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Il viandante aspetta l’alba

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di Martina Carannante

Riflessioni di qualche tempo fa mi hanno portato a scrivere questa storiella; la volevo condividere con tutti voi visto che riguarda un pizzico di realtà ponzese.

Tantissimi saluti,

Martina

 

Il viandante ormai si era stanziato da un po’ sull’isola, aveva conosciuto e parlato con molti isolani, ma ancora gli risuonavano in mente le parole del Dottore, che aveva detto: “La Maga Circe è solo una favoletta”!

Favoletta? Che orrore! Se Omero non fosse morto da secoli si sarebbe impiccato! Quale Dottore poteva dire una tale corbelleria!

Pensò: Parla così, forse, perché non è un Dottore, ma un poveraccio, e la favoletta la vuole raccontare lui a noi!

***

Piedi sconosciuti da Pasqua a settembre calpestano l’isola; respirano l’aria marina pulita, visitano quel che si può, ma non sanno né cos’è, né come si vive da ottobre a marzo; quando la nave non parte, il pane non arriva e il mare strappa agli isolani le poche speranze rimaste.

Chi sono Loro per parlare e giudicare ciò che molti hanno costruito e che altri cercano di mantenere!

Il ponzese si annienta per il Turista come il servo davanti al padrone, come un soldato di fronte al suo generale, ma perché? Per i soldi, per guadagnare e poter spendere e spandere altrove. Annientare se stessi e le proprie radici per un pugno di soldi! Sembra una teoria marxiana all’inverso! Il lavoratore si sente alienato (allontanato) rispetto al lavoro, al capitalista e all’essenza; il ponzese invece si aliena per un pugno di soldi utile per scappare altrove!

Stare sull’isola, contribuire al suo sviluppo e miglioramento, alla sua crescita non è più l’obiettivo di nessuno, è un’utopia…

Ponza adda campà per fa campà!

Ma come un bambino per diventare grande, vivere da solo e procreare ha bisogno di crescere giorno per giorno con l’aiuto dei grandi, così l’isola deve essere accudita da tutti noi al di là degli scopi. Le favole non fanno crescere, ma capire.

Il viandante tornò dal dottore, ma non lo trovò e così gli scrisse una lettera:

Caro Dottore,

ho ripensato a quanto mi ha detto, e sebbene all’inizio sia rimasto sconvolto dalle sue parole ora le voglio spiegare la vera differenza tra favola, fiaba, mito e realtà.

La fiaba diletta, la favola insegna, il mito racchiude le nostre radici, e la realtà… Beh quella… è tutto ciò che ci circonda, ma mentre i primi tre sono per lo più racconti donataci da terzi, la realtà la costruiamo noi e non si costruisce con le parole, ma con l’impegno e con i fatti.

Molti si accontentano delle favole, altri preferiscono la realtà. Io scelgo il bene dell’isola e quello, a mio modesto parere, si può raggiungere solo dopo un’accurata pulizia… Sarà un sogno? Forse…

 

Da quel giorno il viandante decise di aspettare una nuova alba…

 

Martina Carannante