Ambrosino Vincenzo

In “esilio” sognando la “primavera di Ponza”


di Vincenzo Ambrosino

Io capisco benissimo chi non torna più d’inverno a Ponza, perché dovrebbe tornare: per incontrare chi? …per dire cosa? …per andare dove? Una volta si tornava perché l’isola ispirava al confronto, all’incontro e anche allo scontro.

Tornavano famiglie ma anche giovani studenti che organizzavano teatro, dibattiti, giornali, esprimendo il loro pensiero, che era lontano mille miglia da quello locale, ma lo facevano con passione e gioia. La loro non era nostalgia dei tempi passati ma speranza per i tempi futuri.

Anche oggi ci sono giovani universitari pieni di energie e progetti; indignati sicuramente per le truffe finanziarie imposte dalla globalizzazione i quali, seppur distratti da queste importanti tematiche, dicono di avere un legame indissolubile con questo pezzo di terra, ma purtroppo l’isola non li ispira a “rottamare” il vecchio con nuove e rinnovate idee.

Gino Usai, con la sua famiglia riesce ancora  a tornare in quest’isola;  incontrandoci casualmente  per la Panoramica mi ha chiesto: “Perché non scrivi più su ponzaracconta?” Ho detto: “Caro Gino, mi sono preso una pausa di riflessione, perché in questo momento non ci sono più avversari e non ho sufficienti speranze per il futuro”.

Avversari erano il I°, il II° e il III° Balzano, poi è comparso dallo stesso cappello, Porzio che mi ha fatto fare il “penultimo” tentativo: coordinare per un certo periodo il gruppo “Ponza C’E’.

Quelli di Ponza C’E’ li ho trovati (“belli e fatti”) giovani, forti e pieni di speranza. Avevano avuto un buon consenso popolare. Avevano dalla loro parte due consiglieri di opposizione, tempo per costruire un gruppo di lavoro, individuali capacità e conoscenze. L’obbiettivo era elaborare un progetto di sviluppo economico condiviso prima dal gruppo e poi via via dai cittadini; quotidianamente: incalzare l’amministrazione Porzio.

Siamo riusciti a pubblicare quattro numeri dell’omonimo giornale (uno di questi era un dossier sul demanio, sei mesi prima del sequestro dei pontili), siamo riusciti ad imporre un consigliere di minoranza nell’Associazione Arcipelago, siamo diventati per un certo tempo un punto di riferimento, potevamo diventare una valida alternativa, culturale e politica ma si sa che i tempi lunghi non piacciono a nessuno, si sa che la teoria non piace ai ponzesi e così il gruppo di buone speranze si è sciolto come neve al sole.

Ho parlato di “penultimo tentativo” perché forse l’ultimo lo sto facendo in questo momento: un invito a voi amici di ponzaracconta di considerare l’isola non solo come “un vecchio che ha solo un passato, ma come un giovane malato che può avere ancora un futuro”. Vi sto dicendo di contribuire, in modo diretto, concreto, fattivo al riscatto morale e civile di quest’isola.

Dopo il 17 settembre in silenzio ho comunque seguito i vostri scritti, cari amici, e ho rilevato che, anche se con grande timidezza, qualcosa sta succedendo e diversi cominciano a parlare lo stesso linguaggio che va sottolineato e rafforzato.

Ho condiviso le rinnovate teorie di Michele Rispoli: l’ho ritrovato anche un po’ ambientalista.

Cara Polina, scrivi con passione, penso, che se le contingenze lavorative te lo consentissero,  avresti voglia anche di scendere in campo, malgrado tutto. Pensa che in questi giorni a Latina stanno parlando di accorpare la scuola di Ponza a quella di Circeo: Ponza perderà l’autonomia scolastica.

Alessandro Vitiello, ti ascolto innamorato di quest’isola e non solo, anche dei tuoi compaesani che li senti parte di te; ti ho sentito parlare di impegno diretto; se queste sono le tue serie intenzioni, ti dico che Ponza ha bisogno della  tua esperienza, del tuo amore, del tuo intatto entusiasmo per una vera rinascita isolana

Ho letto e condiviso quello che ha scritto Mimma Califano: Ponza avrebbe bisogno anche del tuo ritorno e in questo momento più che mai della tua esperienza professionale.

Mi piace il Franco De Luca sociologo, quando lucidamente spiega i nostri geni borbonici adeguati a vivere nell’isola “fattoria”, inadeguati a gestire un sistema aperto spalancato dal turismo. Mi piace di meno quando vuole per forza salvare “capre e cavoli”, mortificando il suo pensiero e le sue ambizioni.

Ho seguito gli scritti di Noemi D’Andrea, di Luisa Guarino, donne che hanno conosciuto veramente l’isola, che l’amano ancora e che potrebbero veramente essere d’aiuto per il riscatto prima morale e poi economico.

Gennaro, abbiamo bisogno di persone che vogliono mettersi in gioco, che abbiano qualità. E abbiamo lungamente meditato, magari in “esilio”, di cosa significa governare lo scoglio. Io non penso che si debba per forza essere sicuri di vincere una elezione, ma quello che ho sempre auspicato é di contribuire a  costruire almeno una speranza, un’alternativa;  costruire una visione politica e culturale che possa se non oggi, almeno domani, diventare prospettiva di governo. Una prospettiva politica-economica-ambientale, ampiamente condivisa che può essere difesa e perseguita anche da fuori l’isola. Sto parlando di una organizzazione / associazione di figli di Ponza residenti e non, che vogliono veramente combattere per il riscatto di questa terra: con idee e progetti.   

Il mio amico Gabresù è un residente ottimista, dice che non c’è bisogno di grandi progetti, di grandi idee: “Dobbiamo fare turismo, il turismo porta ricchezza per tutti, bisogna solo trovare sei o sette uomini di buona e provata fedeltà alla causa comune”.

Proprio perché servono solo sei/ sette persone, ogni famiglia economica potrà farsi la sua lista e difendere il proprio orticello. Le liste dei “pontilisti”, degli edili, delle agenzie immobiliari e albergatori, la lista di Cala Feola, e quella di Frontone.

Non è pessimismo il mio, ma è la conoscenza del livello di scollamento sociale ed economico prodotto dalle Amministrazioni succedutesi in questi ultimi venti anni.

A Ponza ormai c’è solo  gente scottata, gente bruciata, gente che aspetta che il cadavere del nemico salga l’ultima salita; c’è gente che ha scarpe piene di sassi, gente che si sente all’altezza solo perché sa che nessuno può governare meglio di se stesso i suoi interessi.

Ma nel frattempo, senza parlare degli eterni immortali candidati pronti a riciclarsi, vi informo che nella nostra isola quotidianamente si parlicchia, ci si telefona, ci si avvicina, ci si interroga: “secondo te chi potrebbe fare il Sindaco? Come vedi quel tale e quell’altro?

Anche a me hanno chiesto: “Come vedi quel tale a fare il Sindaco?” Ho risposto con un certo fastidio che  nessuno può fare il Sindaco a Ponza, senza avere un progetto, senza avere un gruppo di lavoro, senza avere una idea chiara per mettere in moto la società, una idea o delle idee per motivare i cittadini a credere nella cosa pubblica, una idea per rigenerare l’economia e nel contempo riassestare le casse comunali.

Io spero che anche tutti gli amici di ponzaracconta rifiutino di impostare l’argomento del futuro amministrativo di Ponza in questo modo ma anche su ponzaracconta il dibattito langue, si temporeggia e sono sempre gli stessi a parlare. Anche lontani, non condizionati dal ricatto della sopravvivenza quotidiana, ispirati dalla patria perduta, non si riesce ad andare oltre ad un moralismo ingessato o ad una retorica ipocrita.

E allora si passa ad elogiare nostalgie improponibili, confondendo gravemente la bellezza naturale con l’irreversibile bruttezza comportamentale.

Perché non cominciate a dire ricordandolo ovviamente anche a me: “Cari compaesani, voi che vivete su quello scoglio, sullo scoglio che ci ha visti nascere, che non possiamo non amare perché è anche la nostra terra, bene cari compaesani siete degli incapaci, anzi, siete degli irresponsabili, inconsapevoli del danno  che vi state facendo e che state producendo.

Perché non avete il coraggio o come si dice l’onestà intellettuale di affermare: “Basta non ce la facciamo più di vedere la nostra terra in mano a dei polli di allevamento capaci solo a pigolare intorno al proprio pollaio”?.

E invece si continua a poetare esaltando il nulla. In questo nulla anche la bellezza naturale si sta quotidianamente sfigurando.

Dopo tutto, cosa state aspettando: da dove dovrebbe venire il cambiamento in questa isola, da quale cultura, da quale aggregazione politica e sociale, da quale pulpito dovrebbe partire l’azione coagulante?

Cari amici di ponzaracconta, mi dicono che siete, che siamo moltissimi e io vi immagino nelle città alle prese con le vostre molteplici e esaltanti professioni (giornalisti, avvocati, medici, docenti, giudici, politici, studenti universitari…) a sognare la “primavera di Ponza”:  bene io vi dico che non potrà esserci una “primavera” perché i germogli migliori sono stati spazzati via, sono stati arati, il dissesto culturale li ha trasportati via.

Chi sono rimasti su cui si può contare? Pochi, sempre di meno, sempre più rassegnati.

Se volete la “primavera”… bene, è un problema che riguarda seriamente anche tutti  voi, perché da queste parti  “siamo come in un congelatore da cui potranno uscire solo dei surgelati che distruggeranno definitivamente anche gli ultimi sogni”.

 

Vincenzo Ambrosino

2 Comments

2 Comments

  1. polina ambrosino

    5 Novembre 2011 at 15:14

    Infatti la madre ammalata spera che i figli la aiutino a guarire, ma come dice un nostro vecchio proverbio: la madre campa dieci figli ma dieci figli non campano una mamma. A Ponza, prima che un sindaco e una giunta serve un piano, un programma: bisogna che tutte le emergenze, tutte le problematiche, vengano messe nero su bianco a prescindere da chi poi si candiderà. Durante un viaggio in nave fatto ultimamente ho incontrato due egregi signori ponzesi che, purtroppo, non vivono stabilmente a Ponza e con cui ci si è confrontati su questi argomenti e, incredibilmente, condividevano moltissime cose, punti di vista, opinioni… Quindi l’accordo non è impossibile, ma molto difficile è invece che si stenda questo programma d’azione da seguire dopo la vittoria elettorale… Chi lo fa? I candidati solitamente sono troppo impegnati a “vendersi”, nel senso di farsi buone amicizie e pubblicità per poter stilare un programma. Si ha bisogno, secondo me, di andare umilmente, come si andò a Canossa: bussare alle porte di persone esperte per cultura, per professione svolta, e chiedere consiglio. Utopia?? non credo: tempo fa, in una nota trasmissione televisiva, c’era ospite una amministrazione comunale (composta, tra l’altro, all’80% da donne), la quale, prima di candidarsi, aveva formato un gruppo, aveva STUDIATO la materia amministrativa, era andata in giro per l’Italia (grazie a informazioni prese su internet), a conoscere personalmente luoghi e persone che “avevano fatto bene”, che avevano agito per il BENE COMUNE di cui parlavo tempo fa, sapendo sia investire sia risparmiare, e, una volta fatto questo, il gruppo si era presentato alle elezioni con idee chiarissime, pochi discorsi da politicanti, molta sostanza…
    La primavera viene dopo l’inverno, e mai un inverno fu più duro e lungo per Ponza, ma per avere la primavera, bisogna che ci siano alberi e animali che si risveglino dal letargo…

  2. franco schiano

    6 Novembre 2011 at 00:29

    Non sempre sono stato d’accordo con Polina… pur rispettandone sempre il pensiero, sicuramente onesto intellettualmente. In questo caso, però condivido ogni sua parola… senza alcuna eccezione. Mi sembra un punto di partenza ineccepibile e dal quale si può finalmente cominciare a costruire qualcosa di concreto…

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