Archivio

Domenico Antonio Contatore. La prima storia di Terracina (1)

di Silverio Lamonica

 

Domenico Antonio Contatore visse “a cavallo” tra il  XVII e il XVIII secolo. Era figlio del comandante della fortezza di Terracina. Fu, per molti anni, medico condotto e “Sindico” della città. Il Cardinale Lorenzo Corsini gli affidò l’incarico di riordinare l’archivio cittadino, ricco di preziosi documenti. Il Contatore ebbe la brillante idea di ricavarne la prima storia di Terracina, pubblicata nel 1706 col titolo:

De Historia Terracinensi – libri quinque”

di cui ho tradotto, oltre al frontespizio, le pagine  che riguardano la nostra isola, descritta come luogo di relegazione dei martiri cristiani, di Flavia Domitilla in particolare e di cui narra la triste, ma gloriosa vicenda umana, secondo i documenti tramandati da una “Passio” del VI Secolo. La “Passio”, ispirata alla “Passione di Cristo”, non è altro che una “amplificazione romanzata” della realtà storica, per fini puramente religiosi: con questi racconti “enfatizzati” si cercava di accrescere nei credenti la fede in Dio, testimoniata dai Martiri. Ciò spiega – nel nostro caso – sia qualche inesattezza storica, come la “contemporaneità” tra Santa Domitilla e i Santi Nereo e Achilleo (in realtà la prima visse tra il I e il II Secolo d. C. e i secondi, due soldati martirizzati durante le persecuzioni di Diocleziano, che invece appartengono addirittura al III Secolo d. C, vale a dire cento e più anni dopo – come se affermassi che Fra’ Diavolo avesse preso parte alla “marcia su Roma” a fianco di Mussolini, magari convergendo da Itri a capo di una banda di “trugliati” – sia qualche “vistosa forzatura”: i due Santi – come si legge nel capitolo X del Libro V – avrebbero convertito al Cristianesimo Flavia Domitilla, convincendola a rimanere vergine per dedicarsi interamente a Dio, mediante un vero e proprio “lavaggio del cervello” (leggete e verificate).

Il Contatore fu contemporaneo di Erasmo Gattola (leggi qui), lo studioso gaetano, autore della “Storia di Montecassino”, pure ricavata da documenti di archivio, ma scritta con criteri più “scientifici”, come attestano anche le notizie sul monachesimo nelle isole ponziane, già presentate su questo sito (leggi qui).

Fonti: “Terracina Rialzati” (arte e cultura) del 02.01.2011 – Giovanni Sicari: “Reliquie Insigni e Corpi Santi a Roma”

Silverio Lamonica

S T O R I A

DI

T E R R A C I N A

IN CINQUE LIBRI

A  U  T  O  R  E

 

L’ Illustre ed Eccellentissimo Signore

DOMENICO ANTONIO CONTATORE

Dottore fisico e cittadino di Terracina

 

All’Eminentissimo e Reverendissimo Signore 

LORENZO CORSINO

CARDINALE ILLUSTRISSIMO DI SANTA ROMANA CHIESA

PROTESORIERE GENERALE

DEL SANTISSIMO NOSTRO SIGNORE

PAPA CLEMENTE XI

Parimenti Amministratore Generale delle Rendite

Della Città di Terracina

  

A ROMA 1705

Presso Luigi e Francesco de Comitibus

Tipografi Camerali

COL PERMESSO ED IL PRIVILEGIO DEI SUPERIORI

Traduzione parziale a cura di Silverio Lamonica

Pagine 358 e 431 libro IV e da pag. 503 a pag. 517

Libro V Cap. X  XI  XII e  XIII

Ponza Settembre 2009

1

( pag. 358 –  Libro IV)

 ….Infatti nell’anno, il primo di Agosto, sotto il Regno dell’Illustrissimo Principe in Domino (per Grazia Divina?) Don Alfonso Re di Aragona e di Sicilia, al di qua e al di là del faro, Donna Rita Marrochi di Terracina lasciò per testamento alla Chiesa di Santa Maria di Pusterula sol. (soldi?) cinque, tuttavia nell’anno 1616 consta che fosse completamente abbandonato, poiché Pomponio de Magistris, Vescovo di Terracina, riparò l’arco marmoreo, finemente elaborato (a mosaico) dalla porta della predetta Chiesa, innalzato dal sacello di Santa Domitilla Vergine e Martire, che proprio lui fece edificare. Questo tempio fu pure costruito quasi simile alla Cattedrale di Terracina. Questo consta di tre navate, di cui quella centrale appare abbastanza ampia e sufficiente (ad accogliere) il popolo, inoltre i muri interposti tra dodici colonne di valore non modesto, si elevano al tetto col vertice spoglio (di ornamenti). Inoltre gli anziani di questa città riferiscono che, in questo stesso luogo, esisteva anche un bellissimo pulpito e un pavimento elegantissimo, lavorato a mosaico, e quand’ero bambino si poteva osservare la fonte battesimale, che ora giace rotta in un cumulo di terra; eppure era della Parrocchia e annoverata tra le cose importanti.

La Chiesa di Santa Domitilla Vergine e Martire

Attraverso strade abbastanza note, saliamo dal tempio di Santa Maria, che abbiamo appena ammirato, al sacello di Santa Domitilla Vergine e Martire, situato nei pressi di Porta Albina della Città di Terracina. Questo è il luogo dove, bruciate vive, le Sante Domitilla, Teodora ed Eufrosina volarono al Cielo, coronate col martirio. Si notano ancora le vestigia di quella casa molto fausta e celebre, che accolse e vide andare verso il Regno Celeste quelle Vergini tanto gloriose.

E così, affinché al luogo non mancasse la degna venerazione, Pomponio de Magistris da Sonnino, Vescovo di Terracina, proprio in quel luogo fece edificare la suddetta Chiesa, ed appose nella parete (il marmo che riporta) la memoria dell’avvenimento, che recita così:

“Fermati o viandante: qui un tempo c’era la camera in cui Santa Flavia Domitilla Vergine e Martire, bruciata con le amiche, salì al Cielo; Pomponio de Magistris da Sonnino, Vescovo di Terracina, avendo provveduto di persona a costruire questa cappella, la dedicò alla sua memoria affinché non venga trascurata  ed al luogo fulgido che non sia mai offuscato; il Cavaliere Pasquale e Flaminio de Magistris, zii paterni, l’adornarono e l’arredarono in modo esemplare, nell’anno 1619 dal Parto della Vergine”.

–    2   –

(dal Libro IV Cap. IV  – pag. 431)

 L’ISOLA  DI   PONZA

Insula Pontia, (in volgare l’isola di Ponzo) situata tra le isole Sinonia (Zannone) e Palinaria (Palmarola) è vicina al litorale Volsco e alla città di Terracina, della cui diocesi fa parte. Ivi ci sono due Chiese, delle quali la prima è dedicata al nome della Santissima Trinità, l’altra, invero, alla Vergine della Salvazione, Santa Maria, si osservano anche molti monumenti dell’Antichità e vestigia. Soltanto la cattura dei pesci, carpiti con le reti di vario tipo nel suo mare,  dà sostentamento ai pescatori, cittadini partenopei. Era famosa, una volta, per l’esilio di tanti Santi  Martiri e Vergini. In questo luogo, il 20 giugno, nel Martirologio Romano si legge: Natale di San Silverio Papa e Martire, il quale non avendo voluto riabilitare il Vescovo eretico Antimo, deposto dal suo predecessore Agapito, in seguito all’azione dell’empia Teodora Augusta fu mandato in esilio da Belisario nell’isola di Ponza, dove morì sfinito in seguito ai molti stenti, per la fede cattolica. Presso l’isola di Ponza trascorsero un lungo esilio anche Nereo ed Achilleo, parimenti la Vergine Santa Domitilla assieme agli amici, al riguardo San Gerolamo, nella vita della Vedova Santa Paola (usa) queste parole: “Paola fu denunziata da Eustochio (ed esiliata) con la figlia all’isola di Ponza che una volta, sotto l’imperatore Domiziano, fu nobilitata dall’esilio di una delle donne più illustri, Flavia Domitilla, per essersi professata cristiana, e vedendo le piccole celle, in cui ella aveva sopportato un lungo martirio, assunte le ali della Fede, desiderava vedere Gerusalemme ed i luoghi Santi”. Inoltre l’isola di Ponza, sita nel Mar Tirreno, dista trentadue miglia dal litorale della città di Terracina, ossia, come dice Strabone, duecentocinquanta stadi.

E così questi sono i luoghi spettanti a Terracina, distretto che anticamente era più vasto, tra l’altro comprendeva infatti Asprano, Treve e Acquapuzza. Asprano era un borgo poco lontano da Priverno, e Acquapuzza per le acque fetide che ivi zampillano nel così detto Castello in Sermoneta, invero da cui uscirono due Presuli: il Vescovo Jacopo Frequentino e il Vescovo Fra Matteo Telesino dell’Ordine dei Frati Minori, ma queste (stavano) bene fino a quando (appartenevano al) distretto di Terracina.

 

A cura di Silverio Lamonica

[Domenico Antonio Contatore. Historia Terracinensi (1) – Continua]

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