Di Fazio Gennaro

L’unione fa la forza

di Gennaro Di Fazio

L’ “Appello” di Luigi Pellegrini ha sortito effetto di discussione ma anche qualche cenno di polemica tra alcuni (che spero comprendano e la chiudano qui); pertanto più che sfidarsi a dire “la propria”, credo sia opportuno prendere spunto da questa pubblicazione per cercare di trovare il bandolo di questa matassa ingarbugliata ponzese al fine di intraprendere il cammino della speranza e con essa far ripartire l’economia e la vita sociale dell’isola.

Mi riallaccio a miei precedenti articoli con i quali mettevo l’accento sul cambiamento che sta avvenendo in Italia per quanto riguarda lo stato sociale e la gestione dell’economia, per riprendere un concetto che sta alla base di un nuovo modo di gestire la pubblica amministrazione e cioè che l’assistenzialismo è finito e che il rigore economico è la parola d’ordine per tutti, dalle pubbliche amministrazioni alle aziende per finire al cittadino comune. Questa nuova impostazione indurrebbe le persone a riorganizzare  la propria vita lavorativa  in maniera molto individualista, mentre invece è proprio in queste situazioni che i cittadini delle piccole comunità si devono stringere tra loro e ritrovare il senso civico e la collaborazione. Siamo troppo piccoli per pensare che ci diano soldi e permessi fuori le regole, contiamo poco sia in termini economici che elettoralistici. Forse è veramente arrivato il tempo di collegarci invece ai progetti cooperativistici e creare il concetto di “soci – utenti” tra la popolazione creando le cosiddette “cooperative di comunità”, cooperative dove i cittadini diventano parte attiva, cioè utenti e lavoratori, contribuendo allo sviluppo del territorio in vario modo: dalla creazione dei servizi basilari a quelli socio assistenziali, dallo sviluppo del turismo all’occupazione locale.

Progetti del genere rientrano negli scopi delle “Cooperativa di comunità”, iniziativa promossa un po’ in sordina nel 2010 da Legacoop, associazione che riunisce 15mila cooperative sul territorio nazionale. Queste iniziative nascono dalla presa d’atto che in una serie di situazioni locali  il mercato o la gestione  pubblica non ce la fanno più a reagire ai bisogno delle piccole comunità, com’è appunto quella dell’isola di Ponza e la crisi economica attuale non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente la gestione di queste realtà, così come ha spiegato Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, nel corso della presentazione dell’opuscolo “Guida alle cooperative di comunità”, un vademecum consultabile anche sul sito: www.legacoop.coop

In Italia, nei piccoli comuni al di sotto dei 5000 abitanti, vivono 10 milioni di persone, spesso in contesti disagiati e con difficoltà di accesso ai servizi, proprio perché cambiando lo stato sociale, tali comunità sono ritenuti per lo Stato solo un costo inutile.

In alcune parti della nostra penisola sono già sorte cooperative del genere le quali sono riuscite a mettere insieme le persone che vivono le esigenze della comunità 365 giorni all’anno realizzando servizi flessibili e multifunzionali a livelli sociali e di utilità, e in alcune realtà si è riusciti ad assumere anche qualche dipendente; in fin dei conti in alcune parti del mondo, laddove non c’è una storia di società pubbliche, questo già accade, come negli Stati Uniti e in Argentina.

Non penso certamente che le cooperative di comunità possano risolvere tutti i gravi problemi che attanagliano i ponzesi, ci mancherebbe; tuttavia, al di là delle cose che riuscirebbe a concretizzare, la sua creazione determinerebbe sicuramente un forte collante tra i soci – utenti ed un esempio di collaborazione sociale per la comunità isolana, disgregata purtroppo da decenni di liberalismo selvaggio; e questo sicuramente sarebbe  una cosa utile e  importante.

Il mondo e le economie cambiano, adattiamoci e sopravvivremo,  anzi, se lo sapremo fare, diventeremo più forti di prima.

Gennaro Di Fazio

2 Comments

2 Comments

  1. Silverio Lamonica

    5 Febbraio 2012 at 12:29

    Caro Gennaro, mi trovi pienamente d’accordo. Un primo passo potrebbe essere il cooperativismo tra vari operatori turistici, così come prospettai nell’articolo “La stretta finale” del 4 dicembre scorso (leggi qui): ristoratori, barcaioli, affittacamere, uniti, prospettano il classico “pacchetto turistico” tutto compreso. Purtroppo sembra che l’idea non abbia avuto successo. A questo punto mi vien voglia di concludere con una divertente battuta di un bravo attore dilettante ponzese (purtroppo non ricordo il nome) che, a conclusione dello spettacolo teatrale presso la sala parrocchiale di Ponza – durante le ultime festività natalizie – disse: “Vu ddico o nun vv’u’ dico? Ma po’ si v’u’ ddico che v’aggia dicere affà?”

  2. assuntascarpati

    6 Febbraio 2012 at 21:22

    La cooperazione….è una parola che ,purtroppo,non ha molto successo….si vede,si sente “a pelle” anche quando si parla di elezioni e liste….uno squallore!
    Nomi a non finire di candidati,si parla di 6/7 liste….e non voglio dire o aggiungere altro…
    uscirei”fuori dal seminato”.

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