di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Si tiene giovedì 29 dicembre 2011 nell’isola d’Ischia, per iniziativa dell’Associazione Culturale “Villa di Campagnano” la nona edizione del Presepe Vivente, a Campagnano. Da qui partirono nel 1734 i coloni per Ponza.
Campagnano d’Ischia, 24 novembre 2011
Duro il mestiere di cronista. Duro quanto il mestiere dei primi abitanti di quest’isola d’Ischia “…pescatori, agricoltori, modellatori d’argilla, gente contemplativa e serena che ripeteva i miti e le favole antiche e non prendeva posizione contro la Natura” – come scrive Gina Algranati in un suo libro del 1930 sui “canti di popolo dell’isola verde”. Durissimo per me in questo magnifico giorno di novembre, in cui il termometro segna 20 gradi e sembra una giornata di maggio, e visito Campagnano, questo villaggio di pescatori e contadini a circa 200 metri sul livello del mare posto sopra l’abitato della “città nell’isola”, il Borgo di Celsa. Ci si arriva dai Pilastri passando per S. Antuono e percorrendo in salita la carrabile Via Nuova Campagnano, detta “Nuova” per distinguerla dalla “Vecchia” solo pedonale. Da qui partì nell’autunno del 1734 il “bracciale” Mattia Mazzella con sua moglie ed i suoi cinque figli per avere la “terra” a Ponza a 44 miglia dalla sua casa che era una “grotta” scavata nel tufo. C’è una storia contemporanea dell’emigrazione da Ponza nelle Americhe del XX secolo che si può facilmente ricostruire, ma c’è una storia più difficile da “ricostruire” ed è quella di una emigrazione o colonizzazione “vicina”, divisa da un tratto di mare così breve, da Ischia a Ponza perché questa storia è stata fatta dal popolo minuto che non sapeva leggere e scrivere, né conservare “carte” né poteva avere “ritratti” di pittori.
Vengo da qui. E mi sento ancora una volta Mattia.
Il Castello Aragonese, Vivara e Procida si prendono in mano riempiendo completamente gli occhi e facendo esplodere la parola nell’aggettivo: “ magnifico!”
Come faccio a trasmettere questa emozione? Abituato a sintetizzare discorsi e prolusioni di dotti personaggi delle scienze, come faccio a sintetizzare un paesaggio così muto, ad interpretare il linguaggio di queste case antiche che nascondono quello, ancora più complesso, della vite che dà l’uva? Come faccio, ancora, a prendere a prestito espressioni di centinaia di scrittori che per lo meno per tre secoli danno descritto questo villaggio che è un paesello abitato da circa 4mila persone e protetto dalla “Signora di Campagnano”, la Madonna dell’Annunziata, che con la sua chiesa del XVIII secolo domina la piccola piazza?
Il mio compito è una “ missione impossibile” e posso farlo soltanto se invito il visitatore a vedere di persona questo presepe che vive sfidando i secoli e le mode, la modernità ed il consumismo e conserva negli abitanti di oggi il desiderio e l’orgoglio di difendere la loro comunità e di perpetuarne i costumi, affinché siano goduti dalle future generazioni e dai turisti.
Hans Peter Holst, un narratore danese, venne qui nel 1841 e scrisse che “quando si attraversa questa magnifica valle si viene catturati dalla sua sorprendente avvenenza e al tempo stesso dal silenzio e dalla quiete o dovrei forse dire dalla solennità che domina sulle montagne che la circondano. È come se qui la natura, che agli occhi di tutti è un mistero, avesse utilizzato le proprie energie per creare un’immagine di bellezza che per virginale pudore ha tenuto nascosta al resto del mondo”.
L’avv. Giuseppe Di Meglio ha 61 anni e vive qui con la moglie ed i due figli in una casa antica appartenuta alla famiglia del vescovo Agostino D’Arco ( Ischia 1899-Castellammare di Stabia 1966) ed a lui si deve l’idea e la realizzazione del “Presepe vivente di Campagnano”, la più suggestiva manifestazione natalizia dell’isola d’ Ischia che quest’anno è giunta alla sua nona edizione e che si terrà giovedì 29 dicembre 2011 partendo alle ore 16 dai Pilastri con il corteo del popolo minuto dei contadini guidati dai tre magi a cavallo, che raggiungeranno la piazza di Campagnano.
“Il presepe vivente di Campagnano” vede la partecipazione di tutta la nostra comunità con circa 250 figuranti in costumi popolani dell’’800 ma non è solo un presepe che si vede. Il nostro si vive. Lungo la strada vengono aperte le botteghe del vino e dei nostri prodotti tipici della nostra terra e perfino con il forno delle pizze.
– Abbiamo coniato perfino la nostra moneta, il “tornese ischitano” ed il visitatore può comprare un sacchetto di tornesi per pagare il suo bicchiere di vino o la sua pizza – mi dice l’avv. Di Meglio mentre raggiungiamo il laboratorio del ceramista Rosario Scotto di Minico, presidente della associazione “Villa di Campagnano” che organizza il presepe. Lungo il viottolo l’avv. Di Meglio – che è anche assessore all’ambiente del Comune di Ischia – mi mostra le grotte, scavate nel tufo dai contadini antichi, dove saranno poste le botteghe e soprattutto quella della Natività situata nel Fondo D’Arco proprio sotto la montagna di Campagnano alta circa 300 metri dalla quale, all’imbrunire, scenderà la “cometa luminosa” per annunciare la nuova era cristiana.
– E’ uno spettacolo di eccezionale suggestione che richiama migliaia di ischitani e turisti che restano affascinati non solo dalla bellezza dei luoghi ma dall’amore con il quale la nostra popolazione conserva le memorie antiche della nostra civiltà contadina sulla quale si fondava l’economia di tutta l’isola d’Ischia senza trascurare gli antichi mestieri che davano spessore alla fiorente economia agricola – mi spiega l’avv. Di Meglio.
– È una festa di popolo che è diventata parte della nostra vita e per la quale tutta la comunità lavora un anno intero” – mi dice Rosario Scotto di Minico che mi dona anche la bella brochure della “Villa di Campagnano” dove è spiegato e mostrato tutto quanto c’è da sapere di questo villaggio ischitano che viveva grazie ai prodotti della terra, prima di tutto del vino, prodotto ancor oggi in eccellente qualità dalla ditta di Antonio Mazzella e dei suoi due figli, che ha proprio al centro del villaggio la sua cantina di produzione.
Bello il mestiere di cronista se puoi vedere un posto così con questi panorami e queste tradizioni e ti ricordi allora quell’ espressione di Goethe o Hegel che ti è stata insegnata molti anni fa da un altro amico avvocato: “La Vita assume per ciascun uomo il panorama che egli vede affacciato alla propria finestra”. Magnifico.
Giuseppe Mazzella di Rurillo