Editoriale

Epifania del Signore

di Gino Usai

L’Epifania del Signore, (per gli ortodossi Teofania), si celebra dodici giorni dopo il Natale, ossia il 6 Gennaio. E’ una festa importantissima nella liturgia della Chiesa Cattolica, seconda solo alla Pasqua.

Epifania è una parola greca che sta per apparizione, venuta, rivelazione di una Presenza Divina.

Il termine Befana è corruzione di Epifania, e nella nostra tradizione popolare la Befana è un mitico personaggio con l’aspetto di buona vecchina che nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, volando sui tetti e infilandosi nei camini, porta doni ai bambini.

I bambini di un tempo questa festa  l’aspettavano con trepidazione. Ricordo che la Befana ci portava doni semplici e poveri (a volte anche un po’ di carbonella, per qualche marachella) ma bastevoli a farci sognare e a darci felicità.

L’ origine di questa festa si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane.

Nella tradizione cristiana medievale, la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Re Magi. Scrive Matteo nel suo Vangelo:

“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

“E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.”

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto “.

I Re Magi,  cui vennero attribuiti i nomi di Melchiorre , Gasparre e Baldassarre, guidati a Betlemme da una stella, portano in dono a Gesù Bambino, riconosciuto come “re dei Giudei”, Oro (omaggio alla sua regalità), Incenso (omaggio alla sua divinità) e Mirra (anticipazione della sua futura Passione) e lo adorano.

Con l’Epifania si celebra la prima manifestazione della divinità di Gesù all’intera umanità. L’omaggio e l’adorazione dei Magi, esponenti autorevoli di popoli lontani e diversi dal mondo ebraico, sono un avvenimento che ha un valore altissimo, perché testimonia l’universalità dell’evento prodigioso, che va ben al di là della venuta di un semplice Re d’Israele profetizzato e atteso come liberatore di quel popolo.

E’ questa Rivelazione che oggi si festeggia; ma sembra che ciò non abbia più molta importanza in questo insensibile mondo moderno.

I genitori di oggi, (e anche qualche modernissima maestrina d’asilo; è cronaca) à la page, colti, disincantati, laici e laicisti, illuminati e illuministi, spiegano ai loro bambini (che a tre anni sanno già leggere e scrivere, a quattro usano il computer, suonano il violino e fanno i saggi danza, a cinque anni conoscono perfettamente il funzionamento riproduttivo dell’apparato genitale maschile e femminile, a sei anni scaricano musica da e-Mule e film da streaming, video da You Tube, ecc.) che la Befana non esiste.

I genitori sono  presi dall’ansia di far diventare subito grandi i bambini. Si corre il rischio di sentirsi dire da qualche insegnante delle scuole medie, a mo’ di rimprovero: suo figlio è ancora bambino! Perché a dodici anni non si può essere ancora bambini; perché a quell’età bisogna già essere scafati e avvertiti della vita, sessualmente iniziati e pronti ad entrare nel mondo degli adulti, in piena  baldanza e senza incertezza alcuna. Guai a chi si attarda in atteggiamenti innocenti e timidezze inopportune.

Viviamo una società che tende a togliere ai  bambini il loro mondo fantastico, quello della fiaba e dall’incanto; a privarli quasi della loro stessa infanzia,  costringendoli fin da subito alla cruda realtà, con un cinismo che non lascia sperare per il futuro. Si fa capire loro che nel mondo moderno non c’è spazio per Befane, Babbi Natale e cicogne, che non bisogna attardarsi in fantasie perché il mondo è fatto di cose concrete, che bisogna conoscere nella loro dimensione reale fin da subito per non restare indietro nell’ affannosa corsa verso la competizione globalizzata a globalizzante di un mondo tutto volto verso la conquista delle “magnifiche sorti e progressive” dell’umanità. Si insegna ai bambini a stare ben piantati per terra e a guardarsi intorno.

Ma l’Epifania ci insegna tutt’altro; ci insegna a guardare in alto, verso il Cielo. Sollevando lo sguardo i pastori vedono l’angelo che annuncia la Novella; scrutando il Cielo i Magi vedono la Stella che li guida verso il Prodigio di Betlemme.

Gli uni e gli altri, dunque, ci suggeriscono  di sollevare lo sguardo da terra, da noi stessi, dal nostro egoismo e scrutare qualcosa di più alto e più prezioso. Chiusi nella nostra pochezza e nella nostra presunzione, ci rifiutiamo di guardare in alto, verso una Stella che possa guidarci per farci uscire dalla vita nella quale siamo impantanati; una vita  incentrata su una mentalità utilitarista e consumista, che ci vede tutti in corsa verso il benessere individuale e in rivalità gli uni contro gli altri.

In questa società moderna e “democratica”, dove prevalgono i forti e gli arroganti, i ricchi e gli spregiudicati, i finanzieri e gli speculatori,  in cui si rifiutano i “padri”, le “madri”, i “maestri”, i punti di rifermento e i modelli di vita, chi può indicarci, con le parole e con l’esempio, ciò per cui vale la pena vivere?

C’è da disperare!

Ma io penso che la forza per andare avanti e cambiare il mondo la si può trovare il quel povero e debole Bambino, in quella Rivelazione, in quell’Epifania che può farci rinascere tutti a nuova vita. Una vita in cui i bambini possano tornare ad essere bambini e a sognare la Befana. Una vita in cui  gli adulti possano tornare a guardare in alto, lasciandosi guidare dalla Stella che  illumina il cammino. Perché sono convinto che il mondo e Ponza possono cambiare solo se cambiamo dentro, acquistando una nuova e più avanzata coscienza, morale e civile.

Buona Epifania a tutti.

Gino Usai

2 Comments

2 Comments

  1. Vincenzo Ambrosino

    6 Gennaio 2012 at 21:14

    I nostri genitori avevano la befana fascista, noi la befana fatta in casa, oggi i bambini hanno la befana della globalizzazione. Noi dall’infanzia bellissima, dalle notti passate ad aspettare la vecchia befana che scendeva dalle stelle, noi che credevamo che i bambini li portava la cicogna, abbiamo poi da giovani abbattuto quella società del maestro con la bacchetta che fumava in classe, del padre padrone, della mamma muta cenerentola.
    I bambini di oggi che comprano i regali con mamma e papà al Centro commerciale crescono in fretta? Ma è la stessa differenza che c’era, fatta le debite differenze dovute allo sviluppo della civiltà, che è progressivamente esponenziale, tra i bambini prima (i nostri genitori) e quelli dopo (Noi) dell’avvento della televisione e tra la nostra generazione (tele-dipendente) e quella dei nostri figli (Facebook-dipendente). Comunque, si prega da duemila anni e si continuerà a pregare, ci saranno ancora poeti, santi e navigatori e ci saranno ancora fisici come Zichichi, che pur scoprendo che i neutrini sono più veloci della luce, ci diranno che l’uomo avrà sempre bisogno di vivere nell’immanente per raggiungere il trascendente.
    Ma anche mio padre che semplicemente faceva il marinaio, classe 1920, mi diceva per rimproverarmi, quando vestivo l’abito da estremista: ” ‘Uagliò… mondo era, mondo è, mondo sarà! “.
    Ogni generazione avrà la sua Befana, solo che tutto si evolve, purtroppo o per fortuna.

  2. martina

    7 Gennaio 2012 at 00:41

    Spesso sono proprio le speranze, le illusioni, a far andare avanti nella vita. Il poeta Ugo Foscolo parlava delle illusioni come “ancora di salvezza” (Jacopo Ortis si ammazza perchè cessa, in lui, l’illusione più importante: L’AMORE). Togliere ad un bambino la Befana, Babbo Natale, la cicogna è come togliergli un pezzetto di vita! Avete mai visto la faccia di un bambino dopo avergli detto “Babbo Natale non esiste”? E’ come una pugnalata al cuore! Anche oggi l’illusione non è svanita: internet e Facebook non sono tutte illusioni? Certo, ma futili e non “pie”; ne possiamo fare a meno tranquillamente, senza creare grande danno all’anima. Tutto questo giro di parole è solo per dire che è vero che i tempi cambiano e anche le mode, ma una sola cosa rimane sempre immutabile: l’illusione. Allora una volta tanto illudiamoci tutti insieme e pensiamo che arrivano a Ponza questi tre Re Magi e ci portano non oro, incenso e mirra, bensì forza, coraggio e voglia! Chi lo sa se un giorno non lontano, questo non accade realmente!?!?!?

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