testo di Renzo Russo; foto di Antonio De Luca
Per la prima parte dell’articolo: leggi qui
Negli anni successivi, per qualche anno ho anche accettato servizi di matrimonio a Ponza e mi piaceva farli, perché associavo il ritorno all’isola come una vacanza, anche se il giorno della cerimonia era un po’ una maratona che cominciava alle nove di mattina e durava fino a mezzanotte ed oltre.
I luoghi canonici in cui fotografare gli sposi più o meno sempre gli stessi: le due curve sulla panoramica all’altezza dei Guarini con il porto sullo sfondo, una veduta di Chiaia di Luna dalla Linguana, una dopo la villa del ‘Gabbiano’ con un’altra prospettiva del porto, alcuni scatti a Calafonte, cercando di stare più in alto degli sposi, per poter riprendere anche il mare, meglio se agitato e con un’ondata che frange sugli scogli; poi un’ultima serie di scatti a Cala Incenso, alla fine della strada (già questa una particolarità viaria, sconosciuta altrove) con lo sfondo di Ponza.
Certo, una buona dose di fortuna per non incappare in giornate con foschia era necessaria, altrimenti bisognava ricorrere a campi molto più ristretti e a primi piani sugli sposi. A quel punto, purtroppo, il ‘fattore Ponza’ andava a farsi benedire ed era un vero peccato, perché ai ponzesi piace essere ripresi nei luoghi più caratteristici della loro isola. Ed è comprensibile!
A quei tempi, mentre Antonio era approdato ad una Olympus OM-1, io, per i servizi matrimoniali, ero passato dalla 35 mm. all’uso dell’Hasselblad, una macchina 6×6 che dava risultati eccezionali per qualità e nitidezza dell’immagine, a discapito della spontaneità delle pose, ma in quel tipo di servizi e per quei tempi la spontaneità la ritenevo secondaria….
Attualmente la penso in maniera opposta e darei la precedenza a foto spontanee, più che nitide, ma l’esperienza serve anche a maturare.
Avemmo anche l’opportunità di fare un’esposizione nei locali della Pro Loco e le nostre foto furono apprezzate sia dai ponzesi, sia da fotografi professionisti importanti di passaggio a Ponza, come Enzo Ragazzini e Pino Settanni che ci fecero i complimenti e ci spronarono a continuare nella nostra ricerca.
Intanto Antonio era passato ad esperimenti sul colore, di cui forse ci vorrà raccontare…
***
Poi il sodalizio fotografico tra me è Antonio si interruppe: vite e interessi diversi; per me arrivarono i figli e a Ponza tornavo sempre più di rado. Ma i contatti li abbiamo sempre mantenuti tra noi, e ancor oggi, ogni volta che Antonio si trova a passare per Roma in partenza o di ritorno nei suoi viaggi alla scoperta del mondo, si ferma a dormire da noi. Anche i miei figli gli sono molto affezionati e quando sanno che ci sarà Antonio a cena sono particolarmente contenti, perché si mangerà bene-benissimo: di solito cucina lui!
***
Tornando alla fotografia in generale, il significato intrinseco del termine è “scrivere con la luce”, per cui, oltre al connubio fondamentale dato dal giusto compromesso tra tempo di esposizione e apertura del diaframma, presuppone un certo gusto estetico per la composizione dell’immagine.
Se posso dare un consiglio, l’ideale sarebbe addentrarsi alla scoperta della fotografia, partendo dalla pellicola, perché soprattutto con questo vecchio sistema si riescono a capire gli errori che si commettono.
Ormai, nell’era digitale, tutto è sufficientemente rimediabile, tanto, come si dice, “…poi c’è Photoshop!” che si tratti di una foto troppo scura, troppo chiara o anche semplicemente per togliere una ruga, seppure solo virtualmente.
Ma le cose non stanno realmente così.
Escludendo i telefonini, che sono diventati le macchine fotografiche per tutte le occasioni e che mi rifiuto di considerare tali, prima di tutto, con gli apparecchi digitali, bisogna escludere la funzione “AUTO”, perché impedisce di ragionare.
Magari la foto verrà anche bene, ma non l’abbiamo fatta noi! L’ha fatta la macchina fotografica e non è quello che vogliamo, almeno spero…!
Mi rendo conto che la pigrizia mentale spinge sempre di più all’uso dell’automatismo dell’apparecchio fotografico, ma vuoi mettere la soddisfazione che deriva dal guardare una foto scattata in piena autonomia, magari dopo averla migliorata nelle varie zone con più o meno fuoco o avendole dato un effetto mosso voluto, per dare movimento al soggetto….?
Allora: modalità “MANUALE” e creatività al potere!
Potrebbe sembrare un controsenso, ma nei soggetti vicini non disdegnate l’uso del flash, soprattutto in pieno sole, perchè schiarisce le ombre oppure, nel caso di un soggetto in primo piano con lo sfondo del tramonto su Palmarola: macchina su un cavalletto o su una base stabile, tempo lungo, esporre per lo sfondo e colpetto di flash ad illuminare la persona in primo piano.
Non ho grandi consigli da dare per foto di panorami o al mare, che sia in tempesta o calmo: il risultato sarà sempre meno riuscito di quello che abbiamo visto al momento dello scatto.
E’ un po’ come quando, dopo aver letto un bel libro, andiamo a vedere la riduzione cinematografica: il risultato è sempre più riduttivo e non adeguato alle aspettative.
Senza andare a scomodare Ernst Haas o Ansel Adams, Mimmo Iodice è riuscito a fare delle foto non scontate con il mare come soggetto principale. E’ inutile che cerchiate di capire “a chi appartiene”, se è ’i Ponza o d’i’fforne. Siete fuori strada: è napoletano ed è un grande maestro della fotografia.
Non ho mai provato a copiare le sue foto (mi riferisco alle vedute marine); immagino che siano state scattate di primo mattino, con il cavalletto, usando un tempo molto lungo grazie ad una riduzione degli ISO e ad un diaframma molto chiuso (tipo 22 o 32). Il tempo lungo rende il mare, in realtà mosso, come una superficie liscia e calma.
Mi rendo conto che sto parlando come un “professorino” dietro la cattedra senza mostrare nessuno dei miei scatti passati, ma devo ammettere che non ho idea di dove siano andati a finire. Eppure a quell’epoca le consideravo delle buone foto! Forse Antonio ne ha conservato qualcuna…
Erano foto scattate con la pellicola e non li ho mai catalogati né tra i lavori, né tantomeno come “capolavori”, perché non lo erano….
Però questa estate – mi trovavo in visita alla casa di Ponza di amici che ormai vivono a Milano – mi hanno mostrato un paio di mie vecchie foto che avevo regalato loro quando si erano sposati. E mi ha fatto molto piacere rivederle..!
Anche Antonio, quando non lavora o è impegnato a comporre poesie, continua la sua ricerca fotografica. Le sue foto, con l’uso di una focale lunga o di una ripresa ravvicinata, tendono a scorporare l’immagine dall’ambiente circostante e creano l’effetto di un quadro astratto.
La fotografia, d’altronde, si presta a svariati linguaggi e interpretazioni: può essere un’espressione artistica, ma anche di denuncia, può rappresentare fedelmente la realtà, ma con l’impiego del bianco e nero rendere tutto irreale.
La fotografia è un po’ come la vita: sta a noi farne l’uso che vogliamo…
Renzo Russo
[Su Ponza e sulla Fotografia (2). Continua]