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Presente senza futuro

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di Franco De Luca

 

La situazione di quasi-emergenza che sta vivendo la popolazione di Ponza porta a domandarsi quale futuro l’aspetti.

Gli operatori ecologici dell’isola interrompono i servizi perché non percepiscono il regolare salario insieme al minacciato blocco della centrale che eroga l’energia elettrica, sono segnali che si aggiungono alla precarietà delle linee di navigazione costrette ad operare senza i dovuti finanziamenti regionali e testimoniano la  “fragilità” istituzionale che insiste sull’isola, in sintonia con l’autorità che la incarna: ovvero il Commissario Prefettizio. Il quale, per funzione, non soggiace a criteri di opportunità ma soltanto di legalità.

Per cui l’economia è ferma (sia quella peschereccia, sia quella turistica, sia quella di supporto qual’è l’edilizia); le iniziative sociali sono frenate da indisponibilità logistiche di vario tipo, le iniziative di marca statale attendono sviluppi (la scuola). Insomma la comunità ponzese vive con l’ossigeno.

In questi casi ci si preoccupa di che morte si perisca, e i pescatori, nell’attesa della primavera, si domandano se ci sarà una possibilità di lavoro, così come gli operatori turistici si preoccupano di come si affronterà la stagione estiva con una fragilità organizzativa che tocca l’approvvigionamento idrico, quello energetico, quello delle linee di navigazione.

Insomma il futuro prossimo è oscurato da nuvoloni neri .

Ma ancora di più appare fosco il futuro lontano. Perché? Perché di emergenza e nell’emergenza si sono vissuti gli ultimi dieci anni. La gestione delle ultime Amministrazioni si è consumata quasi interamente in provvedimenti tampone che, per loro natura, nell’immediatezza hanno dato respiro, ma un respiro corto, subito tramutato in affanno; hanno sbandierato allarmi e procurato un subitaneo sostegno ad una comunità che era sì malata ma per inefficienza, per impreparazione, per improvvisazione della classe dirigente.

Questo stato di  “emergenza mai superata” ha fatto proliferare procedure e atti amministrativi  mascherati da stato di necessità e non cristallini.

Sono anni che, all’insaputa dei Ponzesi, l’immondizia viene gestita sotto la spinta del disastro ecologico, che gli appalti di edilizia pubblica si disbrigano dietro lo sprone dell’estate che avanza e che non permette blocchi stradali, che le autorizzazioni vengono firmate perché se non si lavora da giugno ad agosto come si affronta l’inverno dall’economia congelata?

Il futuro prossimo ha tiranneggiato negli scenari degli Amministratori e così… chi di emergenza si ciba, presto o tardi si affoga!

E tuttavia a me pare opportuno non lasciarsi impantanare nel fango della contingenza immediata. Mi sembra che una strategia nuova per l’Amministrazione sia quella di non farsi strozzare dalle decisioni della quotidianità. Questa vive e si alimenta non di  “problemi” bensì di “rogne”.

Non appaia un nascondere la testa sotto la sabbia: la quotidianità aggredisce per decisioni immediate tanto più se, come ho detto, lo stato di emergenza sommerge Ponza (in questo ultimo mese sembra che la vita cittadina sia tutta appesa a fili fluttuanti ).

Epperò non si dimentichi che la sfida oggi presente è rivolta al futuro. L’isola, nella sua organizzazione  economico-comerciale, assicura l’esistente non il futuro lontano.

Non appaia fumosa e astratta questa posizione. So bene che le decisioni sul presente sono chiaramente visibili mentre il futuro distante non ha contorni precisi. Ed invece io sono convinto che sarebbe opportuno farsi affascinare dalle scelte importanti che quest’isola deve affrontare, se vuole levarsi il fango della precarietà.

Coltivare la programmazione delle scelte in materia turistica, paesaggistica, della  residenzialità e farlo in sintonia con le forze presenti sul territorio, muoverne lo spirito emulativo, innovativo, suscitarne l’entusiasmo: questa mi appare una strategia più ricca di prospettive e in grado di rasserenare il  “clima interno” del paese.

Con questo non sottostimo la domanda urgente che sale soprattutto da chi pratica la pesca in modo tradizionale subendo l’attuale tacito stimolo a dismettere quell’attività.  Ed è stimolo che promana dall’Europa e si sostanzia nei controlli locali. Non la sottostimo ma vorrei che si trovasse una risposta presso le Università, presso gli studi regionali, presso gli Enti che su talune proiezioni stanno improntando decisioni e norme. Vorrei che insieme, Amministrazione e pescatori, si trovasse una via d’uscita all’interno delle iniziative da promuovere affinché il turismo sia attività che, nella misura in cui alimenti i proventi privati, porti ricchezza al bilancio pubblico. E non, piuttosto, illudere con slogan da capopopolo o con promesse ad effetto.

I problemi seri vanno affrontati con piglio e cipiglio seri perché di decisioni da bar se ne sono già patite abbastanza.

Chi potrebbe realizzare questo obiettivo? Non ho dubbi: un’Amministrazione che sia desiderata non tollerata dalla popolazione e che riceva rispetto presso le istituzioni nazionali.

 

Francesco De Luca