De Luca Francesco (Franco)

Falene invernali

di Franco De Luca

 

In giorni come questi chi ha l’età si rintana nella memoria.

Sulla loggia del Giudicato il vento da Zannone dava il tormento alla porta che si lamentava. Zia Veruccella si preparava il braciere e nel pomeriggio attendeva il calar della sera vicino al tavolo della cucina: il libro delle devozioni da una parte e le schedine della SISAL accanto.

La trovavamo lì che ci attendeva. Dopo i compiti, per svago, andavamo da zia Veruccella a giocare  “a’ castella”. Le mandorle venivano divise e ognuno innalzava la sua torre. A turno con un’altra mandorla si tirava contro le torri degli altri. Tutte quelle che cadevano diventavano il bottino di chi aveva buttato giù “a’ castella”.

Le bucce d’arancio dal braciere spandevano il loro odore e lei si muoveva fra i lumini accesi davanti ai Santi e ai Defunti, messi come su un altarino sul comò e i finestrini della porta dai quali avvertiva la forza del vento infuriare fra i lumi del lanternino e del porto.

Noi giocavamo “cu’ i’ mènnule” e zia Veruccella, vestita perennemente di nero, come una  “strega”  buona ci sorvegliava.

Gli inverni non erano freddi. Paurosi sì, perché popolati da fantasiose presenze. “Ce steva na vota…”: zia Veruccella iniziava il  cammino per un sentiero scuro. Questa volta andavamo a incontrare “i lupe mannare”. Aniello mio cugino, Antonio e io ci lasciavamo travolgere da quel magma  di lucide fantasmagorie, e il cuore batteva. I lupi mannari, nelle notti di gelido vento, attendono dietro gli spigoli dei vicoli, nelle strettoie, lì dove anche l’ansima si amplifica.

Ci salvavano zio Antonio e papà. Venivano a compattare la loro fortuna con quella della sorella nello stendere la schedina del Totocalcio. Nell’entrare il vento assottigliava la favilla dei lumicini, zia si distraeva  e… noi prendevamo ognuno le nostre mandorle vinte.

Squallida quella cucina, rabbioso quell’inverno, e i lupi mannari ad attenderci fuori, e le mandorle strette nel pugno.

La memoria dà moto all’esistenza, la condisce dei sapori antichi e la dispone a nuovi gusti.

 

Francesco De Luca

1 Comment

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  1. francesca iacono

    11 Febbraio 2012 at 23:23

    ricordo molto bene zia Veruccella…le sue schedine e la sua risata travolgente

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