Dipinti

Alla volta dell’isola

proposta da Silverio Tomeo

 

Alla volta dell’isola, a fianco dei morti,

fin dal bosco abbracciati al tronco scavato,

le braccia attorniate da cieli-avvoltoi

le anime cinte da saturnei anelli:

così, liberi ed estranei, vogano costoro,

i maestri del ghiaccio e della pietra:

fra il clamore di boe sprofondanti,

fra i latrati del mare color squalo.

Essi vogano, vogano, vogano -:

Voi, morti, voi, nuotatori, avanti!

Ingabbiato anche questo nella nassa!

E domani svapora il nostro mare!

.

Paul Celan, “Di soglia in soglia (Einaudi, 1996) 

 

 

Paul Celan (Cernăuţi, 1920 – Parigi, 1970) è stato un poeta rumeno ebreo, di madrelingua tedesca, nato nel capoluogo della Bucovina settentrionale, oggi parte dell’Ucraina.

(…) Compie i suoi studi nella città natale; quindi, conseguita la maturità, decide di iscriversi alla facoltà di Medicina a Tours, in Francia. Tornato in patria, a causa dell’annessione della Bucovina settentrionale all’URSS, non può più ripartirne.

(…) Più tardi, nel 1942, in seguito all’occupazione tedesca della Bucovina, Celan vive direttamente le deportazioni che condussero gli ebrei di tutta Europa all’Olocausto. Il giovane Antschel (Celan, il suo nome d’arte è l’anagramma del suo vero cognome in ortografica rumena Ancel, ideato solo nel 1947) riesce a sfuggire alla deportazione ma viene spedito in diversi campi di lavoro in Romania; perderà però definitivamente i genitori, catturati dai nazisti: il padre muore di tifo e la madre viene fucilata nel campo di concentramento di Michajlovka, in Ucraina.

(…) Nel 1945, lascia la città natale annessa all’URSS, e si trasferisce in Romania a Bucarest, dove lavora come traduttore e conosce alcuni importanti poeti romeni; è di questo periodo la pubblicazione della prima versione di Todesfuge (Fuga di morte). È però costretto a fuggire nuovamente, attraverso l’Europa, a causa delle persecuzioni del regime comunista; raggiunge prima Vienna, poi trova ospitalità in Francia, a Parigi, dove si iscrive all’École normale supérieure.

(…) In particolare dalla metà degli anni cinquanta si dedica, anche al fine di mantenersi economicamente, a una intensa attività di traduttore da varie lingue: traduce Emil Cioran, Ungaretti, Paul Valéry e altri.

(…) La sua poesia più conosciuta, Todesfuge, è un potente grido di dolore che descrive la realtà del campo di concentramento.

Celan scrisse questa poesia pochissimi anni dopo la fine della guerra, tratteggiando una descrizione a caldo dell’evento; Todesfuge divenne quindi l’emblema poetico della riflessione critica intorno all’Olocausto, soprattutto essendo stata scritta da un ebreo, che aveva conosciuto la realtà dei lager, e tuttavia in lingua tedesca – la lingua materna di Celan. Successivamente però il poeta si rammaricò dell’eccessiva notorietà di questo testo, la cui diffusione poteva costituire anche un modo troppo facile da parte dei tedeschi, a suo avviso, di liberarsi del senso di colpa per i crimini nazisti. In questo quadro va ricordato anche il celebre verdetto di Adorno, secondo il quale scrivere poesie, dopo Auschwitz, sarebbe barbarico: Todesfuge, ma anche tutta l’opera poetica di Celan, costituisce una vera e propria resistenza a questa condanna, un tentativo disperato e tuttavia lucidissimo di trasformare l’orrore assoluto in immagini e linguaggio.

(…) Nella notte tra il 19 e il 20 aprile del 1970 Paul Celan si toglie la vita gettandosi nella Senna dal ponte Mirabeau.

 

 [Sintesi delle notizie biografiche da Wikipedia, a cura della Redazione]

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