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Sino estelas en la mar…

[1]

di Sandro Russo

 

Ci può essere nebbia sul mare, e la visibilità essere scarsa e limitata. Allora si aguzza la vista nel bianco lattescente e si suona la campana di bordo, ma forte è la paura di andare senza vedere dove… verso l’ignoto… Uno scontro fatale, chissà…

Per questo furono inventati i radar, ma la nostra era una barca povera, e non ne era dotata.

Molti anni fa, in società con altri due amici, avevamo una barca a vela, uno yawl (due alberi, 12 metri, del 1926; a vela, con un piccolo motore); una bella barca con alle spalle una storia lunga e gloriosa di regate oceaniche. Presi la patente nautica e cominciai a frequentare un altro mondo; quello dei maniaci delle barche a vela, che passano tutto il loro tempo libero nelle darsene alla foce del Tevere; che si riuniscono in fumosi baretti di Fiumicino a parlare di alisei, di trasferte transoceaniche e di avventure ai Caraibi (…altre isole del tesoro…)

La storia potrebbe essere lunga… Che personaggi erano i miei soci-amici di barca! Che viaggi abbiamo fatto… Che avventure abbiamo avuto per mare e nelle terre toccate; potrei raccontare di tempeste e bonacce, di ospiti e altre meraviglie…

Ma volevo appuntarmi solo uno spot, un’agnizione ricevuta, forse, da un sogno.

La sensazione – vissuta una volta e mai più dimenticata; un irreversibile cambiamento del punto di vista – di considerare la terra che si vede dal mare solo un’immagine di riferimento, su una costa che sempre cambia.

Non subito si capisce, ma continuando a navigare – continuando a vivere – ci si arriva.

…A considerare le terre emerse (anche grandi), le storie (anche importanti) come degli episodi, degli approdi momentanei da cui prima o poi ci si deve staccare (se si è marinai!). Ho ripensato a terre e persone vissute come stabili e immutabili: non lo erano.

…Che poi, i pensieri che si aggirano silenziosi e incogniti per la mente, occasionalmente emergono – come orche e balene, per respirare – e li si ritrova, già espressi in altre forme, con altre parole:

Caminante, son tus 
huellas

el camino y nada màs; 


caminante, no hay 
camino, 


se hace camino al andar. 


Al andar se hace el camino 


y al volver la vista atràs 


se ve la senda que nunca 


se ha de volver a pisar. 


Caminante, no hay 
camino, 


sino estelas en la mar.  

Viandante, son le tue orme 
la via, e nulla più; 
viandante, non c’è via, la via si fa con l’andare. Con l’andare si fa la via e nel voltare indietro lo sguardo 
si vede il sentiero che mai 
si tornerà a calcare. Viandante, non c’è 
via,
 ma scie nel mare.

[Antonio Machado (1875 –1939) – Proverbios y cantares XXIX, da: Campos de Castilla, 1912]