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Note a margine della presentazione del libro “Pontio, l’isola di Pilato”, di Vincenzo Bonifacio

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di Orazio Ruggieri

 

Una pagina nuova sull’ipotesi della presenza sull’isola di Ponza di una statua acefala rappresentante Augusto togato potrebbe essere stata scritta sabato 19 novembre 2011, a Gaeta. Nella città del golfo, in occasione della presentazione per la zona del sud pontino, della preziosa opera di Vincenzo Bonifacio “Pontio, l’isola di Pilato: dal mito alla realtà”, edizioni Vianello di Treviso (leggi qui [2]), la direttrice del Museo Nazionale di Archeologia di Sperlonga, dott.ssa Marisa De’ Spagnolis, ha comunicato alla numerosa e competente platea di partecipanti all’evento la sua ragionata convinzione che una statua, finora relegata in una strada del rione Giancos dell’isola e la cui didascalia denomina la figura rappresentata come “Mamozio”, potrebbe essere, invece, addirittura un Augusto togato, un’icona scultorea classica del tipo del celeberrimo Augusto togato di via Labicana, conservato oggi al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, sempre a Roma. La vice-sovrintendente regionale ai beni archeologici della regione Lazio, nel postulare la sua ipotesi, ha pure sottolineato, con responsabile deontologia operativa, di voler esperire tutti i dovuti riscontri, soprattutto attraverso la visione diretta del finora vituperato “Mamozio” e della parte terminale dei suoi arti inferiori, custoditi in un sito museale dell’isola, per verificare, sulla scorta degli elementi di cui gli archeologi sono dotati per le loro ricerche, se quanto da lei ipotizzato troverà la consacrazione ufficiale dalle conclusioni delle indagini archeologiche dovute prima della catalogazione definitiva di un’opera venuta alla luce.

“Certamente” – sottolinea il dott. Bonifacio – “la scoperta della dott.ssa De’ Spagnolis contribuisce ad arricchire quell’immenso patrimonio archeologico di cui Ponza è al tempo stesso custode ed eternatrice nell’impatto diretto con le schiere sempre interminabili di visitatori di quest’isola i cui apprezzamenti verbali non saranno mai tanto adeguati alla sua reale portata che la descrive come un lembo irripetibile strappato al Paradiso terrestre”.

Al di là, comunque, di facili abbandoni romantici, peraltro comprensibili alla luce di queste pagine nuove che arricchiscono l’antologia delle meraviglie di ogni genere che fanno di Ponza l’effluvio metafisico che fa trascendere gli spiriti eletti verso l’iperuranio estatico delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti, c’è ora da augurarsi che i competenti uffici mettano a disposizione di dirigenti tanto competenti quanto zelanti, qual è, nel nostro caso, la direttrice del Museo Archeologico di Sperlonga, gli elementi necessari per addivenire alla catalogazione inequivocabile e definitiva dell’Augusto togato rinvenuto a Ponza. Senza volermi sostituirmi all’insigne archeologa, ma raccogliendone le preziose considerazioni, posso aggiungere alcune considerazioni che rendono più che esatta la sua valutazione. Il drappeggio della toga – diversa per soggetti nobili e istituzionali nell’impero e nelle fasi diverse dello stesso – fanno propendere per l’ipotesi dell’Augusto togato. Benché acefala, la statua fa notare l’aderenza del drappeggio sulla parte destra del collo, così come nell’Augusto di Via Labicana, dettaglio, questo, che fa intendere come il togato in questione, sia una figura che abbia la toga fin sulla testa, sia, cioè, un “velato”, che è la vestizione classica dell’imperatore allorché officia nelle sue mansioni di Pontifex Maximus.

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L’esame dei piedi della statua, conservati in un sito museale di Ponza, daranno un altro importante contributo alla classificazione dell’opera, in quanto anche i calzari erano differenziati per figure istituzionali del periodo storico cui risalirebbe la statua (fine I sec. a.C o inizio I sec. d.C.). “Insomma” – conclude il dott. Bonifacio – “si tratta di una meravigliosa scommessa che si trasformerà, tutto sommato, in un ennesimo valore aggiunto per la meravigliosa isola dal fascino irrepetibile. Anche e soprattutto per quello storico, artistico e mitologico!”

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Orazio Ruggieri