godibile, come il Faro di Portofino… Chissà se il Faro della Guardia potesse parlare cosa direbbe di noi!
francesca iacono
18 Aprile 2012 at 22:30
Il faro della Guardia è un luogo stupendo.Io ci sono stata più di trent’anni fa ed ho un bellissimo ricordo. Quando venne inserito nei luoghi del cuore da votare per avere un aiuto dal FAI feci anch’io come Polina la mia pubblicità sul mio blog ma con scarsi risultati. Da lassù si può ammirare un panorama mozzafiato.
C’è una scrittrice che ha ambientato diversi romanzi proprio nella casa del faro.