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La Chiesa di Ponza sta perdendo i pezzi!

di Mimma Califano

Quando abbiamo ideato il frontespizio del sito, alcuni mesi fa, avevamo ben chiari gli effetti devastatori del tempo e il pericolo della perdita della memoria. 

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Ma non credevamo fino a tal punto! Ce ne siamo dovuti render conto più volte, di recente. L’ultima qualche giorno fa, quando Mimma ha deciso di raccontare la storia di un dipinto presente in Chiesa…

La Redazione

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La storia dell’Adamo nero nella Chiesa di Ponza

raccolta da Mimma Califano dalla viva voce di persone informate dei fatti

 

Se si guarda, nella Chiesa di Ponza, la colonnina a destra dell’altare maggiore, si vede, sotto la cappellina del Cuore di Gesù, un piccolo dipinto: una allegoria della “Creazione”, con Adamo ed Eva; un albero con un serpente attorcigliato, un triangolo con lo Spirito Santo in alto a sin.

La particolarità del dipinto è (…o era?) che l’uomo è/era nero.

Forse che ai tempi del dipinto già si sapeva che la culla della vita sulla terra è stata l’Africa e il solerte pittore (ancora il maestro Valiante) si era uniformato alle più recenti scoperte?

Nulla di tutto questo. Il nostro Adamo era stato dipinto bianco, e nudo, come la Genesi racconta. Ma c’erano state delle interferenze…

 ***

Donna Tecla era una signorina in età,  molto riservata e scrupolosa. Era figlia di un impiegato del dazio, che quando andò in pensione rimase a Ponza, dove poi morì, lasciando da sola questa figlia. Le uniche uscite di “donna Tecla” – cosi veniva chiamata dai ponzesi – erano per andare a fare la spesa o per andare in Chiesa. Già l’abito di donna Tecla suscitava stupore non scevro da ammirazione. Ancora negli anni ’40 vestiva come a fine ottocento. Capelli raccolti sulla testa; giacchino stretto in vita chiuso davanti con tanti bottoni; colletto alto abbellito da un nastro. Le maniche erano a sbuffo in alto e strette lungo il braccio; gonna larga, arricciata, lunga fino alla caviglia, da dove spuntavano scarpine d’altri tempi.

Donna Tecla era così riservata che quando andava a far la spesa usava un cestino di vimini chiuso, così che nessuno potesse vedere cosa portava. Abitava sopra via Corridoio, l’ultima porta sulla destra salendo dalle scalette di fianco alla trattoria di Mondiale.

Nella Chiesa il maestro Valiante, negli anni ’50 circa, dipinse vari affreschi (leggi qui [3]), tra cui anche un piccolo quadro di ‘Adamo ed Eva’, con un uomo ed una donna (ovviamente) nudi.

Donna Tecla, quando per la prima volta vide in Chiesa tale “oscenità” andò subito a lamentarsi dall’allora parroco Dies: …E che poi… quando un cristiano si avvicina ai Ss. Sacramenti non può avere davanti agli occhi simili sconcezze..!

Fu così accorata nelle sue argomentazioni, che il parroco chiese al maestro Valiante di fare qualche modifica che nascondesse le nudità. Il povero pittore si provò a confondere un po’ ‘le cose’; e per fare ancora meglio, addirittura cambiò colore all’uomo, che così diventò nero.

Donna Tecla campò ancora qualche anno e, non avendo alcun parente fu assistita negli ultimi tempi, da Rosa Maggio. Le sue ultime raccomandazioni furono che nessun uomo fosse presente alla sua vestizione dopo morta. Cosa che ovviamente Rosa Maggio, rispettò.

 ***

Ma torniamo ai nostri ‘Adamo ed Eva’.

Quando siamo andati in Chiesa, con la macchina fotografica, a documentare con le immagini quanto ci apprestavamo a raccontare, abbiamo constatato che ‘Adamo e Eva’ sono SCOMPARSI..! Pare siano stati cancellati e distrutti da una infiltrazione di umidità; al loro posto c’è ora un grigio intonaco scrostato con solo tracce dell’antica pittura all’angolo superiore di sinistra.

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Ormai il danno è fatto ed è irreversibile, ma se la funzione del sito è (anche) quella di recuperare la memoria, chiediamo ai nostri lettori: – Qualcuno ha una immagine del dipinto perduto, capitato per caso come sfondo ad una foto – di matrimonio, Cresime o altro – fatta in Chiesa? Risulta che qualcuno abbia mai fotografato, uno per uno, tutti i dipinti che sono in Chiesa? Non sarà il caso di farlo, prima che il tempo faccia scomparire le immagini della nostra memoria, per cui non abbiamo avuto l’attenzione e le cure necessarie?

La Redazione