- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Raccogliamo i frantumi

[1]

di Franco De Luca

 

“Società chiusa” è un concetto filosofico che con il termine vuole caratterizzare talune società dipendenti esclusivamente dalle variabili interne. “Chiuse” perché refrattarie a mutare in relazione ai fattori esterni. Una struttura, apparentemente solida e visibilmente omogenea, al contrario fragilissima perché alla mercè dei mutamenti esterni.

La società ponzese, nell’ultimo ventennio, ha  preso la conformazione di una struttura “chiusa” alle evenienze esterne; pensando, così facendo, di riuscire a sopravvivere.

Si è seduta su taluni fattori di comodo, tralasciando di guardare al di  fuori della sua organizzazione  e ai fattori di rischio.

Così, se l’economia poggiava sui due pilastri: turismo e pesca, per essere tranquilli bastava potenziare la ricettività e protrarre la pesca nei modi tradizionali. In conseguenza ogni casa si è strutturata per produrre  due o tre monolocali, chi affittava le barche ha moltiplicato i natanti, chi sfruttava uno specchio d’acqua ha preteso di ampliarlo. Chi poteva godere di un terrazzo ha trovato produttivo dotarsi di una licenza da ristoratore, in un moltiplicarsi indefinito di attività: arrangiate, approntate, al limite della legalità. Il dato esterno che sorreggeva tutto era: l’afflusso dei vacanzieri in estate.

Tutto bene, niente da dire: la struttura si era organizzata secondo una interdipendenza scambievole. La crescita economica degli isolani si è basata su questa formula, senza badare all’evenienza di un cambiamento dei fattori esterni.

La pesca, pure essa, ha continuato a seguire i ritmi e le metodologie tradizionali con l’aggiunta di una furbizia rozza e smaliziata, di una collusione viscosa con i controllori istituzionali.

“Chiusa” la società ponzese, perché mai a chiedersi se fosse il caso di tutelarsi nei confronti di eventuali mutamenti socio-economici.

Nessuno ha mai pensato ad essi. Non vi hanno pensato i singoli privati, ma nemmeno le associazioni di categoria (inefficienti perché dilaniate all’interno ). Non vi hanno pensato le Amministrazioni comunali (a tal proposito è sintomatico che le ultime amministrazioni si sono rinnovate soltanto per intervento della magistratura e non per scelta popolare ).

Per dirla chiara, la società ponzese non ha mai manifestato un segno di “apertura” verso gli elementi di novità, che pure si presentavano nella vita isolana.

Quali? L’assottigliamento del flusso turistico, la difficoltà delle comunicazioni, l’esosità dei costi di viaggio, lo sbilanciamento costo della vacanza-servizi offerti, l’eccessivo costo dell’isola, l’esodo dall’isola dei residenti (in concomitanza con le sue difficile condizioni di vita  residenziale).

Un esempio più chiaro può essere considerato il fenomeno dei  “pontili”.

Erano dieci e controllavano il flusso dei denari nel Porto. Una concentrazione giudicata dai ponzesi anomala e tracotante. Quando furono chiusi dalla magistratura, infatti, tutti o quasi salutarono la cosa come giusta. Presto ci si accorse che i pontili nella loro anomalia incrementavano un indotto economico di cui l’isola non può fare a meno. Oggi, che sono stati ripristinati, ma oggi soltanto, si sente forte l’esigenza di un controllo pubblico sulla loro attività. Che può benissimo essere fonte di guadagno per i proprietari e insieme di introito per l’Amministrazione comunale.

E perché soltanto oggi è finalmente chiaro questo passaggio? Perché oggi la dimensione  “chiusa” si è evidenziata nella frantumazione della sua struttura. Per cui oggi la società ponzese non è  neanche più “chiusa” bensì frantumata: manca del collante che la renda “corpo”.

Cosa fare e come fare per ridiventare “corpo sociale”?

Accenno ad alcuni imperativi che, nella forma espressiva, possono apparire “visionari”:

–        occorre prendere coscienza che la situazione attuale impone un atto di coraggio, di riscatto, di dignità;

–       occorre superare le divisioni politiche (quattro o cinque liste ) e riconsiderarci  socialmente uniti;

–       occorre valutare la valenza economica di ciascuno per un impegno equo e di tutti per la solvenza del disavanzo del bilancio comunale;

–       occorre saldare le generazioni, facendo sì che quelle giovani siano agevolate dalle generazioni mature;

–       occorre vedere il territorio come il vestito che valorizza la qualità sociale della comunità;

–       occorre privilegiare la residenzialità per incrementare il turismo.

 

Sono davvero visionari ?

 

Francesco De Luca