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Schizzi di salsedine da Ponza (17)

[1]

di Franco De Luca

 

L’isola sta vivendo un’anticipazione dell’estate, tanto è  piacevole l’atmosfera che unisce mare cielo e terra in una dimensione di placida bellezza.

Colori tenui e di rinnovata tersità, profumi sparsi e avvolgenti, e quiete.

Quella che non c’è negli isolani, ballettanti fra nomi e liste, interessi e condizionamenti.

A nulla è valsa la mannaia giudiziaria dell’ultimo autunno. A nulla.

C’era da abbracciare con entusiasmo un’altra concezione del  “far politica” a Ponza, e invece si prosegue nell’autodistruttiva demolizione del vicino di casa, del compaesano, di Le Forna opposta al Porto.

Con un minimo di spirito proiettivo si può concludere che non sortirà nulla di migliorativo, perché si lasciano le decisioni ai furbetti dell’ultima ora o a quelli la cui ora è passata da decenni.

La popolazione fondamentalmente non  “vuole”  diventare “soggetto politico”, preferisce essere manipolata come “oggetto”. Cedendo ai ricatti, alle lusinghe, alle tentazioni di sopravanzare gli altri per capriccio.

La ragione di tale insània occorre trovarla nei difetti umani non certo in questa natura che semplicemente magnifica le doti che possiede.

Elevo auspici affinché la natura vinca sull’umanità, come la bellezza sulla stoltezza.

 

Francesco De Luca