Ambiente e Natura

La stecca nel coro

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Pubblichiamo questo contributo di Giuseppe Mazzella da Ischia, che presenta qualche analogia con la nostra situazione isolana…

La Redazione

 

Ritorno allo Stato con una Legge Speciale per Ischia, Capri e Sorrento

 

I valori ambientali non sono sovraordinati nella nostra Costituzione rispetto a quelli dello  sviluppo economico e sociale –  Dovrebbe essere abolita la Regione come Ente di Amministrazione poiché è fallita come Ente di Programmazione – Ha fatto meglio la Provincia dal 1952 al 1970 – Una Legge Speciale per le aree turistiche mature per iniziativa del Governo e del Parlamento – 

 

Alberto Carzaniga è un ex dirigente industriale che ha oggi 76 anni. Nel 1995 fu chiamato dal presidente del consiglio, Lamberto Dini, nel suo “ governo tecnico” ad occuparsi della “ finanza di progetto” con l’incarico di sottosegretario al Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica e dopo  la partecipazione al governo fu nominato responsabile della “cabina di regia” per il rilancio della Programmazione Economica. Scrisse, in questa sua qualità, un intervento che ritengo memorabile apparso nel marzo del 1997 – 15 anni fa! – sul supplemento di Economia e Finanza de “ La Repubblica”.

Riportai quell’intervento in una nota apparsa su “Il Golfo” del 27 marzo 1997 dal titolo: “ il senso dello sviluppo”  che ho voluto sottrarre all’oblio riportandola nel mio libro “Ischia, l’isola che non c’è” del 1999.

In quell’ intervento Carzaniga  denunciava “ l’inefficienza della struttura organizzativa pubblica a tutti i livelli con imperativi categorici come quello sulla parola “programmazione” che deve tornare ad avere un significato operativo “mutatis mutandi”.

Carzaniga in particolare sosteneva che “ i beni ambientali e i beni culturali non sono valori sovraordinati nella nostra Costituzione rispetto ad altri valori quali il lavoro, l’utilità sociale delle opere pubbliche, il risparmio e le tasse. Il bilanciamento tra i vari valori da tutelare è esattamente il compito della Politica e non di funzionari pubblici. E’ anche questa una situazione intollerabile cui deve tassativamente essere posto rimedio”.

A 15 anni da quello intervento la “situazione intollerabile” continua ed in questi anni è stata avviata una pessima riforma dello Stato perché “spezzettata” partendo dal basso – cioè i Comuni e le Province – anzichè dall’alto e cioè dai poteri del Parlamento, dalla riforma del bicameralismo e del modello di Repubblica.

In questi anni nel caso nostro della Campania la Regione è stata ed è un “ Grosso Municipio” ma non è e non stato un Ente di Programmazione e Legislazione, cioè quello che avrebbe dovuto essere. Deve essere successo anche altrove perché l’ex Presidente della FIAT, Cesare Romiti, in una intervista al “ Venerdì” di Repubblica del 2 marzo afferma che “le Province non dispiacciono: Sono più vicine alla gente. Piuttosto tagliamo le Regioni di dubbia utilità e con tanti vizi di corruzione tipici dello stato centrale”. Romiti ammette implicitamente che il vecchio Stato centralista o centralizzato con due soli livelli di potere locale – Comuni e Province – funzionava meglio. Alla prova della Storia ha ragione. Se vediamo nel caso nostro di Napoli quello che è stato capace di fare l’Ente Provincia dalla sua ricostruzione nel 1952 fino al 1970 cioè fino alla costituzione delle Regioni “a statuto ordinario” emerge una grande efficienza amministrativa ed un grande ruolo di rappresentanza generale. In occasione del bicentenario dell’istituzione dell’Ente Provincia (1806-2006) la Provincia di Napoli diede alle stampe una pubblicazione in due volumi curata dal prof. Guido D’Agostino, dell’Università Federico II , storico di dichiarata appartenenza marxiana o marxista,  da dove emerge un ruolo decisivo nel sistema economico di tutta l’area . Peccato che questa pubblicazione non sia stata abbastanza diffusa ed abbastanza discussa. Ma oggi non è più possibile tornare indietro.  Perfino il prof. Guido D’Agostino nella dettagliata  introduzione ai due volumi di storia sulla Provincia definisce “il varo dell’istituto regionale, tutto sommato non esaltante” ma non è praticabile oggi una abolizione della Regione e da qui una più semplice abolizione della Provincia ma con un potenziamento dei compiti e delle finanze dei Comuni – anche con un processo di accorpamento dei comuni-polvere o di accorpamento comprensoriale come il caso dell’isola d’Ischia –  ma con una Regione veramente ed esclusivamente Ente di Programmazione e di Legislazione. Infine una chiara definizioni delle “competenze” in materia di assetto territoriale e di difesa delle bellezze naturali tra Stato e Regioni.

L’assessore regionale all’urbanistica, Marcello Taglialatela, ha presentato alla stampa giovedì 2 marzo 2012 il nuovo disegno di legge sul nuovo “piano paesaggistico regionale” approntato dalla Giunta Regionale. Il disegno di legge dovrà essere approvato dal Consiglio Regionale della Campania. Il principio fondamentale su cu il piano interviene è “fare chiarezza nella selva di vincoli che gravano allo stesso modo su aree diverse” – ha detto Taglialatela che ha aggiunto che “il testo è la diretta emanazione del protocollo di intensa con il Ministero per i Beni Culturali” infatti ai sensi del Codice dei Beni Culturali è previsto in materia paesaggistica il “concerto” istituzionale  tra Stato e Regione. E’ bastato il richiamo alla soppressione delle leggi di vincolo per registrare subito l’opposizione delle associazioni ambientaliste (Piani Paesistici, bagarre sul disegno di legge – Cfr. La Repubblica-Napoli  venerdì 23 marzo 2012) e l’opposizione di Idv ‘Italia dei Valori’ e del Partito Democratico “alla richiesta da parte del centrodestra di consegnare alla giunta la delega all’approvazione del disegno di legge”, ma lo stesso consigliere regionale del PD, Mario Casillo ammette che “oggi c’è una eccessiva rigidità e che occorrono anche tre anni per varare piccoli interventi” (salute!).

Sono sempre più convinto che per dare credibilità alla Pianificazione Territoriale  bisogna fare una Legge Speciale per Ischia, area ad economia turistica “ipermatura” estensibile anche a Capri ed a Sorrento intesi a livello comprensoriale, che unisca la Pianificazione Territoriale  – se è vera come è vera l’osservazione di Carzaniga – alla Programmazione Economica: deve essere difeso lo sviluppo raggiunto con le bellezze naturali e quindi non è possibile una politica esclusivamente vincolistica. Bisogna prevedere una ulteriore espansione anche se rigorosa. La Legge Speciale deve unificare gli Uffici Tecnici, deve  fermare gli abbattimenti, deve “recuperare” tutto quanto è stato realizzato fino ad una certa data e concludere il Piano di Recupero entro tre anni. Come fare una Legge Speciale è oggettivamente complesso e mi pare che  sia di competenza dello Stato inteso come Governo e Parlamento.

Utopia? Impossibilità? Può darsi, ma la storia della mancata Pianificazione è vecchia di oltre 40 anni ed è desolante; tuttavia  in politica, come ammoniva Max Weber, il possibile si può raggiungere soltanto se si punta all’impossibile.

Giuseppe Mazzella di Rurillo

Casamicciola, 24 marzo 2012

 

Ischia, la Pianificazione mancata

La storia di uno sviluppo edilizio ed economico senza pianificazione dal 1949 al 2012

 

I precedenti articoli sono stati pubblicati su Il Golfo del 15 febbraio, del 21 febbraio, del 22 febbraio, del 26 febbraio, del 2 marzo, del 9 marzo, del 13 marzo, del 16 marzo, del 25 marzo 2012 e si possono trovare in forma completa su www.ischianews.com

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