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Alla ricerca del mio passato a Ponza (1)

di Raffaele Sandolo

 

Da alcuni anni vengo sempre più spesso a Ponza, a rivisitare i luoghi dove ho vissuto meravigliosamente da bambino ed ho passato ore piacevoli in gioventù. Mi attraggono, in particolare,  la spiaggia della marina di Cala Feola con i magazzini nelle grotte, le Piscine Naturali, la casa del Munaciello, Cala Inferno, la Miniera di bentonite e poi… la spiaggia di Sant’Antonio, il tunnel e la spiaggia di Chiaia di Luna, il locale affacciato sulla Caletta, una volta sede del Mariroc…  poi mi affascinano i colori e i sapori dell’isola. Ogni volta che vado a Ponza sono alla ricerca del mio passato e rivivo i miei ricordi, sempre splendidi, amabili e interessanti.

 

Sin da bambino e poi da ragazzo sono andato a Ponza, talvolta con i miei genitori e altre volte da solo. Inizialmente abitavo nella casa di Chiaia di Luna, ospite di mia zia Mamena (Filomena Sandolo) sorella di Don Gennaro, ex parroco di Le Forna. Successivamente decisi di abitare a Le Forna, in Cala Feola, dove oggi si trovano il bar e il negozio “Alimentari” di Guido De Martino detto Guido ’a Perchia.

In quel tempo passavo le vacanze con i miei nonni Emiliano Sandolo (Miliano Sandolo detto Baiocco) e Maria Avellino (chiamata zi’ Maria). Incontravo spesso Jannella de Martino e Prizitella, sorella di Jannella ed anche mia zia, avendo sposato mio zio Raffaele Sandolo, morto ni primi anni di matrimonio. Ogni tanto incontravo Salvatore Romano detto Tore ’i biancola, che mi donava dei pesci per i miei nonni. Era una persona molto simpatica, gran lavoratore e navigante, che amava la propria famiglia. Ricordo una signorinella, carina  e gentile, di cui allora non conoscevo il nome. Più tardi l’ho incontrata: era Eleonora Romano i cui figli abitano ora all’Isola d’Elba. Tutte queste persone abitavano nelle grotte di Cala Feola, nella zona chiamata “Abbasciucàmpo” oggi chiamata Sottocampo. Le grotte avevano la piscina per il rifornimento di acqua ed erano comode con temperatura costante, soprattutto fresche in estate. I miei nonni Emiliano e Maria mi facevano dormire in una casetta monolocale, non tanto fresca in estate, che disponeva un letto con materasso di sbreglie, foglie secche di granturco. In questo ambiente passavo dei momenti magici, come in una favola.

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Nel 2006, a giugno, ho passato due settimane a Ponza ed ho visitato le grotte di “Abbasciucàmpo”, che furono dei miei  nonni. Me le ha fatte veder Guido, mio amico sin da ragazzo, e figlio di Jannella. Ora sono di sua proprietà. Ne ho riconosciuto alcune che io avevo scavato nella montagna, usando attrezzi simili a una mestola da muratore e a un grosso cucchiaio. Un tuffo nel passato. Che emozione!

Due anni dopo mi trovavo a Ponza e decisi di prendere il sole alla marina di Cala Feola. Presi l’autobus e scesi presso una grande curva, vicino al bar di Guido. Detti uno sguardo fugace alla casa del Munaciello. Quando ero ragazzo i miei nonni mi dicevano di fare molta attenzione al Munaciello e di non entrare mai in quella casa misteriosa. Ripresi la mia strada e quindi, scendendo per una lunga scalinata che passava fra fiori, agavi e piante di fichi d’india, arrivai alla spiaggia della marina. Prima di prendere il sole e fare il bagno mi misi a guardare le grotte presso la spiaggia dove nel passato c’erano dei magazzini che contenevano attrezzature da pesca. Quindi mi sdraiai sulla sabbia pronto per l’abbronzatura. Che atmosfera e che profumi meravigliosi! Dopo alcune ore feci il ritorno, risalendo la scalinata e camminando fino alla fermata dell’autobus, alla Chiesa. Qui detti uno sguardo a Cala Inferno. Non vidi la vecchia scalinata nella roccia ed inoltre in alcune parti la montagna era crollata. Che disfacimento!

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Il giorno dopo andai a vedere la vecchia Miniera di bentonite incamminandomi sulla strada che passa da La Piana e porta a Calacaparra. Da giovinetto andavo spesso a vederla assieme ad alcuni amici ponzesi e i miei nonni erano sempre molto preoccupati perche la zona era disagiata e quindi molto pericolosa. Lo sfruttamento del giacimento iniziò verso il 1935, con la SAMIP, e perdurò fino agli anni ’70. Per molti fu considerata solo una ricchezza ma, nel dopoguerra, apparvero i vari aspetti duri e dannosi. Molti lavoratori, ex-minatori, sono morti di silicosi e poi, successivamente, a molti ponzesi, più accorti, si manifestò in modo chiaro la devastazione delle belle cale e calette. Io, da  ragazzo, rimanevo affascinato dai ritmi di lavoro e dal trasporto dei carrelli. Inoltre vedevo spesso i bastimenti che caricavano la bentonite per portarla in porti italiani ed esteri. Vivevo una bellissima avventura … Nel vedere la Miniera abbandonata e l’ambiente totalmente distrutto, rimasi angosciato e disilluso. Forte Papa si ergeva sulla collina, così maestoso nella sua nobiltà, ma sotto c’era desolazione e macerie.

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Con la chiusura, la miniera era caduta nel più totale abbandono e tante case crollarono con la fuga e l’emigrazione degli abitanti. Alcuni di questi, come la famiglia di Gennaro di Meglio detto ’u Conte, si spostarono all’isola d’Elba. Mai fu tentato il recupero dell’ambiente. Ponza lo avrebbe meritato. Rimasi sconcertato di tutto questo.

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Nei giorni successivi andai a visitare la madre di Luciano, molto amica di mia madre, che abitava sul Montagnone. La trovai cercando della famiglia di anziani detti i Russolillo. Viveva da sola in quanto il marito era morto alcuni anni prima. Luciano faceva il motorista sull’aliscafo Formia-Ponza. Fu molto contenta di incontrarmi e ancora ricordava mia madre. Poche ore dopo, al ritorno, incontrai  dei pescatori che si riunivano spesso nel ristorante Angelino. Fui ricevuto con tante gentilezze in quanto molti pescatori, fra cui i proprietari (famiglia Morlé) ricordavano mio padre. Passai con loro dei momenti felici e ringraziai per le loro attenzioni.

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Prima di prendere l’autobus per ritornare a Sant’Antonio e bere un drink con amici del porto sono andato a fare la spesa in un minimarket a Calacaparra, di proprietà di una nipote di Agostino Aprea, mio amico di origine ponzese, residente a Marina di Campo. Abbiamo parlato di Ponza e dei problemi di Le Forna. Abbiamo anche parlato del nipote Stefano Aprea, figlio di Agostino, e di Sandra Togni, sua signora.

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Mentre ero a Ponza nel giugno 2011 in occasione della Mostra di Montecristo, nel periodo dei festeggiamenti per San Silverio, ho preso l’autobus per andare verso punta Gaetano da dove potevo vedere un magnifico panorama di Ponza porto. Sono rimasto estasiato da quella visione rimanendo a guardare per quasi un’ora. Al ritorno mi sono incamminato per strada e mi sono fermato al minimarket di Calacaparra dove ho trovato anche Stefano e Sandra, anche loro sull’isola per collaborare nel buon svolgimento della Mostra. Abbiamo fatto molte foto di gruppo fuori del negozio. Dopo alcune ore abbiamo preso l’autobus per  andare a Ponza Porto per cenare.

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Ad ottobre dello stesso anno, 2011, con un gruppo di ragazzi elbani guidati da Umberto Segnini, mio amico dell’Elba, sono andato a vedere le Piscine Naturali. I ragazzi partecipavano al Viaggio dell’Amicizia Elba-Ponza. Erano arrivati su tre velieri facendo una bellissima ed interessante navigazione. I ragazzi erano agitati ed ansiosi di vedere delle bellezze naturali in una atmosfera surreale. Sono sceso per una lunga scalinata incontrando Ida Romano, chiamata Idarella, e sono rimasto a parlare con lei seduto nel cortile di casa, circondato da fiori in una fantasmagoria di colori. Dopo mezz’ora  mi sono incamminato verso gli scogli da dove ho potuto osservare la casa sopra la Caletta dove sono nato nel 1937. Purtroppo la strada era brutta, con molti sassi e cespugli, e non sono potuto entrare nella casa. Mi sono seduto e guardando la piscina con l’arco naturale da cui entrava l’acqua di mare. Col pensiero sono andato al mio passato rivedendo immagini a me care. Mio Ciro Sandolo detto Crist’i’ Crolie e Concetta Sandolo detta Nananna ’a Voccaranne, miei bisnonni, ormeggiavano la propria barca nel laghetto interno, calmo e tranquillo, e poi salivamo pian piano verso la casa dove c’erano, ad attenderli, i miei nonni Michele Sandolo e Filomena Balzano. Arrivammo alla “curteglia” dove esplose la mina che uccise mio zio Agostino Sandolo e altre due persone.  Ci sedemmo su una “parracina” mentre il mio cuore batteva forte per la profonda emozione. A sera mangiammo il pesce appena pescato. Avevo non più di 15 anni …

Il giorno successivo sono ancora andato ancora a Calacaparra per pranzare al Ristorante Anna e incontrare alcuni amici pescatori.

Dopo alcune ore sono ritornato a Ponza porto per visitare, a Santa Maria, la grotta del Serpente. Magnifica grotta romana, deposito di acqua, anche se un poco abbandonata.

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Quindi, assieme ad alcuni ragazzi ansiosi e la guida Umberto, accompagnati da Silverio Scotti il velista, sono andato a visitare le grotte di Pilato, proprio sotto il cimitero comunale. Che incanto!

 

Rivivendo il mio passato… quanta gioia con momenti di malinconia e di intensa tristezza.

Potrei parlare di molti altri ricordi con esperienze interessanti… ma non voglio dilungarmi.

Li tengo dentro di me come un piccolo grande tesoro. Avrò altre occasioni per parlarne.

 

Raffaele Sandolo

Marina di Campo (Isola d’Elba), 4 aprile 2012

[Alla ricerca del mio passato a Ponza (1) – Continua]