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Il Negro del Narciso, di Joseph Conrad (5)

di Gianni Paglieri

Per la quarta puntata: leggi qui [1]

Quell’ordine apparentemente insensato, duro da eseguire, difficile da portare a termine fa reagire gli uomini che capiscono che stanno giocandosi la loro ultima possibilità per non venire sopraffatti dalla tempesta. La manovra è durissima e il lavoro si svolge in condizioni tragiche, tra le onde che ancora impediscono i movimenti e il freddo che sta paralizzando il corpo e la mente di ognuno.

Gli uomini sospiravano, gemevano, urlavano, sibilavano parole prive di senso. I pennoni si muovevano, si portavano adagio contro il vento…”Sta movendosi Signore – urlò Singleton – Ha incominciato adesso a muoversi”…

Fu spaventoso vederla, quasi capovolta, incominciare a prendere velocità e trascinare il proprio fianco sommerso attraverso l’acqua… il vento cantava stridulo tra le antenne… quando ebbe il vento in poppa fece il primo evidente tentativo di raddrizzarsi, e noi la incoraggiammo con un urlo fioco e discorde…

“Porta il vento sulla sinistra e tienila sulla rotta!” gridò il Comandante, rialzandosi barcollante, il primo uomo a rimettersi in piedi… Lontano a prora, il Signor Baker e altri tre uomini furono veduti eretti e neri contro il cielo limpido, mentre alzavano le braccia e tenevano la bocca aperta, come se avessero urlato. La nave vibrò sforzandosi di sollevare il fianco, tornò a coricarsi con un sussulto… e all’improvviso oscillò violentemente sopravvento.

[2]

L’intero, immenso volume d’acqua sollevato dal ponte del veliero venne gettato in un colpo solo a dritta… il mare sul ponte e il mare a ogni lato della nave si mescolarono con uno scroscio assordante…

(…) …sollevata da un maroso torreggiante, la nave corse con esso per un momento… le tele lacere e le estremità di manovre spezzate fluttuavano nel vento come ciocche di capelli. Nel limpido sole, sul balenante tumulto e sullo scroscio del mare, la nave correva ciecamente, scarmigliata e a capofitto, come se fuggisse per salvarsi la vita. Il capitano Allistoun, severo e magro, gesticolava follemente… uomini eccitati dalle sue grida, sguazzavano precipitandosi senza meta qua e là, con la spuma che turbinava intorno a loro fino alla vita… il vecchio Singleton aveva rimboccato la propria candida barba sotto l’ultimo bottone della cerata luccicante… egli rimaneva in piedi rigido e immobile, dimenticato da tutti, con una faccia intenta… governava con diligenza. 

La nave si è scrollata di dosso una montagna d’acqua e man mano si affida alla spinta del vento. Gli uomini sfiniti dalla tempesta hanno dato tutto quanto potevano dare e pare giunto il momento del ristoro ma Allistoun sa che non è ancora finita perché deve lasciarsi la tempesta alle spalle e quindi non manda gli uomini a riposare, ci sono altre cose da fare, manovrare i pennoni e riempire di vento tutte le vele possibili… Allistoun sembra non avere pietà quando si rivolge al Primo Ufficiale:… Aumenti la velatura appena sarà possibile. Immediatamente, Signor Baker… Non dia tempo agli uomini di sentire se stessi… Dobbiamo farla navigare adesso… Aumenti… la velatura…” 

[3]

Gli uomini mettono le vele al vento, sono prostrati dalla fatica dei giorni precedenti ma sanno che la loro salvezza dipende dal loro impegno…

Il vento riempiva loro gli occhi di lacrime e, con folate violente, cercava di spingerli giù dal punto in cui dondolavano in posizioni insicure… I loro pensieri oscillavano tra il desiderio di riposare e il desiderio di vivere… le loro labbra si muovevano… ma il vento gettava ogni parola inascoltata verso il mare in tempesta…

Progressivamente la nave si alleggerisce dall’acqua imbarcata e… devastata, ammaccata, ferita, la nave si diresse spumeggiante a nord, quasi fosse ispirata dal coraggio di  una nobile impresa…

Il locale sottocastello è pieno d’acqua e finalmente i marinai possono riposare un poco anche se i loro letti sono bagnati. Anche Singleton, esausto va a riposare perché ha dato tutto quello che poteva dare …entrò, mosse due passi e rimase in piedi dondolando lievemente. Il mare sibilava, scorreva ruggendo ai due lati della prua, il castello di prora vibrava, colmo di mormorii profondi… Singleton si guardò attorno con occhi sognanti e interdetti… il marinaio più vecchio della nave… toltasi di bocca una corta pipa d’argilla, la offrì senza dire parola.

[4]

La tempesta è ormai alle spalle la zona del Capo è stata passata, gli alisei la stanno spingendo verso nord, verso casa… Rapida e bianca la nave filava … sotto un cielo azzurro e sulla piatta distesa di un azzurro mare… aveva a bordo l’altezzosa follia di noi tutti… la paura e l’angoscia di quei momenti tenebrosi non furono mai ricordate …la nostra vita parve ricominciare daccapo come se fossimo morti e quindi risuscitati… ci vantavamo del nostro coraggio… ricordavamo episodi onorevoli… la nostra indomabile perseveranza… e ne eravamo fieri… ricordavamo il pericolo corso e… opportunamente… dimenticavamo la nostra orribile paura.

 

Gianni Paglieri

[5]

[Il Negro del Narciso, di Joseph Conrad (5) – Fine]