Lamonica Silverio

Domenico Antonio Contatore. La prima Storia di Terracina (4)

A cura di Silverio Lamonica

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“Marcello, Servo di Cristo, ai Santi Martiri Nereo ed Achilleo. Sono pieno di gioia per aver letto il vostro scritto, sapevo infatti che voi vi battete coraggiosamente e diligentemente per la verità con la fede e le opere. E poiché vi siete ricordati di questo fatto, che Simone sarebbe stato innocente, ripercorrerò in qualche modo parte della sua vita, affinché in poche parole si conosca ogni cosa. Infatti, essendo stato io suo discepolo e avendolo conosciuto come maligno, infanticida, malefico e che veniva meno alla parola data, lo denunziai e mi unii al mio Signore, l’Apostolo Pietro, e quando Simon Mago disse che (Pietro) suscitasse odio verso di lui ed il popolo romano, subito, nel luogo in cui Simone accusava Pietro, passò una vedova con una moltitudine di gente, in lutto per la perdita del suo unico figlio. Allora disse Pietro al popolo che credeva in Simone: ‘Accostatevi al feretro e mettete giù colui che si dice  morto e che risusciterà, la fede di costui deve essere ritenuta vera’. Dopo che il popolo lo fece, disse Simone: ‘Se io lo risusciterò, ucciderete Pietro?’ Rispose tutta la turba: ‘Lo bruceremo vivo’. Simone, allora, avendo invocato tutti i demoni, (come) loro ministro cominciò a celebrare (il rito) per far muovere il corpo. Vedendo ciò i popolani cominciarono a gridare lodando Simone e morte a Pietro.

Allora Pietro, avendo ottenuto a stento il silenzio, disse al popolo: ‘se vivrà, parlerà, camminerà, prenderà il cibo, ritornerà a casa sua. Se non farà ciò, sappiate che Simone vi ha ingannato’. A queste parole il popolo gridava con una voce sola: ‘Se Simone non lo farà, lui stesso soffrirà la pena imposta a Pietro’. Simone, allora, fingendosi adirato, cercava di fuggire. Ma il popolo lo trattenne. Allora Pietro, alzando le mani al cielo, disse: ‘O Signore Gesù Cristo, che hai detto a noi, tuoi discepoli – Andate nel mio nome e scacciate il demonio, curate gli infermi, risuscitate i morti – risveglia questo fanciullo, affinché tutta questa folla riconosca che tu sei Dio e non vi è altro (Dio) all’infuori di te, che col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen. Il fanciullo, destandosi, adorava Pietro dicendo: ‘Ho visto il Signore Gesù Cristo che dava ordini agli Angeli dicendo: – Su richiesta del mio amico Pietro, che l’orfano sia restituito alla Vedova, sua madre.

Allora tutto il popolo gridò con una sola voce: – ‘Dio è uno ed è quello che predica Pietro’.

Simone  trasformò la sua testa in quella di un cane e tentò la fuga. Ma il popolo, invece, lo trattenne e mentre lo voleva dare a fuoco, Pietro si mise in mezzo e lo liberò dicendo: ‘Il nostro Maestro ci ha insegnato questo – ripagare il male con il bene’.

Quindi Simone, scampato (il pericolo) venne da me e, credendo che io non  sapessi il fatto, teneva a stento un enorme cane con una catena di ferro che legò all’ingresso, dicendo: ‘Vediamo se Pietro – che è solito venire da me – potrà entrare’. Dopo un’ora venne Pietro e, fattosi il segno della croce, sciolse il cane e gli disse: – ‘Va a dire a Simone che la smetta di ingannare il popolo col servire il demonio, per sua colpa Cristo versò il suo sangue. Io, vedendo una cosa tanto meravigliosa, corsi da Pietro e, prostrato alle sue ginocchia, lo accolsi in casa mia, cacciando Simone con disprezzo. Ma il cane, reso mansueto con tutti, perseguitava soltanto Simone, che mise sotto di sé; accorse Pietro, dicendo a gran voce: – ‘Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ti ordino di non morsicarlo in alcuna parte del corpo’. Così il cane non poté toccargli alcun membro, ma prese a morsi i suoi indumenti, tanto che nessuna parte del suo corpo rimanesse coperta. E tutto il popolo, specialmente i fanciulli, corsero col cane per tanto tempo dietro a lui, fino a quando spinsero lui che ululava come un lupo, fuori dalle mura della città”. È ciò che frequentemente scrive Marcello, figlio del Prefetto Marco, che fu Presbitero e Martire.

Dopo questi fatti, non sopportando la vergogna di quanto era accaduto, non si fece vedere per un anno. Ma dopo trovò chi lo avrebbe introdotto da Cesare Nerone e questo è il fatto: l’uomo malvagio si accoppia col più malvagio dei suoi amici. Quindi il Signore apparve in visione all’Apostolo Pietro dicendo: “Simone e Nerone, in preda al demonio, tramano contro di te; non temere, perché io sono con te e ti darò il conforto del mio servo, l’Apostolo Paolo, che domani entrerà in Roma, con il quale, dopo sette mesi, avrete insieme una contesa con Simone, ma dopo lo caccerete e lo vincerete e lo metterete all’inferno, entrambi verrete da me quali vincitori. E dopo quell’ordine si videro, e dopo sette mesi ebbero la contesa con Simone. Poiché foste qui e vedeste con i vostri occhi, ritenni superfluo mettervi al corrente di ciò che già sapete.

La Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo in Roma, costruita nel IV secolo. Si trova nel rione Celio, a poca distanza dalle Terme di Caracalla, la basilica è collegata al titulus Ss. Nerei et Achillei, l’antico titulus Fasciolae

 

C  A  P.    X I

Il Martirio dei Santi Nereo e Achilleo; nonché di Euticheto, Marone e Vittorino

“Eutiche, Vittorino e Marone, servi del Signore nostro Gesù Cristo, a Marcello. Poiché le tue lettere giunsero ai Santi Nereo ed Achilleo, così sono trascorsi trenta giorni da quando giunsero alla corona (del Martirio): infatti Flavia Domitilla, Vergine Illustrissima, profondamente Cristiana, poiché questi suoi eunuchi l’avevano indotta a credere in Cristo e consacrare a lui la sua Verginità, il promesso sposo suo, Aureliano, da lei respinto, la fece relegare in quest’isola con il pretesto di essere cristiana. Invero lo stesso Aureliano, venendo qui, cominciò a fare pressioni sulla persona cara di Nereo ed Achilleo, credendo che attraverso loro avrebbe commosso l’animo della Vergine. Invero i Santi disprezzarono i suoi doni, rafforzando maggiormente la fede di Domitilla, perciò furono inferte loro gravissime nerbate e, trasferiti a Terracina, furono lasciati all’ex Console Memmio Rufo,  il quale (li sottopose alla tortura di) un cavalletto infiammato per costringerli a fare sacrifici agli idoli. Poiché dissero che erano stati battezzati da Pietro e per nessun motivo potevano rendere sacrifici agli idoli, furono decapitati. Il loro discepolo Auspicio, nonché nutritore di Domitilla, rapì i loro corpi che depose su una barchetta e li seppellì lungo la Via Ardeatina, in un muro millenario della città di Roma, proprio nel sepolcro in cui era stata sepolta Petronilla, figlia (spirituale) dell’Apostolo Pietro. Apprendemmo queste cose perché ce le riferì lo stesso Auspicio, che rapì i loro corpi e li seppellì. Che sia messo presto in atto, per noi, la tua carità, in modo che qualcuno possa esserci indirizzato, il quale  renda più lieta la tua e la nostra salvezza. Il loro Giorno Natale è il quarto giorno dopo le idi di Maggio (19 Maggio).

Marcello, ricevuto questo scritto, mandò suo fratello nell’isola; egli  rimase per un anno con questi Martiri di Cristo. Dopo, tornato da Marcello, riferì queste cose: – “Dopo il Martirio di Nereo ed Achilleo, Aureliano si comportò in modo da poter ottenere il consenso di Domitilla. Gli fu detto da un tale che mostrasse una maggiore benevolenza verso Euticheto, Vittorino e Marone, rispetto a quella che ebbe nei confronti dei suoi eunuchi Nereo ed Achilleo che le avevano insegnato a credere in Cristo. Onde avvenne che chiedesse all’imperatore Nerva di donarli a lui, qualora si fossero rifiutati di sacrificare agli dei. Eutiche, Vittorino e Marone, comportandosi da veri uomini e incuranti delle minacce di Aureliano, quasi come prede,furono da costui portati via dall’isola come suoi schiavi e  separati. (Mise) Eutiche nel sedicesimo (miglio?) in Via Nomentana, Vittorino e Marone in Via Salaria, rispettivamente al sessantesimo e al centotrentesimo (miglio?) da Roma.

Ordinò loro di zappare la terra tutto il giorno, e a sera mangiare l’erba cantabrica; ma Dio Onnipotente fece loro la grazia in quei luoghi così sconosciuti (a loro). Infatti Eutiche liberò dal diavolo la figlia del fattore del posto, Vittorino risanò con le preghiere il vice (facente funzioni) del padrone, che da tre anni non si alzava dal letto perché paralitico. Invero Marone  liberò dal morbo dell’idropisia il procuratore della città di Settempeda (oggi San Severino nel Piceno – NdT). Tra l’altro, pronunciando sermoni al popolo, insegnarono a molti di credere in Cristo. Ordinati Presbiteri, incrementarono il popolo dei credenti. Allora il diavolo riempì di ira la mente di Aureliano, il quale mandò qualcuno ad ucciderli in vario modo. Infatti ordinò che Eutiche fosse ucciso in mezzo alla strada, con una lenta agonia fino a quando il suo spirito non esalasse. Ma il popolo dei Cristiani rapì il suo corpo, con grande onore lo seppellì nel nome di Cristo e sulla sua tomba fu edificata una basilica. Invero ordinò che Vittorino fosse tenuto per tre ore col capo immerso nelle puzzolenti acque sulfuree presso il medesimo luogo che si chiama Cotilia. Vittorino avendo sopportato ciò nel nome di Cristo per tre giorni, raggiunse il Signore. Anzi Aureliano ordinò che il suo corpo non fosse seppellito. Giacque per un giorno presso Cotila. Quindi giunsero i Cristiani di Amiterno, lo presero e lo trasferirono nel proprio territorio, ivi lo seppellirono. Infine ordinò che Marone fosse condotto dal suo amico di nome Turgio ed oppresso dal peso di un enorme macigno. Onde avvenne che gli adagiassero sulle spalle un pietrone immane, che a stento settanta uomini avrebbero potuto pesare con una troclea. Ma San Marone in persona la portò incolume per due miglia, come se fosse paglia leggera e la depositò nel luogo in cui era solito pregare.

Tutta la popolazione della provincia, affascinata da questo fatto, credette in Cristo e fu battezzata. Ma il Consolare, ricevuta la potestà da Aureliano, lo uccise. Però i popolani scavarono la pietra che aveva portato sulle spalle e ivi lo seppellirono. Vi edificarono la Chiesa di Cristo, dedicata al suo nome , nella quale, fino ai giorni nostri, si palesano i benefici del Signore, nella gloria del suo nome. Ughello attribuisce questi Santi Martiri a Terracina, nel Tomo I dell’Italia Sacra, tra i Vescovi di Terracina, affermando: “Sul suolo di Terracina furono coronati col martirio Nereo e Achilleo, Eutiche, Marone e Vittorino. Altri, in verità, negano che i tre ultimi Santi Martiri abbiano ricevuto qui la palma del martirio: lo vedranno i posteri.

San Vittorino fu martirizzato alle terme di Cotilia, sulla Salaria, nell’odierna provincia di Rieti. La pianura che si estende vicino alle terme di Cotilia infatti si chiama “piana di San Vittorino”:  “Relegato con altri servi di Dio a Contigliano, dove scaturiscono acque puzzolenti e sulfuree, dal Giudice Aureliano fu fatto impiccare col capo all’ingiù; ed avendo ciò sopportato tre giorni per il nome di Cristo, in fine, gloriosamente coronato, vittorioso passò al Signore. Il suo corpo fu preso dai Cristiani, ed onorevolmente sepolto ad Amiterno, nell’Abruzzo. [Tratto dall’opera «Reliquie Insigni e “Corpi Santi” a Roma» di Giovanni Sicari]

A cura di Silverio Lamonica

 

[Domenico Antonio Contatore. Historia Terracinensi (4) – Continua]

1 Comment

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  1. Damiano Grenci

    17 Marzo 2015 at 17:03

    Leggendo l’articolo ho notato l’immagine di S. Eutiche che la didascalia dice venerato nella Parrocchia di Arco Felice, è un errore anche riportato dal sito: per un solo fatto: il santino è stampato a mia devozione e la statua-reliquiario è di un omonimo del martire di Pozzuoli, ma è un martire di Roma venerato nel Duomo di Sovana.
    Saluti

    Risponde Silverio Lamonica, Autore dell’articolo
    ho letto con attenzione sia la nota del Sig.r Grenci, sia la parte dell’articolo riguardante la Storia di Terracina del Contatore. In realtà sotto l’immaginetta di S. Eutiche (che giace supino nell’urna di vetro) non c’è nessuna didascalia visibile di primo acchito. Digitandola essa appare: “Sant’Eutiche venerato nella Parrocchia di Arco Felice”. E’ evidente che l’errore – come afferma il nostro amico – non è dovuto a noi, ma al sito da cui è stata ricavata l’immagine.

    Risponde la Redazione
    Se la risposta con relativa precisazione soddisfa il Lettore bene; in caso contrario possiamo togliere la foto in questione, senza alcun problema.
    Grazie per l’attenzione

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